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Sotto i salici del Sile

al sole il sale

s’asciuga

scolari di Salieri

i soliti salmi in sol

solfeggiano

dai saloni solari

saliamo larghi scaloni

senza assillo

solitari e silenti

esaliamo

sapore silvano

L’ispirazione che lega questo Girolo è il fiume Sile. Un corso d’acqua che immediatamente ci porta a Treviso (che meriterà un Girolo) ma soprattutto alla Laguna, dove arriva diramato in vari canali, Silone, Siloncello, Taglio, Piave Vecchia cioè Sile: il solito intrico di acque che il preposto Magistrato veneziano provvedeva a governare. Anche sul Sile come sulla Brenta, ho girolato appena mitigata la clausura, a maggio del 2020.  Una delle prime escapade (come dicono i francesi) è stata a Casier, poco oltre Altino, quando dalla provincia di Venezia si passa a quella di Treviso: mi ricordavo che c’era una bella ansa del fiume, con una osteria. La Primavera del 2020, forse per minore inquinamento, si è presentata lussureggiante: guidare nelle campagne venete era un vero spettacolo, di verdi trionfanti, ridondanti, invasivi. Lontano, meravigliose montagne, come sfondo: un piacere, semplicemente nell’Andare. Sono tornata diverse volte, lungo il Sile: perché girolando ho scoperto vedute che meritavano, come quella di Cendon. Secondo le teorie turistiche, trattasi di cherrypicking, un raccogliere ciliegie, quando le vedi rosseggiare bellissime in mezzo al verde. E come le ciliegie, una tira l’altra: ti predispone al successivo Girolo, che in un tempo di limiti è una gran ricchezza. Girolando sul Sile non potevo trascurare Roncade, dove si passa anche se non si vuole e al mercato ho letteralmente fatto cherrypicking, comprando ciliegie marostegane strepitose.

ALLA SCOPERTA DI:

CASIER

Insospettabile la grazia dell’affaccio sul Sile, al centro del paese di Casier. Si segue la strada verso Piazza Pio X, con la sua bella Chiesa, che ha di fronte la sede della Cooperativa Toso, edificio anni Venti. Passate le absidi si ha un angolo di Veneto minore, sottratto al Progresso. Lungo un Sile maestoso si affaccia una mezzaluna di selciato (pietra d’Istria?), con fregio di case vecchie, restaurate il giusto. In una di queste un Ristorante Al Sile, con tavoli all’aperto dove degusto un piatto misto di cicheti, con lo spritz. Ottime le polpette. Un nipotino, in gita con la nonna, protesta a lei che gli propone di guardare il fiume, mentre aspettano il nonno: dice “basta, non ne posso più di guardare anatre simpatiche, voglio le patatine fritte!!” Da questa fondamenta si dipartono alcuni percorsi fluviali, pedonali o ciclabili che paiono interessanti, ma fa già troppo caldo. Decido di tornare verso la Laguna, lungo il Sile. Guardatevi il sito parcosile.it.

CONCA DI PORTEGRANDI 

Sono onesta: il mio Girolo alla Conca di Portegrandi è di 13 anni or sono, come le foto. Però lo ritengo un immancabile componente del girolare sul Sile, per capire davvero il suo legame con la Laguna dove va a finire. La mia è una contaminazione di tempi (2007-2020), ma ha una sua precisa logica di spazio. Alla conca, dove è stato sviluppato un insediamento turistico, legato al porticciolo e al cantiere nautico, siamo in uno dei siti dove laguna e campagna, barche e orti, coabitano da sempre (Girolo Orti Serenissimi). Vicino ai nuovi edifici di appartamenti, ci sono vecchie case venete, casoni sfondati da tempo, rive, alberi e alberi da vela. È la quintessenza di questa parte del Veneto: se girolate con me ci tornerete e tornerete, perché è un ibrido che amo. 

CENDON  

Cendon è un sito incredibile. Non potete pensare esista un nucleo fluviale così conservato e distante dal mondo, in mezzo alla campagna urbanizzata del Veneto Alacre. Andare per credere. Ero sulla sponda opposta del Sile, quando mi è apparso, davvero come una visione: mi ero addentrata in una zona industriale di Casier, luogo improbabile, per cercare il fiume. Da lì, ho impiegato parecchio tempo per trovare l’accesso a Cendon, da strade tutte uguali del comune di Silea, sul lato opposto a Casier. Valeva la pena. Il Sile qui ha un’ansa particolarmente generosa e rigogliosa, quasi una selva tropicale, che ha poco di veneto. Ma quello che stupisce è la compostezza del sito, con poche case e una chiesa, che invece riconoscete subito come venete. C’è un unico locale (L’Imbarcadero, chiuso il lunedì) e un pontile appena rifatto. Più avanti, una villa recintata ed il recupero di appartamenti dentro il parco, nelle barchesse o stalle. Un modo di abitare davvero lussuoso, lontano anni luce dalle villette adiacenti ai capannoni. Potremmo essere in Laguna, a Malamocco o in Valle Sacchetta. Una delle scoperte più inattese del mio vagabondare, in luoghi che, tutto sommato, sono fuori dalla porta di casa. L’anno successivo (2021) ci ho portato Stefano, un giorno che l’Imbarcadero era aperto e abbiamo cichetato sul pontile, mentre la figlia della proprietaria piroettava con ardita grazia. Aveva appena vinto qualche selezione nazionale di Ginnastica artistica. Anche Stefano lo ha trovato un posto incredibile. Sopravvive all’invasione di “villette e capannoni” del terzo Veneto, oasi del Veneto che fu.

RONCADE 

Merita una citazione la cittadina di Roncade, che ho attraversato ripetutamente, nelle mie gite tra Laguna e Sile. Sono stata attratta dal suo Mercato ambulante, che si svolge il Lunedì, nelle vie centrali vicino al Castello. Lì ho acquistato -finalmente- le ciliege di Marostica che scarseggiavano nei supermercati e con le quali volevo sperimentare il Clafoutis. Ho dovuto fare due tentativi, prima di trovare le dosi giuste: risultato squisito. E’ una specie di crema versata, con il sapore e le marezzature delle ciliegie. Slurp. Ci vuole una santa pazienza a snocciolarle, le marostegane, ma vale la pena. Nel 2020 le ho ricomperate spesso, lungo le strade trevigiane, nei banchetti, più volte insieme agli asparagi verdi e bianchi: un compenso in natura rispetto alla Pandemia. Quando si dice che le privazioni aumentano il godimento di piccole cose, penso ai frutti di quella stagione, alla campagna lussureggiante e a luoghi che avevo già visto tante volte e mi sembravano “ritrovati”. Quanto a Roncade, ho voluto entrare nel suo Castello, che in realtà è una Villa Cinquecentesca con mura e torri medioevali di proprietà Ciani Bassetti.  Dentro questo capriccio voluto da Agnesina Giustinian è stato allestito un Hotel, con una Cantina che offre i vini delle Tenute di Famiglia. Se qualcuno vuol fare il girolo del Sile, venendo da lontano, potrebbe sperimentare una notte al castello di Roncade. Siccome io sono stravagante, non escludo di venirci anche se vivo a pochi chilometri, la curiosità non conosce confini e il turismo di prossimità non è detto che debba essere solo un day-trip. Un giorno vi racconterò dei miei hotel veneziani: dopo averli studiati per anni, come oggetto del mio lavoro per rendere sostenibile il turismo (mission impossible) da quando sono in pensione resto a dormire a Venezia, prenotando oggi-per-oggi una stanza online. È normale che, per non lasciare camere vuote, gli alberghi abbattano il prezzo all’ultimo momento: anche se i più prestigiosi mantengono l’allure (che è fatta anche di prezzo), ci sono parecchi 4 stelle che “svendono”. Così, da cliente, entro dove sono stata solo come analista e studiosa: è, per me, una Venezia sconosciuta, che cambia le prospettive. 

ALTINO 

Sarebbe ingiusto chiudere un girolo sul Sile senza dirvi di Altino, dove tutto ebbe origine: da qui, fuggendo ai barbari invasori, i veneti fondarono Venezia in Laguna, lo racconta il Chronicon Altinate, per l’appunto. C’è oggi un bel Museo Archeologico (in una risiera restaurata), troppo poco conosciuto e visitato, perché la stella di Venezia mette in ombra ogni cosa, impedendo ai molti di raggiungerla con un viaggio nella storia, attraverso canali e barene (un accesso imperdibile).  Io posso soltanto farvi venire questa curiosità, con le immagini del Sile ad Altino, dei bordi sulla Laguna, delle campagne sottratte all’acqua, nevi lontane, accesi tramonti. Dalla marea di libri sulla nascita di Venezia, pesco Alberto Toso Fei, albertotosofei.it che nel 2014 ci aveva fatto da guida in una navigazione sul Siloncello, da Altino fino a Torcello e Mazzorbo: esperienza magica (Girolo Orti Serenissimi). Se tutti i salmi finiscono in gloria, mi vien da dire che tutti i fiumi finiscono in Laguna ed è davvero una chiave per girolare attorno a Venezia (Girolo Foce del Brenta).