Vicenza
FAUSTINA E LE ALTRE
Ho sempre aspirato ad avere una treccia: unica, scura, che scendesse scultorea in mezzo alle scapole. Non ho mai avuto i capelli sufficientemente lunghi (quando li avevo scuri): adesso che li ho grigi mi sembra fuori luogo, un vezzo muliebre che si addice alla giovinezza. Giovane, per l’appunto, era Faustina, romana imperiale, che la portava raccolta a mo’ di corona attorno al capo. Non potevo, perciò resistere alle lusinghe di una Mostra a Vicenza, dedicata alle acconciature delle donne, dall’epoca romana fino a Tiepolo. Così, lungo la tratta Milano-Venezia, decido di sostare a Vicenza: città che conosco così così, per le sue cose Palladiane, per il Teatro Olimpico nel quale ho visto lavori di Nekrosius e Paolini, per una Mostra su Van Gogh organizzata da Marco Goldin. A Vicenza abbiamo festeggiato la mia pensione, il primo maggio del 2017: Stefano ed io, con un lussuoso aperitivo in Piazza dei Signori, sul lato della Basilica Palladiana, bella di suo ma stupefacente di sera, illuminata. Ma di aperitivo parliamo dopo: meritano il primo posto le donne con la treccia. La Mostra è dentro Palazzo Leoni-Montanari, di proprietà della mia banca, Intesa San Paolo. Mi era capitato già in precedenza di riflettere che le Banche, istituzione legalizzata per lucrare col denaro altrui (alla faccia dello spirito delle casse-di-risparmio), tentano di attenuare la vergogna attraverso le proprie Fondazioni. Le quali, a loro volta, acquisiscono patrimoni immobiliari strabilianti, deposito di ricchezze mobiliari incredibili: dipinti, arredi, biblioteche, incunaboli, ogni genere di “valori”. Meglio non sapere quanti acquisti, donazioni, legati e cose non reclamate dai legittimi proprietari o eredi, arricchiscono i già (molto) ricchi. In occasione di un’altra Mostra (icone russe?) avevo scoperto con stupore di godere dell’ingresso gratuito a Palazzo Leoni-Montanari (e agli altri della catena Gallerie d’Italia, gallerieditalia.it), in quanto correntista: una delle rarissime occasioni in cui un infinitesimo di ciò che è mio ma arricchisce San Paolo, mi viene eccezionalmente restituito. Sotto forma di arte (protetta, manutenuta e resa fruibile al pubblico), il che è qualcosa. Quanto a Faustina, penso che le teste muliebri, i corpi di Tiziano e Michelangelo, i volti e le mani di Bellini e Bronzino, la madonna ragazza di Valdambrino e la testa in terracotta di Taranto (museotarantocultura.gov.it) sono un inatteso interesse sui miei depositi: meglio di un portafoglio titoli volatile. Anche il Palazzo, in sé, è una delizia barocca: bomboniera affrescata, stuccata e dorata, con alcune collezioni permanenti (una pinacoteca con i vedutisti del ‘700 e le maschere di Pietro Longhi) ed altre mostre temporanee (oltre a Faustina), come quella di vasellame attico (molto proviene da Ruvo di Puglia). Esco arricchita (senza ironia) e mi confermo che una plusvalenza non potrà mai gratificarmi quanto l’arte.
Esco arricchita (senza ironia) e mi confermo che una plusvalenza non potrà mai gratificarmi quanto l’arte.
ALLA SCOPERTA DI:
VICENZA APERITIVO
Devo fare con Vicenza come per Ferrara (Giroli 1 e 2) e Padova (Giroli 1 e 2): venirci a girolare più volte, fare foto, sperimentare i locali, rivisitare i Palazzi, le Gallerie, l’Olimpico, i mercatini antiquari, le Piazze, le riviere dei fiumi Bacchiglione e Retrone, parchi e Chiese, gli orafi artigiani. Come aperitivo, vi segnalo il girolo tra Piazza della Biada, Corso Palladio, Olimpico, Contrada S. Corona, Contra’ Pedemuro (Osteria Antico Guelfo), Corso Fogazzaro, Chiesa di San Lorenzo. Un passeggio urbano tranquillo, bei negozi ma non troppi e non sfacciati, locali da ombre rumorosi il giusto, il mercato alimentare (l’altro è sui fianchi della Basilica e attorno al Duomo). Vicenza si percorre a piedi, senza stremarsi. La dimensione raccolta, la presenza dei fiumi e dei giardini ma soprattutto dei moltissimi Palazzi ne fa una coppa ridondante di cocktail al palladio. Penso: è come se tutta la città fosse un unico compendio di Villa, un susseguirsi di cortili, portici, scuderie, barchesse, labirinti, broli, corsi d’acqua, verzieri, giardini all’italiana con statue, logge e barchi. Al Leoni-Montanari c’è una gran veduta della città, che si estende fino alla Valmarana, fuori porta: Vicenza sembra davvero un continuum palladiano, adagiata sotto le vette del Grappa. Molto è rimasto tutt’oggi (persa qualche Porta e bastione, qualche orto e campo marzio), non troppo è sparito sotto il cemento e l’asfalto. Almeno così la percepisce il/la turista, idiota (link).