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IL BOSCO DEL DUCA 

Un tocco di Olanda a colori, per andare in pari con quella d’antan, in bianco e nero.

Girolo per lavoro, 2010: l’occasione per tornare in Olanda dopo 18 anni. La Città partner del Progetto europeo è s’ Hertogenbosch, nel Brabante, per gli amici Den Bosch (il Bosco), il Duca che la fondò è Enrico di Brabante e ha dato i natali ad un pittore geniale che è Hieronymus Bosch, per l’appunto. Quello della copertina dei Deep Purple, per intenderci. Ci eravamo passati nel 1992 (Girolo Olanda in bianco e nero), ma avevo fissato soltanto l’immagine di una cattedrale, Sint Jan, con le sue absidi molto decorate. Lo stile si chiama Gotico fiammeggiante, che rende l’idea. Nel 2010 ho la possibilità di visitarla e di gustare vetrate che a me sembrano molto belle anche se non le ho trovate in nessuna guida! Per il resto Den Bosch mi pare una media città d’Europa, né bella né brutta, con un mercato pieno di tulipani e di biciclette. Nei progetti Europei il tempo si passa dentro strutture per convegni, a tavoli di scambio “delle migliori pratiche”, best practices: nel caso specifico si trattava di anziani ed uso delle nuove tecnologie. Una premonizione del mio sito LaGirolona.it ? Sono possibili poche fughe, come quella che ho fatto io a Rotterdam. Dovevo ristabilire un equilibrio con l’Olanda in bianco e nero del ‘92 e soprattutto con le birre tripel, con le quali avevo un conto aperto da 18 anni.  Confesso che, andando da Den Bosch a prendere l’aereo a Schiphol, mi sono fermata anche ad Amsterdam il tempo di rivedere il Museo Van Gogh e di prendere un tè con Stefania, in un improbabile pasticceria specializzata in torte nuziali. 

ALLA SCOPERTA DI:

ROTTERDAM DELFSHAVEN

Amsterdam e Rotterdam sono un po’ come Lecce e Bari per i pugliesi: difficile chiedere a loro quale è meglio vedere, perché escludono che siano paragonabili e, a seconda di dove sono nati, vi guardano male, come se diceste un’eresia. Vi ho detto che Amsterdam, a parte i suoi Musei, non mi ha entusiasmata e che sento di doverle concedere una seconda occasione. Invece, Rotterdam mi è piaciuta moltissimo, subito. Ci sono stata mezza giornata, sfruttando pienamente il suo sistema di trasporto pubblico con biglietto unico, incluso quello dei treni, su tutto il territorio nazionale. Un sogno che in Italia accarezzeremo invano. Sento subito i commenti: ma loro sono un Paese minuscolo!! Sì, certo, piccolo ma organizzato.

Sono stata al vecchio Porto, quello che è stato costituito in Museo, si chiama Leuvehaven e lo trovate facilmente alla fine del Coolsingel, che dalla Stazione Centrale va verso il Canale Maas (che poi sarebbe la Mosa). Il porto, se lo guardate in pianta, ha la forma del piede di anatra. Tutta Rotterdam è organizzata attorno a dei bacini portuali, in uso commerciale o recuperati a quartieri residenziali e forse è per questo che mi piace. Non ho avuto tempo di fare la visita guidata del vero Porto, quello commerciale, che si chiama Port Experience. Dalla Stazione dei treni di Blaak, non distante dalla zampa di anatra, ho preso il tram n.8 e sono approdata subito a Delfshaven, zona incantevole, sempre affacciata sul Nieuwe Maas. Questo porto canale, si potrebbe scendere fino ad Hoek van Holland che è sul Mare del Nord, di fronte all’Inghilterra. Posso dire che Delfshaven è una summa dei caratteri Olandesi, che avevo colto nel Girolo del 1992: barche, canali, case di mattoni, biciclette. Mi sembra molto meno “in tiro” rispetto ad Amsterdam, ma ugualmente caratteristica, e c’è meno turismo (credo). Quello che trovo molto più forte, qui, è il contrasto tra pittoresco ed innovativo, la continua commistione di parti conservate com’erano secoli fa e parti che incessantemente si modificano: non solo architetture moderne (che ci sono anche ad Amsterdam), ma cantieri aperti e soprattutto le attività marittime, che proseguono, persino dove sono state costituite enclave museali. É come se Rotterdam rifiutasse il cliché di città da visitare, non so spiegarmi meglio. Questo me la rende molto simpatica e potete capirmi se girolate con me a Reading, a Glasgow, Odessa e Manchester. Ovviamente si finisce per fare i turisti, comunque, perché questo siamo, ma la scelta dei luoghi aiuta a non esagerare. In altre parole: Delfshaven è quel tanto di icona olandese che mi basta. Inclusi locali di ristoro, che pullulano, gallerie d’arte e atelier di moda. 

LA CITTÀ SI RIGENERA

Per il resto, sempre utilizzando i tram, n.20 e 21, faccio il nuovo ponte Erasmus e mi inoltro chissà dove, fino ad un quartiere qualsiasi affacciato sull’acqua, con case di abitazione nuovissime (ne vedremo di simili a Stoccolma). Mi interessano moltissimo questi interventi urbani, sui canali che sono stati portuali, e vengono recuperati alle abitazioni e ai quartieri residenziali, con appartamenti di qualità, bella veduta sull’acqua, parchi e rive dove passeggiano cigni e anatre. In alcuni ci sono degli attracchi appositi per case battello: vecchie chiatte dove le persone hanno scelto di abitare, come a Kobenhavn. É quello che vorrei tanto vedere a Marghera! Il che non vuol dire, affatto, chiudere tutte le attività portuali e industriali, anzi. Rotterdam è una best practice.

Vi segnalo alcune icone di Rotterdam, dalle quali potreste partire per farvi un itinerario che duri più della mia mezza giornata. Nel Museo di Leuvehaven: lo Stadsgraanzuiger 19, elevatore galleggiante del grano del 1927 con il suo fantastico aspirapolvere giallo. Posteggiato in canale, tra le maestose gru e imbarcazioni di ogni epoca (la Je maintendrai, per esempio, coi tre leoni dello stemma Reale), sullo sfondo di edifici modernissimi a torre e del nuovo Ponte Erasmusbrug, presenza dominante. Vicino alla Stazione Centrale, i nuovi grattacieli blu notte, bellissimi: nel 2010 erano in costruzione.

Al Maritime Museum c’è anche l’unico mulino a vento che ho visto in due giroli olandesi: ho sempre disertato le zone dove pullulano, alla Kinderdijk e a Zaanse Schans (holland.com). 

Chissà dove, dal tram, intravedo un edificio che potrebbe essere De Stijl, con la scritta Diepeveen, una marca industriale: andandolo a cercare oggi, nel web, scopro che è diventato nel 2019 la “porta” di un nuovo recupero urbano, il quartiere DakPark. Rotterdam procede nelle sue best practices. 

Ultima icona, riprendendo il treno per Den Bosch: è facilissimo commuoversi per un tramonto rosato sul mare, sulle dune, dietro le montagne, in laguna, in vista di un arcipelago. Ma il sole che si inabissa tra i vagoni in deposito, facendo dorare i cantieri di un grattacielo con le gru è una dolcezza contrastante, sapore di cose che finiscono, altre che stanno venendo, e noi comunque andiamo.

Mi piace chiudere con la segnalazione di un sito 24kitchen.nl, una rete Disney per l’Olanda, che trasmette ricette filmate: non capirete un accidenti, perché il neerlandese è veramente una lingua ostile, piena di risucchi e spari. Però, con gli occhi, potrete prendere spunto per fare delle Bitterballen che sembrano appetitose e il Bosch Koek, la torta del Bosco, una specie di pan dolce, carico di spezie. É un po’ come guardare un italiano che vi spiega come si rispettano le code agli sportelli e i divieti di parcheggio. 

Fa tenerezza.

Il contrasto tra pittoresco ed innovativo, la continua commistione di parti conservate com’erano secoli fa e parti che incessantemente si modificano