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COINCIDENZE

Tre coincidenze fanno un buon motivo. Vi ho detto che a Milano gli hotel sono irragionevolmente carissimi (è il turismo d’affari): girolando in Booking trovo un extra lusso (con piscina), al 40%. La zona Lodi TIBB, sapete che è stata una delle mie, ai tempi dell’università (Milano 1 d’Antan). Proprio al di là dello Scalo di Porta Romana (grande cantiere per le Olimpiadi del 2026), Fondazione Prada ha recuperato una ex distilleria industriale (Studio OMA di Rem Koolhaas). Come resistere? Lungo la mia Dolla (Dolo-Biella), ecco un quarto Girolo Milanese. Che rappresenta una rivalsa italiana, nei confronti della Germania, in tema di arte contemporanea (Girolo Germania) e di nuove architetture urbane. Un guizzo di amor patrio!!

Bisogna liquidare il luogo comune

 che questa regione e questa città 

siano inferiori di bellezza 

al resto dell’Italia

G.PIOVENE, 1957

ALLA SCOPERTA DI:

PRADA

Vi ho portati al Silos Armani, in zona MUDEC (Milano Tortona). Prada ha fatto un intervento diverso: un compendio produttivo dismesso, recuperato e dedicato ad installazioni permanenti di Arte Contemporanea, Cinema Godard, convegni e laboratori, spazi per Mostre di artisti/e, ristoranti. Un caldo straziante (Milano non è città estiva, forse per questo svendono le camere al 40%), arrivo da Prada all’apertura (10.00): la prima cosa è una colazione nel Bar Luce, con i banconi e arredi Anni ’50 di Wes Anderson. Ci sono io e i ragazzi di Prada, con un  piglio ruvido-elegante. Il recupero edilizio è sapiente, lasciati in evidenza i caratteri originari, sono stati inseriti acciaio, pietra, vetro, intonaco, legno che sembra fossile, un edificio tutto d’oro. È in Mostra Pino Pascali, che collocherei nell’Arte Povera, con Pistoletto (Girolo Fuoriluogo 2023) e infatti, ci sono anche due opere del Maestro biellese (gli specchiati)! Pascali, negli anni ’50 e ’60, ha utilizzato cartone, moquette, lana di acciaio (la famosa paglietta per grattare le pentole!), setole di scope in plastica. Molto interessante, ignoravo chi fosse. Compiaciuta di essere a Milano e non a Karlsruhe, affronto la Torre di Koolhaas, che svetta, bianchissima di fronte allo Scalo, futuro Villaggio Olimpico. Ho una veduta del cantiere (esiste un femminile di umarel?!), che mi ricorda St.Pancras a Londra nel 2009 (Girolo London). I piani alti della Torre (9 in tutto) sono un panorama metropolitano in divenire: arte in sé. Per ogni piano due artisti/e e mi stupisco di conoscerne qualcuno/a, come Damien Hirst e Carla Accardi. A forza di esposizioni, sto diventando meno ignorante. 

CAMPARI MARCHESI PRADA

Torno a prendere la Metro, a Lodi TIBB e decido di completare la visita a Prada, con la sua sede della Galleria Vittorio Emanuele (Mostra di Miranda July, mai sentita). Siccome aprono alle 14, approfitto per rifotografare i mosaici del Camparino, di cui ho due scatti venuti male. Regalo inatteso: in una Galleria strapiena di gruppi turistici, che ti travolgono perché impegnati a farsi i selfie con il tablet, il Bar d’angolo è deliziosamente deserto (la cassiera addirittura si assenta mentre consumo); un inedito totale perché di solito fai a gomitate. Al contrario, verifico che è IMPOSSIBILE fotografare i mosaici, perché la luminosità che riflettono impasta tutto quanto, qualunque esposizione si utilizzi, in un plancton art nouveau:  non erano sbagliate le mie foto del 2000, è Campari che vuole essere visto solo in presenza. Dopo le 14, Prada Osservatorio mi regala una vista sulle coperture della Galleria, fantastica: penso quello che mi capita spesso coi Musei Veneziani, fuori dalle loro finestre si vede Arte, tanto quanto dentro. Mi stupisco che la Miuccia (Prada) non abbia ottenuto un accesso privilegiato alle coperture, ci sarebbe la folla, come in Galleria. I turisti, per mia fortuna, si aggrumano tutti al primo piano, alla Pasticceria Marchesi (sede storica in Via Magenta) che ha aperto una location qui (vetrina adiacente a Prada): c’è la coda per un tavolino, peggio che al Florian. Brasiliani, Russi, Arabi attendono il proprio turno per i Macarons. Su RAI1, il 18.08, va in onda un reportage sulla nuova Milano, altra coincidenza!

FELICE CARENA

Tra il Camparino e l’apertura di Osservatorio Prada, decido di fare un tuffo nel Novecento, con la Mostra di Felice Carena alle Gallerie d’Italia (Milano), non prima di aver provato un gelato da Vòce di Aimo e Nadia, angolo Piazza della Scala-via Manzoni. Il locale, che funziona anche da cafeteria per le Gallerie, si presenta lussuoso. Carena (che conoscevo da precedente Mostra a Ca’ Pesaro) mi piace, ma meno di quanto atteso: le opere dal 1940 in poi, boh. Meno male che sono “ripiena” dell’arte di Prada e della nuova zona che ho scoperto a Porta Romana. Poiché non di sola arte vive la donna, vi segnalo un ristorante scelto a naso, in via Mantova: Bottega Sicula. Spaghetti coi ricci: non proprio un piatto tipico lombardo, ma squisitissimi.