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  >  Viaggio con i libri   >  PARIGI 2003-2004 (3)

PARIGI È UNA CREPE 

Immaginate che Parigi sia una crepe, non perfettamente regolare: c’è il Louvre al centro, o se preferite Jeanne d’Arc d’oro sul suo cavallo d’oro, in Place des Pyramides. Siamo nel 1° arrondissement dove si concentrano un sacco di monument historique, con le stelle TCI, il Palais Royal; il Pont Neuf che porta a l’Ile de la Cité e alla Sainte Chapelle-Conciergerie. Subito adiacente, nel 2° arrò, c’è il nostro appartamento in rue Tiquetonne, il Rocher de Cancale e la Grille de Montorgueil le nostre brasserie; il 4° arr. col Centre Pompidou, il BHV,  Place des Vosges, il Musée Carnavalet (Girolo Parigi Icona). Dovessi preferire, sceglierei la metà crepe verso le Bois de Vincennes, La Villette a Nord e Bercy a sud con la Biblioteca Mitterand, il recupero dei Grands Moulins e la Butte a Caillé, la Cité Universitaire con cose di Le Corbusier. La parte verso ovest, fino al Bois de Boulogne, Montparnasse a sud e Montmartre a Nord, mi piace meno con l’eccezione dell’area Opera-Madeleine-Vendome. Sapete già che non amo Montmartre (Girolo Paris Ouverture), anche se torno in rue Frochot alla mia casa con le vetrate liberty e rivaluto i dintorni, fuori dal bric-a-brac turistico: salendo da la Poissonnière, sosta al pub O’Sullivan, una cena al Bouillon Chartier, moltissimi negozi di tessuti, finché l’environ si variega di etnie, verso Menilmontant e Bellevue (il Cimitero Pere Lachaise, dei romanzi di Pennac). L’asse della grandeur, Place de la Concorde-Champs Elysée, lo salvo solo perché conduce al luogo lunare della Defense (che è già una banlieue). Non mi sono sympà il Trocadero, il Palais de Chaillot, les Invalides, e vicinanze, ma bisogna andare nel 7°arr. lungo il quai d’Orsay per il Museo (imperdibile) e sul Quai de Branly per il Museo (che non c’era nel 2003 ed era in cantiere nel 2013). E salvo anche rue Grenelle super chic col Musée Maillol e rue Saint Dominique animatissima e con una bella prospettiva della Tour Eiffel. La quale, udite udite, sta nella mezza crepe della Rive Gauche, celeberrima per il Quartiere Latino di artisti e studenti, che sale fino a Montparnasse: nel 2004 ospiti in Rue de l’Ecole, mi ci sono acclimatata, senza impazzire per i luoghi troppo segnalati dove Hemingway ha fatto qualunque cosa, come racconta in Festa Mobile. Mi sono piaciuti il Museo de Cluny (La Dama dell’Unicorno per dire), Place de la Contrescarpe, Rue Mouffetard (Girolo Paris Ouverture), diverse creperie, ça vas sans dire. Inorridiscano i cultori de La Closerie de Lilas, La Brasserie Lipp e Le Select (luoghi di Hemingway), Shakespeare & Co., che girolano con Festa Mobile in mano (o fingono di averlo letto). Ho visto da fuori questi luoghi sacri ma, alla fine, mi rifugiavo da Nespresso a St. Germain (bellissima la Chiesa) a scegliere gli aromi per la nostra macchina di Rue de l’Ecole. Capsule luccicanti come fossero gioielli e assistenti alla vendita che ti trattavano come da Cartier: uscivi con una borsa nera elegantissima,  e non c’era ancora la grafica pop della Ferragni, per fortuna. Confesso che a St. Michel e anche ai Champ Elysee e a Pigalle (tre must turistici che non amo), mangiammo da Chez Clement, una catena che leggo essere fallita, dopo un lungo processo. 

ALLA SCOPERTA DI:

PARIS ETOILES: DAL LOUVRE ALLA MADELEINE

Parigi è indivisibile dai suoi restò, bistrot, brasserie, almeno è stato così per me (scuseranno quelli che dividono le informazioni utili dalle cose da vedere). Tanto che, proprio a Parigi, avevo scoperto nel 1988 i primi cafè letterari, dotati di scaffali con volumi anche impegnativi, non solo i giornali col bastone (palma d’oro alla Contrescarpe). In verità, per la canicule del 2003, avevo divorato romanzi nelle notti insonni in rue Tiquetonne, finché i ragazzi della Propreté non aprivano i rubinetti per lavare le strade. Avevo deciso di leggere in francese (lingua avvicinata con 10 lezioni alla Alliance di Venezia, da una insegnante berbera) ed ero partita subito con Milan Kundera, ceco naturalizzato, leggendo L’Ignorance, non proprio facilissimo. Poi ero slittata su acquisti scontati de La Samaritaine, al Pont Neuf (edificio art nouveau), scoprendo due sorelle bouquiniste che sotto pseudonimo maschile Claude Izner scrivevano le vicende poliziesche di Victor Legris, all’epoca de l’Exposition Universelle 1889. Un modo per rendermi sympà la Tour Eiffel e le zone dell’Expo; un secondo polàr si svolgeva al Carrefour des Écrasés, tra Montmartre et Poissonnière, vicino a casa. Il Municipio di Parigi da qualche anno organizzava Paris Plage con attrezzature lungo la Senna, per prendere il sole (follia) o arrampicarsi sui murazzi; ampi spazi sabbiosi per giocare, persino in piazza de l’Hotel de Ville. Affrontando il caldo torrido abbiamo comunque praticato molti Musei (che offrivano refrigerio non solo allo spirito) ma anche monumenti esterni, le etoile di Parigi tradizionali e modaiole. Dei Musei non posso riferire, non vale nemmeno la pena, adesso che potete vedere le collezioni nei siti, ultime acquisizioni, mostre temporanee. 

Vi metto i link et voilà: 

  1. louvre.fr
  2. fondationlecorbusier.fr
  3. museemaillol.commusse-jaquemart-andree.com
  4. mussepicassoparis.fr
  5. musee-moyenage.fr
  6. musee-orsay.fr
  7. epmo-musee.fr
  8. quaibranly.fr
  9. fondationcartier.com
  10. musee-marmotton.com

Non dirò mai che una visita virtuale compete con quella reale, o che andare nei siti ogni tanto è come andare un giorno sì e un giorno no al Beaubourg! Paola Frare una delle mie allieve predilette, aveva fatto una Tesi sui musei virtuali (che sbocciavano a inizio ‘90), facendomi capire quasi tutto sul potenziale, immenso, e sui limiti immensi: sulle differenze che ci sarebbero sempre state anche se, allora, si tendeva a schiacciarle. Ma, soprattutto durante la Pandemia Covid, i musei del mondo dentro il tuo PC, sono stati una meraviglia. Giroliamo tra le etoile di Parigi. Vicino a casa, rue Tiquetonne, c’è St. Eustache (mezza ripulita e mezza no): sulla piazza, verso un Giardino dedicato a Mandela, c’è una scultura che mi piace, si chiama l’Ascolto, è una testa ovoidale, con una manona all’orecchio. Da lì possiamo passeggiare tra le stelle: il Louvre (cioè le Tuileries), la Piramide di Pei (imperdibile), Jean d’Arc (lo stupendo film di Luc Besson è disponibile su youtube), il Palais Royal, con un suo Giardino delizioso, visto anche con la neve nel 2013. Un recupero ardito della Court d’honneur, lo ha popolato di colonne di varia altezza a righe blanch-et-noir dette di Bouron, dal nome dell’artista. Lì presso dei ristò in cui vorrei ma non  entro (Le Macèo e le Grand Vefour stupendamente d’antan), Le Grand Colbert dove andrò nel 2015, un Cafè Ruc dove nel 2013 pranzerò con Sebastiano, collega-amico di Guia (Valdobbiadene), che lavora a Bruxelles ma (grazie alla grand vitesse TGV) abita a Parigi. Vicina anche la Gallerie Vivienne, una delle più caratteristiche del periodo di vera flanerie. Spostiamoci oltre il Louvre, nella zona dell’etoile Opera (non quella nuova che è a Bastille), dove ritrovo le mie adorate damoiselle lucifere; le strade che confluiscono all’Operà ospitano l’hotel del 2015 (il Normandy), il Musee Maillol (dove nel 2003 c’è una esposizione su Basquiat), le botteghe super chic di rue Grenelle. In rue St.Dominique, ceniamo alla Auvergne Gourmande, una boucherie deliziosa. Siamo stati anche all’ Ambassade d’Auvergne vicino al Museo Picasso nel 3° arr: oggi ha un sito superlusso, ma io non me lo ricordavo così. Vicino all’Operà un’altra etoile è La Madeleine (boh), nella cui Place c’è un santuario gastronomico parigino, che è Fauchon. Consideriamo una stella parigina anche Place Vendome, che luccica delle sue griffes (Cartier, Chanel, Gucci, Dior, Valentino, Bulgari per dire), del Ritz e del Buddha Bar (Girolo Icona Parigi 2). Lì vicino è tutto blindato per la presenza dell’Ambasciata Americana: si arriverebbe a Place de la Concorde, (di eleganza imperiale), ma dobbiamo fare un detour, per evitare cordoni fitti di Gendarmerie, in assetto antisommossa.

PARIS ETOILES II DA NOTRE DAME AL PANTHEON 

Mia sorella si è laureata a Torino con una Tesi sulle vetrate de la Sainte Chapelle di Parigi: dovevo andarci in  pellegrinaggio. Valeva la pena saintechapelle.fr, anche per i vicini Quai della Senna con i loro bouquinisti e il mercato dei fiori, di fama eterna. Li presso, la stella più famosa, Notre Dame: quando è andata a fuoco recentemente, ho pensato che l’aveva già “rifatta quasi tutta” Viollet Le Duc, adesso toccava un’altra volta (troppo cinica?). Però bella è bella (bellissima) e merita starci dentro, a parte il refrigerio dalla canicule. Stella anche l’Ile de la Citè nel suo complesso e l’Ile St. Louis in particolare. Luoghi super turistici, ma vale la pena. Tra il Pont Neuf (vicino alla casa del 2003) e la Conciergerie, dove abitano Bianca Piero e Francesco (in rue de l’Horloge) c’è un quartiere Dauphine che rappresenta bene (secondo me) la Parigi regale (non per niente il Delfino era l’erede al trono), quella che si vede spesso nelle stampe d’epoca (con i  tetti azzurri) e nei film storici. Siamo quasi a Rive Gauche e passiamo alle loro stelle. Le Chiese del quartiere Latino meritano; è bello il complesso de la Sorbonne; andate fino al Palais du Luxembourg e ai suoi Giardini: stella parigot sono i giocatori di bocce, usciti da un film d’antan, col basco vedrete Gabin, Auteuil, Depardieu, Yves Montand, Lino Ventura, facce così. Ho memoria di una chiesa di St. Etienne, con una facciata pastiche, che contiene vetrate preziose: ne vedete di omologhe al Museo de Cluny (bellissimo sito, palazzo e chiostro), ma con meno atmosfera. Guardando le mappe (TCI) vedo St. Etienne (Stefano) è vicina al Pantheon e non lontano dal Jardin des Plantes e dall’Arena di Lutèce (la Parigi romana), stelle che non mi hanno illuminata. In zona Pantheon abbiamo girolato con Sebastiano e la piccola Flora nel 2013, molta neve, gran freddo (meglio della canicule) e ci siamo ristorati a Les Bugnes, cucina basca, con le vetrine piene di palle ovali. Un posto parigot contemporaneo, fuori dai campi di stelle.

ÉTOILES DE BANLIEUe

Sapete la mia passione per le periferie e per i luoghi urbani dismessi, in trasformazione: Parigi fa per me,  sempre animata dallo spirito del Barone Haussman, che sventrava e ricostruiva con grand traveaux. Solo un aperitif, prima del terzo Girolo Parigi Surprise. La Defense, la Villette, alla fine del canal St. Martin, luogo culto per chi ama Simenon. E poi Bercy, la Citè Universitaire, Les Grand Moulins, La Butte au Caille e Belleville, la Butte Chaumont, il marche aux puces de Clignancourt pucesdeparissaintouen.com. Il Bois de Boulogne e il Parc Citroen. E Poissy con la Ville Savoye (Girolo Corbu). Parigi è continuamente bella.