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READING CITTÀ NORMALE

Le persone molto colte, associano Reading al poema Ballata della Prigione di Reading di Oscar Wilde. Io non sapevo che esistesse, prima di andarci e nemmeno per le tre settimane che ci sono stata, nel 1993. Quell’anno, ho avuto un diverbio importante con il Presidente del mio Consorzio di ricerca (che poi sarebbe diventato Ministro). Prima sono “fuggita in Svizzera” (Girolo Vitra) e poi ho preso la decisione di andare a rinfrescare il mio Inglese in UK. La Girolona reagisce così, agli ostacoli: girola. La scelta di Reading, difficile da capire, è dovuta al fatto che un amico era ospite in quella Università. La stessa, anche se in altri dipartimenti, dove aveva insegnato uno scrittore veneto abbastanza famoso, Meneghello (Pomo Pero, Libera nos a Malo e I piccoli Maestri). Chiesi al giovane amico se mi trovava un alloggio (un vero B&B per un long-stay) ed un corso d’Inglese per stranieri. Lui, un vero gentleman, trovò tutto e io partii. Ero stata in UK soltanto a Cambridge e a Londra, nel 1987 Girolo An Absolute Beginner: avevo una immagine da merry-go-round, giostra di meraviglie, che Reading avrebbe demolito prontamente. Nel 1993 imparai che quando andiamo a Parigi, Londra, New York, NON andiamo in UK, in Francia o in USA. Le Capitali e le destinazioni turistiche non rappresentano il proprio Paese, sono un mondo a parte. Ero già forte di questo assioma, quando nel Nuovo Millennio sono andata a Pechino e Shanghai, che NON sono la Cina! Giroli China. Le cosiddette global cities o capitali cosmopolite: non che si assomigliano tra loro (anche), ma assomigliano poco ai propri Paesi e, se lo fanno, bisogna andarsi a cercare le somiglianze con molta attenzione. Reading è, invece, una città molto rappresentativa dell’UK: l’ho capito paragonandola (dopo), a Liverpool, Manchester, Birmingham e Sheffield, dove sarei stata in viaggio di studio con Marina nel 2006 Girolo Midlands; oppure a Guilford dove partecipai ad un meeting della UE nel 2010. Mi verrebbe da dire città normali, se non avessi paura ad usare questo aggettivo: nessuna persona e nessun posto sono davvero normali, c’è sempre una distinzione nella loro materia. Per spiegarmi in poche parole, Reading assomiglia alle parti non turistiche delle destinazioni inglesi: fuori dal centro di Cambridge, di Oxford, di Bath, di Chester o dal Close di Salisbury. Assomiglia ad alcune periferie di Londra, di Glasgow e di Dublino. Insomma, direbbe qualcuno, Reading è brutta, non ha niente “da vedere”. Io, qui, cerco di ricordarmi com’è Reading e di dirvelo: anche se sono passati quasi 30 anni e anche lei sarà molto cambiata. Io, solo guardando le mappe del Southwest, sono rimasta stupita delle anse del Tamigi, appena fuori Reading, quasi un lago: in tre settimane non ho percepito che ci fossero. Forse stava iniziando proprio allora la fase di recupero degli spazi fluviali nelle città della rivoluzione industriale e oggi si potrebbe fare un girolo nella Thames Valley, avendo come campo base proprio Reading. Quindi, è uno di quei luoghi nel quale non posso dirvi ANDATECI (come a Uddevalla in Svezia, Girolo Bohuslan), ma posso darvi un’idea del perché io ci tornerei volentieri.

ALLA SCOPERTA DI:

MATTONI E PARACETAMOLO

La prima caratteristica di Reading, che non potete ignorare è la dominanza prepotente dei mattoni: anche nella versione imbiancata, che pretende di essere decorativa. Questo ne fa una normale città della rivoluzione industriale inglese, come nel Regno Unito trovate a iosa. C’erano evidentemente molte factory e row (case a schiera) o tenement (stabili di appartamenti) anch’esse in laterizi. Ricordo bene lo stabilimento Huntley & Palmers dei biscotti, che ancora vengono prodotti e distribuiti su larga scala. A Londra, una decina di anni fa è diventata di moda Brick Lane Girolo Londra 2009, a Reading si trovano brick lane ovunque ed era di mattoni anche la casa del mio B&B, presso una famiglia che di solito ospitava studenti o rappresentanti di commercio. Facevo colazione, con uova, fagioli e salsicce, poi prendevo un treno e me ne andavo a Londra, o a Oxford, Bath, Salisbury dove facevo la turista: lì c’erano cose da vedere. Poi mi sono beccata una bad flu con la febbre alta e sono rimasta a letto tre giorni, riempiendomi di paracetamolo comperato da Boot’s, un farmaco che non conoscevo e che da allora è diventato per me “la cura di ogni male”. Nel UK (anche se lo usano per suicidarsi) vendono paracetamolo in tutti i drugstore e cornershop, senza ricetta. Memore del costo proibitivo dei treni, nelle rush hours (fasce orarie dei commuters), mi adattavo andando e tornando da Londra in strani orari: to-and-fro la Stazione facevo un bel tratto di Reading a piedi, incrociavo gli studenti che andavano o tornavano dai College con le loro divise. A volte facevo spesa di alimentari in qualche Sainsbury’s o Waitrose, per cenare in camera: una insalata di pollo o un take away cinese. Sentirsi vagamente precari fa parte del fascino di viaggiare soli. 

La dominanza prepotente dei mattoni

A FLIRT WITH DIVERSITY

Rientravo a metà pomeriggio perché avevo le mie lezioni, presso una Parrocchia cattolica dove si tenevano corsi per stranieri lavoratori. Erano poco costosi, si pagavano una alla volta, solo se si era presenti, mettendo le sterline dentro una cassetta per le offerte della chiesa. La mia classe, quella subito successiva ai principianti, era frequentata da cameriere, lavapiatti, infermiere, portieri, fattorini e commesse. Io ero l’unica assidua e spesso facevo due classi di seguito: entravo alle 18 e uscivo verso le 22, interrompendo per andare a cena, in qualche fast food. Il mio teacher era un bravissimo professore in pensione e ci sapeva fare, con un mix di discenti etnicamente e socialmente variatissimo. Mi prendeva anche garbatamente in giro, per stare in mezzo a quel popolo di sottoproletari immigrati o con permesso di soggiorno: mi diceva che flirtavo con la diversità e che sapevo tradurre transustanziazione ma non lavandino. Tutto vero. Ho ancora i compiti che ci assegnava per casa e che correggeva con una penna rossa. Col mio animo da eterna discente, adoravo quel Corso e mi piaceva talmente quella scuola “per lavoratori”, che certi giorni rinunciavo a girolare e ci andavo anche la mattina (però i professori erano diversi). Per qualche anno ho ricevuto un paio di biglietti di auguri dalla Turchia e dal Vietnam, poi i miei compagni di classe sono spariti, e io per loro. Quando uscivo la sera, a Reading, lo facevo con il gentleman e sua moglie, con i loro amici dell’Università: capivo un decimo delle loro conversazioni, ma ero sicura che sarei migliorata, grazie al mio teacher.

 

I DRAGHI E GLI ARCIERI 

Una delle gite fatte da Reading (esclusa Londra) è stata ad Oxford, dove non ero mai stata: avendo vissuto a Cambridge per oltre un mese nel 1987, ritenevo il tipo “città universitaria” già visto. Quello che ricordo come una rivelazione è la campagna dell’Oxfordshire che poi è il Berkshire, o la Thames Valley, quella che aveva le anse proprio a Reading. Dal treno ebbi la visione di un paesaggio fiabesco e sospeso: era davvero come se quelle colline basse, quei prati uniformi (da golf), quei grandi alberi neri e maestosi, attendessero l’uscita del Drago e dei cavalieri che lo avrebbero sconfitto. Oxford l’ho fotografata in bianco e nero, ma senza convinzione: credo sia bella, ma la trovai troppo simile a Cambridge e non provai stupore per le architetture gotiche, i cortili dei College, i parchi. Nel 1993 non c’era ancora l’usanza di festeggiare Halloween e la zucca sul balcone di Oxford è un’icona. Molto più stupefacente è stata per me Bath, luogo che per chi si occupi di turismo è un caposaldo. Visitai ovviamente i Bagni, romani e Inglesi, le Ball Room, i colonnati e il Ponte con le sue botteghe. Ma quello che davvero mi stupì furono le case a schiera organizzate nei cosiddetti Crescent, cioè ad anfiteatro o mezzaluna: pensare che questi appartamenti erano destinati ai soggiorni periodici (curativi o mondani) ci rivela una modernità strepitosa, altro che villaggi turistici!! Non ho foto del centro di Bath, se non del Crescent; tutto intorno, sulle colline, una ridda di case per villeggiatura, che possono mettere a tacere qualunque critica sull’espansione turistica balneare del dopoguerra. In uno dei parchi di Bath, una mezza foresta a due passi dalle Terme, ho trovato personaggi due arcieri che si esercitavano a colpire di spada: forse contro i Draghi o per rievocazioni storiche, come quella di Tintagel Girolo Cornovaglia. God save the UK! 

SALISBURY

L’ultima gita turistica da Reading è stata una rivelazione: la Cattedrale di Salisbury. Stando a Cambridge (nel 1987) avevamo scoperto la Cattedrale di Ely, a metà tra romanico-normanno ed early gothic, con le sue stupefacenti vetrate. Le mie fotografie sono diventate icone: le ho ingrandite e tenute esposte per decenni. Andai pertanto fiduciosa a Salisbury, ma non mi aspettavo un sito tanto delizioso, il Close, di rara compiutezza e particolarità; appena fuori c’è una manor house, Mompesson che da lì a poco sarebbe stato set di Sense and Sensibility, da Jane Austen.  Se avessi saputo, mi sarei trattenuta per conoscere Kate, Hugh ed Emma, solosophia.com invece ci sono tornata una seconda volta, solo per acquistare una catena da orologio da regalare a Stefano. La terza volta, sono andata con lui, rientrando dalla Cornovaglia e passando da Stonehenge, imperdibile. Bath e Salisbury non sono posti “normali”, come Reading, Guilford o le città delle Midlands. Per quanto girolona atipica, con la pretesa di essere viaggiatrice e NON turista, finisco a dover riconoscere che il Turismo e le Guide raccomandano quello che merita di essere raccomandato. Con errori ed eccezioni, ma sostanzialmente sì, quello che vi dicono sia da vedere è da vedere. La banalità del bello.