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VARIGOTTI D’ANTAN

Il primo ricordo di Varigotti è del 1981, quando ci arrivai con mia madre Giò, in un girolo ligure-piemontese che sforò in Francia due volte. Ho imparato dalla Giò a girolare: fare tappe successive, senza programma o itinerario, va dove ti porta il cuore. Lei aveva delle reminiscenze del bisnonno Giaculin (Girolo Cogne), il quale era autorizzato a girolare le Alpi Cozie e Graie in qualità di Geometra Agrimensore ed Alpinista Erborinatore, quando ancora il confine con la Francia era una cosa seria (perché si facevano guerre). Partimmo dalla riviera di Ponente, dove lei era stata da ragazza a Noli e Sanremo (ospite delle cugine Girolo Torino): ma facemmo tappa a Finale, che è il Comune di Varigotti, dove invece abitavano i cugini di mio cognato. Era già abbastanza celebre il Borgo marinaro o Saraceno, che conservava quasi intatte le case dei pescatori, di un’epoca finita e sepolta. A Varigotti si fermava ancora il treno (foto Stazione) ma oggi bisogna scendere a Noli-Spotorno e poi raggiungere Finale coi bus. Manco a dirlo la Giò girolava a piedi, salendo gli impervi sentieri intagliati nella montagna ligure, da Finale a Capo Noli e Noli; oppure andava lungo l’Aurelia da Finalborgo a Finalpia e Varigotti. Il Borgo di Varigotti figura sulla copertina del libro per studenti, Inventare i Luoghi turistici, scritto da me nel 1992: è una icona, imitatissima e resistente, replicata anche dove lo stile costiero ligure c’entra come i cavoli a merenda. Ho foto del 1981, poi del 1988 in bianco e nero e poi a colori del 2006 e del 2014: perché ci sono tornata tante volte. Posso documentare che è stato conservato com’era e dov’era. L’icona Varigotti si incastona in degna collana di preziosi: Finale Marina, Finalborgo, Castelgavone, Perti, Calvisio, Calizzano, Calice, Zuccarello. C’è il rischio, cedendo alle citazioni prevalenti e inflazionate del Borgo Marinaro o Saraceno di Varigotti, di sottovalutare o nemmeno vedere le altre gemme del sistema finalese e savonese. Ma la Giò tirava fuori dai cassettini della memoria nomi fiabeschi e diceva: oggi andiamo a Calvisio?! e via si andava. Quanto al transito francese lo facemmo per passare dall’alto Savonese al Piemonte della Valle Varaita (dove si parla ancora Occitano): un attimo. Se non che, dormendo a Limone Piemonte, una mattina la Giò va a farsi un girolo per i boschi e me la riporta la Gendarmerie per sconfinamento senza documenti. Come facevo a sapere che il bosco era diventato francese??! ha detto lei, come fosse l’Uomo che piantava gli alberi di Jean Gionò, personaggio di una fiaba. Ostentava innocenza e stupore: no, che non ho i documenti,  sono in hotel a Limone, dove mi aspetta mia figlia (io). Anzi, aveva blandito i Gendarmi, sarà tanto preoccupata, meglio che mi accompagnate con la camionetta (furba!). Da quella volta (Girolo Vienna), non ha mai più osato allontanarsi, quando era sola con me: ma a Finale, nel 1988, era spalleggiata da generi e nipoti, che sempre l’avrebbero giustificata e sarebbero corsi a riprenderla ovunque, divertendosi pure. Io ero la figlia “Rottenmeier”.

Ho imparato dalla Giò a girolare: fare tappe successive, senza programma o itinerario, va dove ti porta il cuore

ALLA SCOPERTA DI:

ARRIERE PAYS DI PONENTE

Nell’estate del 1988, per l’appunto, siamo tornate, la Giò ed io, con Stefano e i suoi bambini: a fare una vacanza con la famiglia di mia sorella. In quella occasione abbiamo ripercorso parte dei giroli del 1981, la Giò sempre solitaria, un po’ più avanti, nel ruolo di chi tracciava il cammino, ma senza scomparire alla vista. Abitavamo nella casa dei cugini, dentro Finalborgo, una bel magazzino marinaro, recuperato, con volte a crociera e un portico sul cortile. Noi andavamo ai Bagni Marinella di Varigotti, a fare spiaggia; le mie nipoti provavano le tavole da surf, io chiacchieravo beatamente prendendo il sole sui lettini e gustando pastarelle mignon di una lussuosa Confetteria a Final Marina. La Giò, che era Nonna Angi, si avventurava quasi tutti i giorni, verso Capo Noli o dalle parti della Chiesetta di Perti: aveva precise consegne di orari da parte mia, guai sgarrare. Andavamo anche noi nei vari paesetti scoperti nel 1981; nelle foto si vedono i miei compagni di girolo, in bianco e nero e a colori, sotto i portici di Calizzano, e Zuccarello, lungo le strade per Calvisio e Perti, mia sorella con in mano spighe, mia madre con Andrea, io in calzoncini corti e canotta rosa. Finalborgo aveva già qualche bottega turistica, molto curata e discreta. Ma nel complesso era ancora poco invasa dai bagnanti: la sua bella piazza era godibile seduti ai tavolini dei caffè, con le scenografie di case ottocentesche, tipicamente liguri, con le persiane verdissime e qualche decorazione a fresco. Finalmarina, nata come stazione di villeggiatura nell’Ottocento, portava i segni di un passato importante, legato alle case Regnanti come la Porta a Mare, del tempo Savoia. Le calli del paese con una atmosfera non stravolta dal turismo, piene di botteghe già rivolte ai visitatori ma con parsimonia, panetterie che vendevano trofie, pesto in barattolo, baci di dama di Sassello.

La Liguria, pur essendo una strisciolina di terra, costretta tra monti e mare, mi ricorda la Spagna: tanto famosa per le coste marittime e le località balneari ma tanto più bella e originale appena ci si ritira nell’arriere pays, quando ci si allontana dalla Riviera. Che dire de La Pigna, sopra Sanremo, e di Verezzi sopra Borgio, e di Arma, sopra Taggia. A Taggia, nel 1981, la Giò aveva comperato delle albicocche al mercato (foto), per fortuna non aveva più l’ardire di cogliere i frutti negli orti altrui (Girolo Machaby). Scopro, dopo 40 anni, che Santa Maria di Perti ha una liaison con la Cappella Portinari di Sant’Eustorgio a Milano (Girolo Milano): il Foppa che alla Portinari ha affrescato i pennacchi tra gli archi, era attivo nel Savonese e pare abbia messo il naso nella progettazione di Perti, che è un rinascimento lombardo di fine ‘400. Forse unendo i puntini-puntini tra i miei giroli si formerà un disegno che sono io: come nella novella della cicogna di Karen Blixen (Girolo Ragazze Danesi).