Madrid
IL CIELO SOPRA MADRID
Sono stata 3 volte a Madrid, eppure so raccontare poco di lei; nonostante il nostro amore per la Spagna, non ho mai affittato una casa per un mese, nella capitale iberica, per provare a viverci, chissà perché. Eppure a Madrid bisogna andare, non fosse altro che per tre dei Musei migliori d’Europa: Prado, Reina Sofia e Thyssen-Bornemisza. Ma iniziamo dal cielo. Dicono che sopra Madrid sia specialissimo e incanti, sarà forse l’altitudine della meseta, l’orizzonte ventoso che arriva fino all’oceano (molto lontano), o un mito, costruito nei secoli. Va detto che Madrid (dalla parola araba canale) diventa capitale spagnola quando i Re Cattolici hanno compiuto la Reconquista della grande porzione di terre, dominata dagli arabi El-Andalus. Fu dopo Isabella La Cattolica, che Madrid divenne strategica per i nuovi regnanti, così centrale e così “nuova” rispetto alle capitali storiche di regioni che erano state Regni, che tendevano a bisticciare fra loro. Per dire che, se Barcellona è Catalunya e non interamente Spagna, Madrid ha qualcosa di distintivo: mi ricorda Montevideo o Buenos Aires, capitale di un paese conquistato. Non so spiegarmi meglio. Il nostro approccio, nel lungo girolo in Spagna del 1997, è sicuramente singolare. Come fecero i reali, ci arriviamo dalla Vecchia Castilla, precisamente da Madrona, vicina a Segovia: cercando alloggi economici, lungo la strada, troviamo un hostal Sotopalacio: nuovo, razionale, comodo, fuori dal caos urbano. Da lì, ci avviciniamo alla capitale attraverso L’Escorial (che era la sede reale), un parco gigantesco e meraviglioso; il palazzo, con oltre 2000 stanze, lo ignoriamo. In città, ci dedichiamo quasi esclusivamente ai Musei, che da soli assorbono le nostre ore madrilene (poi, torniamo a dormire a Madrona). Non fosse per l’episodio stranissimo, sugli scalini dell’Almudena (la chiesa del Palacio Real). Per chi fosse incuriosito, vi rimando al racconto che scrissi, del quale non posso dire che sia fantasia dell’autrice ed ogni riferimento a persone realmente esistite del tutto casuale. In breve: incontriamo un italiano che ci affabula ed ottiene un lauto “prestito” in pesetas: non rivedremo mai più, né lui né i soldi. La trama di una zarzuela? Calderon della Barca: la vita è sogno? Effetti del cielo? Di Madrid, 1997, non ricordo altro e non ho foto. Vi ho detto che la Spagna, va raccontata in altri modi (Giroli Lo Espagnol).
ALLA SCOPERTA DI:
MADRID, CALLE DE LOS LIBREROS
Quando torno a Madrid per andare a FITUR, Fiera internazionale del Turismo, sono passati 10 anni e sono sola; prendo albergo in Calle de los Libreros, una strada stretta, antica, nel cuore del cuore. Scherzando, mi sono portata un abito di raso nero, scollato, dalla collezione di mia suocera Egle (Girolo Riviera Fiorita): sia mai che ci sia una cena dal Re. Invece, scopro i bocadillos con calamares della Plaza Mayor, un’icona: c’è sempre la fila nei locali, ma vale la pena. Torno a Casa Labra, in Cale de Tetuan, me la ricordavo per il baccalà impanato e fritto; ceno con i suoi mitici pimientos rellenos (di baccalà). Di giorno, sono chiusa dentro i Padiglioni della Fiera, in periferia, ma la notte madrilena è un secondo tempo. Alle due del mattino, dico le 2, intere famiglie con bambini passeggiano per il centro, tutti i locali aperti, altro che Ramblas di Barcellona. La movida è travolgente, popolare, locale, socievole. Credo di essere passata al Prado, perché da lì vengono le etichette adesive per i contenitori di cartone di IKEA: magnifiche, viste in fila compongono Il Parasole di Goya. Mai più trovate in nessun museum shop e nemmeno nel web.
La movida è travolgente, popolare, locale, socievole.
MADRID 2011
Finalmente, nel 2011, decido che dobbiamo stare qualche giorno (forse 5) a Madrid, dedicandoci solo a lei. Prendiamo un volo, un ottimo hotel Vincci Soho in Calle del Prado. Io parto nonostante la febbre, imbottita di paracetamolo (Girolo Reading) e nei primi due giorni stermino l’influenza, a colpi di cerveza e baccalà. Per fortuna ci sono le fotografie digitali e so che abbiamo girolato come pazzi (a piedi), sia nei dintorni della Gran Via, sia nei barrios modaioli, come Chueca e Lavapies. Li raccomanda la Guida tascabile Lonely Planet ma noi ci siamo capitati “per caso”, seguendo facciate, balconi, verande, insegne di negozi e locali. Maestro Villa Sidreria, Cafè Central, La Maripepa, Taberna Angel Serra, Juana La Loca (Giovanna la Pazza figlia di Isabella la Cattolica).
Confermo, assolutamente, che Madrid sia una bella capitale, vivace, accogliente, godibile giorno e notte. Non torniamo al Palacio Real, che rimane per noi legato all’affabulatore malandrino. Passiamo molto tempo tra il Parco del Buen Retiro (bellissimo), i Musei, la Gran Via, Atocha, la Plaza Cibeles e il Passeig de Recoletos, in Plaza Mayor, ombelico della capitale, che è ombelico del Paese. Scopro, su un pezzo di pavimento, che Madrid come Biella ha nello stemma un orso in piedi, con un albero (che qui è un corbezzolo). Pensa tu. Il Comune ha appena restaurato il gigantesco Palazzo di Cibele (ex sede delle Poste): fuori un mastodonte senza grazia, dentro un trionfo di novecentismo monumentale, però super tecnologico e accogliente. E poi c’è il nuovo Caixaforum con un giardino verticale. Madrid non è Barcellona, non ha avuto Maragall (Giroli Barcellona), le Olimpiadi, il Forum della Cultura; sbaglierò, ma non sento un anelito di omologazione all’Europa. Siamo nell’ombelico della penisola iberica, sulla meseta, sotto il cielo della reconquista. Qualcosa vorrà dire.