RIGA BALTICO D’AMBRA
LA PARTE SBAGLIATA DELLA DAUGAVA
Era un Radisson anche l’hotel di Riga, nel 2017, dove abbiamo soggiornato 10 giorni per partecipare (Stefano, Andrea e Alfredo) ad un Torneo Internazionale di Scacchi. La leva del nostro soggiorno è stata la Daugava, il fiume che attraversa Riga, Capitale Lèttone: sulla “parte sbagliata”, quella opposta alla Vecchia Riga Vecriga e ai Quartieri Jugendstil, raccomandati dalle Guide. Per me, bastian cuntrari, nessun problema a stare sulla sponda negletta, anzi. Lungo quella parte di fiume, erano localizzati sia il nostro hotel, sia la sede del Torneo, l’Università Tecnica RTU, sulla penisola di Kipsala. Siccome per raggiungerla ci volevano quasi 40 minuti di passeggiata, è stato giocoforza organizzare gran parte dei miei giroli solitari in modo da trovarmi nei paraggi del Torneo, quando veniva l’orario di cena, aperitivo serale, pausa panino diurno. I Tornei hanno le loro dure regole: una partita dura quanto dura, non si scherza, le accompagnatrici devono armarsi di pazienza e comprensione. Se poi uno esce perdente è anche di malumore, se vince è stanco, ci vuole un buon supporto alimentare e sociale. Così ho scoperto la mia prima spiaggia Lèttone, pludmale, organizzata proprio sulla Daugava, alla bell’e meglio, appena scesi da Vandu Tilts (ponte), con tanto di terrazze ristoro e simpatici baristi. Lì, al sole del Nord, in vista dei due ponti Akmens e Vandu che ci legavano alla Riga turistica, di alcuni svettanti nuovissimi grattacieli, della ardita Biblioteca Nazionale e di uno stabilimento remiero d’antan, ho trascorso parecchie ore, come se fossi al mare. Poi al Mare, cioè, sul Baltico ci sono andata davvero, e ve lo racconto dopo. Dalla parte sbagliata, oltre a pranzare una volta con Stefano, nella cafeteria della Biblioteca (architettura nordeuropea, che ricordava Lelystad e Kobenhavn), ho fatto due lunghi giroli in quartieri di vecchie case di legno. Passato il Parco Uzavara, percorsa la Barinu Iela, presi la Smilga Iela, che andava a ricongiungersi con il ponte di Kipsala, al Centro Commerciale Olimpia: luoghi improbabili per una turista, molto da girolona. Tra la Smilga e la Kipsala, ho fotografato tanti edifici di legno: alcuni in orribile abbandono, altri accuratamente recuperati ed utilizzati. Lungo il fronte della Daugava, a Kipsala, ho scoperto lo Zanis Lipke Memorial, un rifugio per gli ebrei del Ghetto di Riga, una sukka in legno scurissimo, ristrutturata da una architetta lèttone, Zaiga Gaile la quale ha un portfolio progetti online mooolto interessante per chi voglia viaggiare, stando fermi, nella Riga d’antan (lipke.lv; www.zgb.lv/lv). Troppo tardi, ho scoperto anche il suo Ristorante nordic-chic, Fabrikas, recupero degli stabilimenti sul fiume, a fini abitativi. Mi viene da dire che tutte queste scoperte, senza guida, NON le avrei fatte, se non avessi scelto la parte sbagliata della Daugava. A volte!!
ALLA SCOPERTA DI:
SUL BALTICO D’AMBRA
Una mattina ho preso un mezzo pubblico e via, verso il Baltico. Non avevo ben chiaro dove mi sarei fermata, forse sarei arrivata alle Dune di Jurmala, al capolinea. Invece, mi sono adeguata alla grande folla dei viaggiatori – famiglie, bambini, borse, secchielli, pinne – che scendeva lungo il percorso del n.3, lasciate le ultime periferie urbane con i loro centri commerciali e le loro cittadelle hi tech, sede delle company straniere. Passate le Saline, siamo entrati in una foresta, fitta, il Piejura Dabass Park, verso Ritabull. Dalla linea del n.3 si dipartivano delle traverse, che chiaramente andavano verso il nulla del Mare: ad ogni fermata, scendeva una marea di gente. Ho preso una di quelle onde e l’ho seguita fino alla spiaggia. Via le scarpe, piedi nel Baltico. Nonostante dicano sia uno dei mari più inquinati del mondo, il suo colore era magico, d’oro scuro, come se qualcuno versasse continuamente nell’azzurro resina di pino, cioè ambra. Ho fatto, piedi nell’acqua, il periplo di una punta di cui ignoro nome e collocazione; ad un certo punto ero sola nel nulla e mi è venuto in mente quello che mi dice mio marito: “farai la fine di Pasolini, su una spiaggia deserta” e sono tornata indietro, verso le famiglie. Ho visto lèttoni pescare come fossero in laguna, su pali infilati nella sabbia, con un disco per seggiolino, una canna o un retino per granchi. Mi pareva di essere entrata in un quadro verista dell’Ottocento. Poi sono tornata al bivio del Bus e ho cambiato spiaggia, rilassandomi con un Mojito, nel nostro solito pludmale cafè, di fronte alla Daugava. Nel tramonto d’ambra, ragazzi navigavano su tavole senza vela: eleganti silhouette, contro le ombre della Vecriga, con i suoi campanili slavo-nordici.
il suo colore era magico, d’oro scuro
VECRIGA, VECCHIA RIGA
Non so se qualcuno assimili le tre Capitali Baltiche tra loro (anche se i Tour e le Guide le associano, per comodità). Io non ho mai pensato a Tallinn, stando a Riga: forse perché era estate (la neve cambia i luoghi), forse perché ero in vacanza, forse perché Riga vecchia è “espansa” rispetto al cuore doppio di Tallinn. Pur avendo un centro storico, ci mancherebbe, un castello (la zona della Porta svedese e del Kloster), stradiòle e piazzette, Riga si presenta meno in arrocco (a proposito di scacchi), più larga, inclusiva di bellissime zone verdi e senza muri intorno, sdraiata lungo il fiume. Insomma, nessun paragone, anche se qualche elemento si ritrova, ovviamente (oltre all’edilizia di legno e le cupole a cipolla). Tra la Daugava e il fronte dei Parchi, Kronvalda, Esplanades e Vermanes, ho girolato abbastanza, per vedere il Doma e altre chiese, le case dei Tre Fratelli, la Casa delle Teste Nere, la Torre delle Polveri e altri siti segnalati dalle Guide. Poi, con Stefano, siamo andati al Grande Mercato pubblico, in zona Stazione dei Treni, con assortimento alimentare strepitoso, incluso il pescato (aringhe e salmoni su tutto). I Forni a legna producono in continuo pani piatti grandi come pizza, appena cotti; formaggio molle è steso sui teli come ad Odessa, ma più igienico. Abbiamo visitato anche un Museo di Arte Contemporanea, dentro l’elegante Parco Esplanade: niente di sensazionale, con moltissimi emuli Lèstoni di Matisse e Cézanne. Alfredo e Alessandra avevano un AirB&B delizioso, arrampicato in un vecchio cortile, perfettamente restaurato: così abbiamo cenato qualche volta in Vecriga, locali di tendenza e bar Vins ar Odzime. Ricordo due soste con Alessandra, attendendo i giocatori: un panino al bar, di fianco al Duomo e un aperitivo al Vins Ar Odzinu, in Kloster Iela. Alternativi, senz’altro, ai piatti di plastica con salsicce e patate, o con i nachos-con-chili, della nostra pludmale sulla Daugava. Lì, mi sembrava di essere a Forte Marghera o a Fusina, bordo Laguna, alle Feste dell’Unità. Nostàlghia.
JUGENDSTIL
Appassionata senza condizioni del Liberty, ho dedicato molte delle mie fotografie di Riga alla zona Jugendstil: Alberta Jala, Elizabeta Jala e dintorni, dove Mikail Eizenstein si è sbizzarrito tra i Secoli XIX e XX, lasciando a Riga un’attrazione notevole per i visitatori globali. Direi che possa competere, per questo, con le altre Capitali europee o sudamericane; invece, anche se molte delle nostre città italiane hanno finora dedicato poca enfasi ai quartieri di questo periodo: abbiamo talmente “tanta roba” che non ci serve esibire anche Liberty e Deco. Però, perché no: a Torino, Milano, Parma, Spezia. Le immagini dicono meglio delle parole. Io dirò che dell’architetto Eizeinstein, padre del regista famoso (Girolo Odessa), parla il libro Anime Baltiche, segnalato nel Girolo Il Doppio cuore di Tallinn. Come mai Tallinn non ha quartieri Jugendstjl?? O li ha e fa come noi in Italia? Non ricordo nulla del Cafè Deco, dentro un Centro Commerciale dalla parte giusta della Daugava, molto raccomandato dalla Lonely Planet: mi pare di averlo raggiunto sotto un diluvio estivo, ma forse era giorno di chiusura o era in restauro.
CIMITERO E MUSEO ETNOGRAFICO
Mi ricordo invece abbastanza bene due giroli fuori porta, portata in estrema periferia da un bus e dal cambio di due tram. Nel primo girolo, ho compiuto l’intero periplo di un lago interno, il Kis ezers: sobborghi urbani e boschi, fino al un Kapi, cimitero, di Jaunciema, dove le sepolture erano talmente rare da non notarsi e non marcare percorsi precisi. Mi sono quasi persa, per mancanza di riferimenti e sono stata contenta di avere un cellulare col GPS, facendo riferimento alla Azienda Trasporti rigassatikme.lv e al tracciato dei suoi mezzi. Un po’ delusa, nel secondo girolo suburbano ho scelto un lago più piccolo, Juglas ezers e una destinazione turistica, il Latvijas Etnografiskais: vecchi edifici in legno, messi in salvo, mulini a vento, chiesòle, fattorie, tutto dentro il bosco. Nessuna delle due esperienze, Kapi e Muzejs, è stata entusiasmante: per consolarmi, acquistai tre cuscini, lavorati a “quilt”: speravo fosse artigianato Lèttone, dato che dal 2015 a Riga si svolge il Festival Tekstilmozaika, una declinazione locale del patchwork (esiste anche il sito latviaquilting.lv). Però, usando la app Lens, dalla foto dei miei cuscini rigati sono arrivata su Etsy, dove vendono oggetti “quilt”, moooolto simili: ormai è difficile capire cosa sia local, in un mondo global; cose fatto a mano o a macchina. Tornerei a Riga o a Tallinn?? Mi salva il mio obiettivo di andare a Vilnius: il terzo è dato! Ma, mi espongo: Riga l’ho trovata più “normale” di Tallinn, più Capitale, più città d’Europa. Tallinn, nonostante Pirita e Kopli, la ricordo come un cameo turistico (ha 2/3 degli abitanti di Riga ed una superficie di 2/3).