Top
  >  Fuori porta   >  MADONNE BIANCHE
Madonna-Guarda-Bosone-Girolona

SALISCENDI A NOVEIS

Pensa i casi della vita: cercando informazioni sui miei giroli, trovo un sito viaggiaescopri.it dove la guida per il biellese è una giovane esperta di Cureggio, paese del Battistero (Girolo Campi Raudi) e sede di Illustracarte. Grazie a lei ho identificato la Chiesa ignota, incontrata girolando tra l’Alpe di Noveis e Masserano: da quella scoperta han preso corso le mie ricerche di Madonne del Quattrocento piemontese, che mi hanno portata a incontrare i Cagnola (Tommaso e Sperindio), Merli ed il Maestro di Postua. Prima, ero ferma a Gaspare da Ponderano (Girolo Lavatoi mon amour 4), ma l’Assunta di Ailoche, verso la frazione di Piasca, mi ha aperto un mondo: cercando Madonne ne ho trovate ovunque e poi ho scoperto che in queste Valli le Madonne e i loro Santuari pullulano: Madonna della Serra e Madonna della Fontana (Crevacuore), Madonna del Carretto (Guardabosone) e via così. Sono Madonne bianchissime, non nere, come quella di Oropa (Girolo Blu Madonna Oropa): sembran tutte ragazze semplici, stupite di quel fantolino in braccio che a volte gioca col Mondo. Ignoravo tutto dell’Alpe Noveis, la quale sta qualche chilometro a Nord della SS 142 (Girolo: Campi Raudi), dopo Sostegno. Poi Chiara, la Signorina della Trattoria Roma (restaurantguru.it), ha postato una sua gita in quei paraggi e la Girolona si è ispirata. Devo dire, a chi legge, che un conto è raggiungere i siti girolando con la mountain bike, avendo la circonferenza coscia adatta, con l’allenamento e la volontà di Chiara; altro conto è arrivarci in automobile e non raggiungere la giusta altitudine, con la dovuta fatica. Però, questo girolo, conferma (anche) che cercando un panorama ed un’atmosfera, se ne trovano altri. L’attesa è molto importante, non va delusa; ma la sorpresa è forse più soddisfacente. Ispirati da Chiara, Stefano ed io siamo saliti in Valsessera, con una sosta a Mosso Santa Maria, sotto i portici della Piazza, di fronte ad un bel campanile. Oltrepassiamo Coggiola e deviamo per le sue frazioni arrampicate, Viera e Piana: eccoci ad uno spiazzo con cartello Alpe Noveis, che delusione. Il panorama è modesto e di frescura nemmeno l’accenno. Facciamo due passi due e troviamo solo una Trattoria, ma non troviamo ispirazione per spingerci oltre; io indosso i sandali, che sono un’ottima scusa! Quando si tratta di evitare le gite in montagna, le so tutte. Decidiamo di scendere per la via opposta, verso Ailoche e Sostegno. Ed ecco che, ignorata la deviazione per il Santuario della Brugarola, saliamo verso una frazione di Ailoche e siamo premiati da un oratorio dell’Assunta, con edicola votiva. Un posto impensabile che mi piace subito: perché la facciata è barocca ma molto pulita e perché nella edicola c’è una Madonna, il cui vestito mi ricorda i tessuti di Gaspare da Ponderano. Cosa ci fanno nelle frazioni di Ailoche tutte queste rimanenze religiose, di un certo pregio!? E’ un effetto del Principato di Masserano e dei Ferrero Fieschi, che avevano in Famiglia anche dei Vescovi?? Nel tentare di decifrare le scritte dell’edicola, ho cominciato a girolare nel Quattrocento piemontese, con molte scoperte a catena, legate da quelle Madonne, col viso semplice e quei tessuti a melograni, pigne, foglie di acanto, che, invece, vorrebbero essere raffinati. A Piasca ricorre una data, 1422 e i caratteri della scrittura (pinxit) richiamano quelli di Guardabosone: attribuiti alla Bottega dei Cagnola e al XV secolo. 

ALLA SCOPERTA DI:

GUARDABOSONE

Sebbene abbia un nome che mi affascina – immagino uno scienziato in rispettosa osservazione del Bosone di Higgs- non sono mai stata a Guardabosone, prima della Clausura per Covid: mi ci fermo anche a pranzo, in un ristorante La Barrique, che consiglio. Un girolo a piedi dentro il Borgo, medioevale e parecchio conservato: con case antiche, balconi a ringhiera, sottoportici ad arco, strade acciottolate, una Chiesa con piazzale panoramico, tre meridiane. Mi pare ci sia anche un Museo Etnografico museoetnograficowalser.it, che stanno preparando alla riapertura. Quello che veramente mi colpisce, però, è all’uscita (o entrata) del Paese, in direzione Crevacuore e Ponte Strona. All’incrocio della SP72 con via Camillo Benso di Cavour e Strada di Pencia, mi colpisce una Chiesa, che scopro essere il Santuario della Madonna del Carretto, con un’edicola ottagonale molto decorata all’esterno. Mi fermo e cerco di entrare: nessuna possibilità ed è un peccato perché nel sito invalsesia.it si vede l’interno del Santuario, molto decorato e conservato, interessante. Gli affreschi dell’Ottagono, invece, sono visibili, non molto conservati e con caratteristiche simili alla Madonna di Piasca: forse sono lavori coevi (XV secolo) ed entrambi dei Cagnola; anche l’Ottagono come l’Edicola potrebbe provenire da un originario “pilone votivo”, come si usava per accompagnare i viandanti, lungo il cammino (Girolo Lavatoio mon amour 1). Il web mi dice che Santuario, Ottagono e apparati decorativi sono del tardo Seicento ed attribuibili a tal Carlo Rocco Gilardi di Campertogno, Valsesia: angeli e festoni, esterni all’Ottagono, sono certamente barocchi e hanno una propria ridondante leggiadria. 

CREVACUORE

Direi che Crevacuore facesse parte degli Atlanti Farmacistici di mia mamma Giò (Girolo Pollone): devo esserci stata da piccola, in estate, quando lei sostituiva i titolari in vacanza. Non ricordo nulla, se non il nome che attribuivo, sulla base della favolistica infantile, ad una crepa del cuore: che qualche Principe aveva inferto a qualche Principessa. Invece, spiegano: la crepa è la capra (creva) e il cuore è il cuoio (corium). Questo era un paese in cui si allevavano le capre e si conciava la pelle, meno poetico, molto biellese. Se Guardabosone stupisce, per la conservazione urbanistica, Crevacuore lo supera per la dotazione di Chiese rimarchevoli e per alcuni edifici riccamente decorati in cotto o a fresco. Ero venuta, seguendo la Guida Rossa TCI del Piemonte che raccomandava Santa Marta e San Bernardino, per via di un raffinato trompe l’oeil nel finto cupolino dell’abside. Tra le mie manie, ci sono i finti cupolini, dipinti a trompe l’oeil: è cominciata al Santuario di Graglia, dove ce n’è uno bellissimo, del 1785 quando Vittone terminò finalmente il progetto di Arduzzi (cominciato cento anni prima). Di Graglia vi parlerò in un prossimo Girolo d’antan, sui miei bisnonni Miglietti che salivano da Leiny a “passare le acque”. Da lì ho cominciato, come con le Madonne Bianche: a cercarli in giro in giro. Ogni scusa è buona per girolare. Ne ho trovati parecchi, uno anche a Graglia paese, sulla strada per Netro (Girolo Lavatoio mon amour I). In generale adoro il trompe l’oeil e Crevacuore mi riempie gli occhi, anche se non è la Camera Picta del Mantegna, ma insomma. La Chiesa di Crevacuore è in una Piazza a sé stante, superata quella principale, di fianco all’Albergo Locanda dei Mercanti. Portone socchiuso e aspetto abbandonato, premia la mia determinazione ad entrare con un repertorio decorativo insospettabile. Siamo in pieno Barocco, con una dovizia di decori straordinaria: l’organo, l’altare maggiore, altari laterali, pareti, zona del coro, ciborio, nicchie, organo. C’è un Giudizio Universale imponente, ci sono vasi carichi di fiori (dipinti), finte colonne, finti archi e capitelli, finte nicchie con finte ampolle, loggiati e finestre. E, naturalmente, il finto cupolino: nel suo genere bellissimo. Molte parti della Chiesa sono pericolanti ed è evidente un restauro temporaneamente sospeso: dietro teloni di cellophane come in una cella frigorifera e sopra trabattelli insicuri, si indovinano muri crollati, nicchie pericolanti, affreschi sbriciolati. Forse ho avuto fortuna: la chiuderanno per restauri o per sempre. Lì presso c’è Santa Maria Assunta, la parrocchiale (credo), dove sta una pala tardo rinascimentale, con Madonna e Santi che potrebbe essere di Defendente Ferrari; il coro e l’altare maggiore sono decorati e importanti per un piccolo Paese di pastori e artigiani del cuoio. Attorno alle due Chiese del centro, si svolgono le strade di Crevacuore, case, vita e negozi: siccome faccio fotografie, un anziano spiritoso mi chiede 2 euro: direi che non passano di qui molti turisti. Fotografo una meravigliosa finestra a ogiva, con un decoro fittile degno del medioevo toscano; la facciata di una casa, con lacerti di affresco, una bella vetrina novecentesca. Poi, uscendo da Crevacuore, cerco la Chiesa di San Gregorio detta Madonna della Serra che è chiusissima. Nel web vedo i suoi affreschi, molto belli: sono dei Cagnola o del Maestro di Postua?? Il sito non attribuisce e mi lascia nelle mie supposizioni da ignorante. Però non importa: ormai ho confidenza con questi pittori piemontesi, la loro iconografia, i loro drappi e gli occhi dei loro personaggi, così semplici e diretti. Quando li trovo li riconosco, non mi serve riconoscere chi li ha fatti. Da Crevacuore decido di rientrare a Biella, passando da Pray: qui in frazione Pianceri lavorava un pretendente di mia Zia Mariuccia Squillario, il quale poi sposò un’Altra. Il destino delle mie Zie. Il fedifrago lavorava alla Ferrovia che voleva unire la Valsesia con la Val Sessera, due enclave del tessile in un’unica regione industriale. La linea funzionò meglio del fidanzamento, ma non tanto: dal 1908 al 1935. Passo il Sessera ed entro a Ponzone -pardon, Valdilana- paese oggi conosciuto per aver dato i natali al giornalista Giletti, figlio di un capitano d’industria e nipote di Bianca Maria Bellia -altra stirpe di imprenditori tessili- la quale fu corteggiata da Hemingway, negli anni Venti. Rimescolio dei miei Giroli (Girolo San Gaetano)!! Resto impietrita passando di fianco alla Chiesa del Sacro Cuore di Ponzone, un Altare della Patria fuori sede. Edificio del 1935, gigante fuori luogo nella modestia prealpina. Perdonatemi il pensiero: perché sfidiamo il misericordioso cuore di Gesù dedicandogli chiese brutte, come quella di Montmartre (Girolo Paris Ouverture) e orribili come questa di Ponzone?! 

Una dovizia di decori straordinaria