
RITORNO SUL BRENTA 2025
BRENTA 2025
Un nuovo anno inizia e non parliamo di buoni propositi, ma di una riflessione. Mi sono dimenticata in fretta della clausura per Covid-19 e di come è nata la Girolona, per viaggiare da ferma. Mi sono dimenticata del mondo-in-una regione in cui avevo viaggiato, solitaria e mascherata, con lunghi giroli a piedi o con metodico driving, per colli, campagne, litorali, bordi lagunari e fluviali. Dopo 3 anni di Girolona, mi rileggo e ritrovo luoghi che già non ricordo, dove potrei persino tornare, avendo come “guida” il mio stesso racconto. A cominciare dal “fuori porta” del Brenta. Vi ricordate il Girolo alle sue foci (La Foce del Brenta), per argini, alzaie e lagune? Avevo avuto come Guida, un libro di Berati-Marin: ed ecco che è Paolo Berati a riaprire quegli itinerari, con un nuovo libro di cui ha curato l’iconografia, che mi regala il primo giorno del 2025 (edito a fine 2022). È un volume imponente, di 266 pagine, fitte fitte, che un po’ intimorisce. Sembra quelle opere di storia locale, accuratissime e dense, dove trovi assolutamente tutto, forse troppo. E invece, il 2 gennaio, dopo colazione, sono già a pagina 83 e ho una decina di posti dove voglio andare: solleticata proprio dalle immagini, anche se sono piccole e in bianco nero (che le penalizza). La mia passione per i Compianti lignei, mi spinge a scegliere la Chiesa di Prozzolo dove un artista (a me sconosciuto), tal Giovanni de Fondulis (tardo Quattrocento), ha lasciato un’opera in terracotta policroma, di ruvida espressività. Prozzolo, lo so bene per aver lavorato nelle terre della provincia veneziana, è una frazione di Camponogara, verso Sud-est. Non mi sono mai fermata qui, nella Piazza della chiesa di San Michele Arcangelo, men che meno ci sono entrata. Mi succede come a Santhià (Girolo Giovenone): è tutto chiuso, ma esce provvidenzialmente un religioso dalla casa parrocchiale, restauratissima, “cercava qualcosa?” chiede. “Sì, certo, volevo vedere la vostra Pietà”. “La Chiesa è aperta, spinga la porta”. Grazie mille, prego. Mi trovo sola con la terracotta di Fondulis, che è più bella con il colore. La sua potenza sta nella sua ruvidezza: una Madonna vecchia, lontana anni luce da quella di Michelangelo della quale, se non fosse la madre di dio, diremmo una splendida cinquantenne. A Prozzolo, il figlio sta in braccio ad un’anziana, devastata dal dolore e le sue rughe sono scavate nella terra cotta. Lui non è messo meglio: nessuna luce di santità, la giovinezza crocifissa dagli eventi non pare destinata a risorgere, proprio no. Fondulis si è accanito anche sul ragazzo di Maria, che a soli trent’anni sembra vecchio. C’è una spietata assenza di dolcezza e potremmo pensare ad imperizia dell’artista, se non vedessimo altri suoi lavori, in cui i volti sono più morbidi e la terra cotta più calda e piena. Questa Pietà non conforta, è l’essenza del dramma, priva di compiacimento estetico. Ci sono queste quattro manone (fuori proporzione) a raccogliere ed esibire tutto il dolore del mondo. In San Michele a Prozzolo ci sono altre statue: una Madonna bianca con Bambino, un Giovanni Battista, forse. E sull’altare l’Arcangelo titolare, di fronte ad un grandissimo organo, color colostro.
Quando torno a casa, scopro che la Deposizione ed altre opere del de Fondulis sono state messe in Mostra a Padova, al Museo Diocesano, nel 2022; i suoi lavori sono alla Courtauld di Londra: ma quanto sono ignorante, ancora. Sono appena stata a Padova e in una Chiesa sconsacrata, diventata Fondazione Alberto Peruzzo (imprenditore) ho visto sculture contemporanee di tal Bruno De Toffoli (spazialista), a me sconosciute. Sì, sono proprio ignorante: con tutti gli anni passati a studiare e a viaggiare! Ritorno da Prozzolo, passando per Corte e Piove di Sacco, poi Sandon e Fossò, intanto che dalla nebbia esce il sole. Mi segno qualche osteria, ristorante, pub da provare in futuro; passo davanti a Caronte (Girolo Brenta Bassa), ma tiro dritto. Il libro di Conton-Berati ha rimesso in moto i miei giroli fuori porta. Inizio di anno andante con brio.