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  >  Fuori porta   >  SEGUENDO I GALLIARI

Una persona che si rispetti non può guastare

la sua riputazione andando a villeggiare 

in una valle sconosciuta.

Deve andare dove vanno i grandi signori;

ci si troverà male ma potrà dire di esserci stato. 

Questo è importante.

DON CESARE MARTINETTI, 16 LUGLIO 1935

DI POSTUA

Insieme a Gaspare da Ponderano, Cagnola e De Bosis, nel Quattrocento del Piemonte occidentale, era attivo un tal Maestro di Postua: in traccia delle mie Madonne Bianche (Girolo Madonne Bianche), avevo letto di lui e del paese che gli dava il nome. Ed ecco che Lori e Costa, mi portano a Postua, nota per avere una esposizione di Presepi, a tempo debito postua.vc.it. Adesso è settembre (2022) e il borgo si offre spoglio e deserto, stupendomi con le sue 3 chiese, 1 oratorio, 3 cappellette votive. Avevo già notato la dovizia di edifici religiosi, in questa regione tra Biellese e Valsesia (che è Provincia di Vercelli). Mi sono data tre ragioni: il Dominio del Vescovo di Vercelli, il Principato di Masserano (Girolo Beltane e Mesolone), la reazione all’Eresia di Fra Dolcino (Girolo Panoramica). Non so se siano vere, ma sono plausibili. Il risultato è che nel microcosmo della Valle Strona, Postua esibisce addirittura un Santuario (sul Cammino di San Carlo Borromeo, visitaltopiemonte.com, viaggiaescopri.it): la Madonna Addolorata, con 7 spade conficcate nel cuore e una corona d’oro che pare un copri-torta. La Chiesa è ben restaurata all’esterno, col suo portico ad archi, giallo crema. Al recupero dell’interno pare ci stiano pensando, perché c’è un gruppo di artigiani che discutono di boiserie. Intanto, possiamo ammirare una decorazione generosa, vicina a quella di Crevacuore, paese non distante da qui ma in Valle Sessera (Girolo Lavatoio). In particolare due lunette oblunghe (appartenevano ad una chiesa precedente?), con una Crocifissione ed un Compianto, pregevoli per cui qualcuno chiama in causa Gaudenzio Ferrari. Io sono attratta anche dalla statuaria lignea che popola i begli altari barocchi, pure in legno. Va senza dire che le cornucopie ridondanti di fiori, affrescate su archi e balconate trompe l’oeil sono di un Galliari. Mi piace la contaminazione tra il ruvido prealpino e la teatralità barocca, finzioni sceniche in luoghi di natura selvatica: è ricorrente, nel Biellese, e ci sarà un perché. Devo annotare un Albero della Vita o di Jesse: iconografia non molto diffusa, con i volti dei 12 Profeti “appesi” ai rami come pere. Giroliamo in paese e troviamo la Cappella di Sant’ Antonio, dove appare una Madonna bianca, tipica, col suo San Sebastiano: il Maestro di Postua (se è lui) disegna occhi più “profondi” di quelli di Gaspare da Ponderano, non so spiegarmi meglio. Una seconda Chiesa è chiusa, ma davanti ha un bel palazzo Municipale, elegante. Belle sono anche le case ad archi, di cotto o bordati in cotto, tipiche di queste valli e ancora numerose. C’è anche qualche raro residuo di architettura Walser, purtroppo malconcio. Ha scritto bene Don Martinetti nel 1935: Postua appare come un luogo di villeggiatura silente, lontanissimo da ogni moda e socialità mondana; inadatto a chi debba poi dire di esserci stato, perché questo conta, ancora di più oggi, se c’è la villa di qualche V.I.P (acronimo di Venite In Postua?!). Quelle di Postua sono dimore piccole, discrete. Un “giardino dei semplici”, mette a disposizione le forbici: ciascuna/o si prenda un ramo di salvia o timo, rosmarino o lavanda, io prendo l’erba luisa. La cifra del luogo è questa.

Le ragazze di Camandona han fama di bellocce…

sono notevoli per occhio ardente e portamento audace

VALLINO, CAI 1873

ALLA SCOPERTA DI:

ARCIPELAGO

Ville discrete e rigorosamente chiuse (anche se ben tenute, qualcuna in vendita), popolano Camandona, Comune minuscolo con tante frazioni: 12 isolette di un atollo, nel Mar Biellese (in media 20 abitanti, meno di un condominio). Ci arrivo attraverso Pianezze che si affaccia allo/a Strona di Postua, che ruzzola nel/la Sessera e, insieme, finiscono nel/la Sesia. C’è un/a altro/a Strona, detta/o di Mosso, che confluisce nel Cervo (sicuramente maschile), a sud di Cossato: alla fine però vanno anche loro in Sesia (con l’Elvo, anche lui maschio), a sud del Canale Cavour. Tutta l’idrografia biellese è devota a Sesia e lei/lui al Padre Po, amen. I/le due Strona hanno “mosso” diversi stabilimenti tessili, di cui restano monumenti isolati, come quello della frazione Pianezze (fabbrica Mino, Prina e infine Barbera?). Un’alta ciminiera (erano 2?), file e file di capannoni “a shed”, un complesso gigante nel nulla del bosco e delle cascatelle. Il piazzale davanti alla fabbrica sta smottando: i bolognini formano una specie di dorso d’armadillo, seguendo il terreno che frana a valle. Mi pare una smagliatura preoccupante, nel paesaggio naturale ed umano. Se seguo il torrente, verso Valdilana, è una catena di desolazione: mammuth manifatturieri sono abbandonati senza possibile redenzione. Una città ha la forza di rinascere, è resiliente quasi sempre, ma questi posti chissà: l’impegno di molti/e è ammirevole, sia nativi che espatriati fondazionebiellezza.it, premiopiubellezzainvalle.it. Ne racconta Franco Grosso in Paesaggio Tessuto ilbiellese.it. Approdando a Bianco (isola dell’atollo comunale di Camandona), trovo un Asilo Ferrua in vendita dal 2018, un Alimentari che è anche Ufficio turistico (chiusi entrambi, perché sono le 12.40), alcune ville con qualche vezzo, usate forse per le vacanze estive, chissà se airB&B sarà la chiave per un riuso turistico.. Vallino (TCI), nel 1873 spiega: Camandona è luogo di alpeggio estivo (stagionale); molti maschi emigrano in Francia (o Algeria, che era Francia) e tornano in estate. Il romanzo Marina Bellezza di Avallone inizia con una belloccia che si esibisce alla Sagra di Camandona. Transito in frazione Gallo e comincio la discesa a valle. La Guida Biellese di Vallino, mi fa pensare che il mio driving non sia altro che “la gita in vettura” che lui proponeva a fine Ottocento, magari noleggiando auto per gruppi, con conducente che conosca i luoghi. Non tutti hanno il fisico da mountain bike, per cui sono raccomandati percorsi, che quasi sempre culminano in Panoramica (Girolo Panoramica) fr.wiloc.com; outdooractive.com; openrunner.com; komoot.com

Niente per un pranzo a Camandona, passo la Diga sullo/a Strona di Mosso (che forma il Lago di Ponte Vittorio wikiwand.com), e mi salva Callabiana che va fiera di una Sagra estiva cui partecipano migliaia di persone. Forse viene da lì l’incipit di Marina Bellezza. Un inverno, alla Proloco, ho mangiato favolosi capunit: involtini di verza ripieni di carne; buoni come a Callabiana li fa solo mia zia Gemma (Girolo Londra Absolute Beginner). Mangio all’Erba Voglio, un albergo trattoria che vanta una SpA (!): la guancia brasata è prelibata. Possono, questi luoghi, diventare un arcipelago gastronomico dell’altopiemonte: bisogna essere, come me, giroloni ghiottoni. Da Callabiana scendo ancora, verso la Valle di Andorno e stupisco di trovare sulla mia strada San Giuseppe di Casto, che associavo a Pettinengo (Girolo Piatto e Pettinengo): il Mar Biellese tiene insieme le proprie isole. Un cartello stradale del TCI (!!) mi avvisa del “pericolo” di una Scuola. Sulla facciata sono dipinte a trompe l’oeil due finte finestre: piccoli emuli dei Galliari. Chiesa chiusa, ovviamente, ci sarebbero anche sculture dei Sarpentiere, ovviamente. Procedendo, in frazione Ravizza (di Andorno) mi colpisce una costruzione diroccata, che non può non essere un Lavatoio: infatti lo è. Passo Locato, Superiore e Inferiore e decido di rivedere la Parrocchiale di Andorno Micca, tempio del Galliari (Bernardino). Quello delle balconate di Postua.

FRATELLI IN AFFARI: GALLIARI E SARPENTIERE

I Fratelli in affari, che incontro nei miei Giroli biellesi sono parecchi: i Sarpentiere di Valle Cervo (intagliatori); i Termine Auregio di Zumaglia (minusieri); i Galliari (Giovanni, Bernardino, Fabrizio, Gianantonio, Giovannino). Recentemente Luca Scarlini ha raccontato i Galliari durante Fuoriluogo 2022 lucascarlini.it, museoscala.org, fuoriluogobiella.it: nati ad Andorno, fatta fortuna a Torino, Parigi, Vienna e Berlino, trionfarono alla Scala di Milano, con installazioni scenografiche tecnicamente efficienti. Paesaggisti, vedutisti, quadraturisti, giganteggiano nell’arte della illusione scenica e dipintura prospettiva. La Chiesa di San Lorenzo ad Andorno ha due specialità: la doppia facciata, con quella originaria volta alla strada, essenziale, decori in cotto smaltato policromo, più unici che rari. Dalla attuale facciata settecentesca, sulla piazza, si accede ad un interno vastissimo, in un “notturno barocco”. Benché consapevoli che si tratta del “santuario” di Galliari (che qui ha la sua tomba), gli andornesi non si curano troppo di “metterlo in luce”. Il buio è pesto, poca illuminazione; non un cartello esplicativo delle opere, agli altari, sulle volte, nell’abside. Anna Bosazza mi spiega che da due anni, in estate, la Bursch apre i propri luoghi, per metterli in valore. Ma, l’ultima Mostra su Galliari è del 1994, è tempo di rifarla. Note (si fa per dire) le opere dei Galliari al Santuario di S.Giovanni d’Andorno; Duomo e Prevostura di Biella, Salone di Villa Lamarmora al Piazzo; Villa Mosca a Chiavazza; SS Stefano e Giacomo a Pettinengo (Girolo Piatto e Pettinengo); IV Cappella del Sacro Monte di Oropa, insieme a statue in legno dei Sarpentiere.  A proposito di questi minusieri (falegnami di fino): la loro specialità sono i pulpiti, talvolta i dossali o i portoni e soprattutto le Stazioni della via Crucis (a Postua, Pralungo, Tavigliano, Salussola, in San Biagio a Biella). Tutto sembra intagliato nel cioccolato caramellato, animali, angeli, grottesche e figure evangeliche; quando usano i colori, pare una glassatura lucida, come un dolce per bambini. Ci sarebbero loro opere in giro in giro (anche a San Giuseppe di Casto) se non ci fossero sempre le Chiese Chiuse, per timore dei furti, uffa.