LUCE DALMATA IV
RITORNO A DIGNANO
Giugno 2022, decido un girolo a Vodnjan, Dignano: voglio tornare sui miei passi istriani e guardarla senza distrazioni balneari. Mi faccio un percorso ideale: prima tappa Opatija, Abbazia di cui ho solo una foto del 1989 sbiadita. Poi il girolo passa nell’interno, Raša (Arsia) e Labin (Albona), verso Dignano e Fažana, vicino a Pola. Da lì voglio andare verso Parenzo, Poreč dove sta la Basilica Eufrasiana, capolavoro bizantino che so di aver visitato nel 1989, ma di cui ho solo vaga percezione: mosaici dorati. Vi ho già detto TORNATE DOVE SIETE GIÀ STATI, e questo ritorno in Istria mi conferma che c’è sempre da scoprire, da vedere il trascurato, da capire cose che non avevate capito. Dignano, Vodnjan, è stata proprio questo, una rivelazione: ci sono sempre venuta a trovare gli amici, mentre eravamo sulla costa a “fare il mare”. Invece, dormendo a Fažana (Villa Nina), ci vengo una mattina alle 7, girolo a piedi, incontro solo qualche maschio locale, al bar del Duomo: mi guardano strano, salutano in Italiano, buongiorno signora. S.Biagio, dicono sia copiato da San Pietro di Castello, a Venezia: purtroppo è chiuso (non posso vedere la Pala Bembo di Paolo Veneziano). Troverò tantissime chiese chiuse, in Istria, accidenti: i loro interni affrescati dai Maestri locali li vedo solo sulla Guida. ISTRIA, Bruno Fachin Editore in Trieste. L’impianto di Dignano è integro, chiuso dentro mura di case: le strade lastricate, si aggirano tra facciate talvolta preziose -di palazzetto veneziano o austriaco- talvolta molto modeste, con le pietre composte irregolarmente, “a mosaico dalmata”. Ci sono almeno cinque piazze: quella del Municipio, quella del Duomo, la Slobode Trg e la Zagrebacki Trg, lo slargo Forno Vecchio. Sono ambienti quasi teatrali, meriterebbero più restauri. Entro per curiosità in uno spazio del Comune e trovo una Donna in Nero, sola, che mi vende 7 carciofi piccolissimi (i botoli), per 14 kune (meno di 2 euro). Toni e Liliana mi diranno che è una profuga della Bosnia. Sul muro di una casa leggo: voglio che sia riscritta la Carta Atlantica, SEMPRE CON TITO. Sapete come la penso sullo spezzatino della ex Jugoslavia, risultato di una Guerra recente, nel cuore della nostra Europa, ben prima dell’Ucraina (Girolo: Il Ponte di Mostar).
ALLA SCOPERTA DI:
LA CONCETTA DI SIGARI
È Nini, che abita a Gallisano con Marisa, a portarmi nella frazione di Sigàri, dove è nato. Per un caso dei casi, troviamo aperta la Chiesetta della Immacolata Concezione (Concetta), dove si trova un’insolita pergula di pietra d’Istria non lucidata: un piccolo capolavoro, di semplicità assoluta pari alla sua eleganza. Mi richiama il Tempietto di Cividale, ma non ha alcun decoro: solo una geometria essenziale e insolita (che ritrovo poi nel Lapidario di Parenzo!). Dentro, ci sono due Donne Istriane, devotissime, che ci spiegano le illuminazioni della Concetta: proteggono e guariscono. Per me è già una illuminazione essere venuta qui, con la guida di Nini, un nativo di gentilezza unica. La frazione si chiama Sigàri e non Sìgari, e si pronuncia con la zeta iniziale: da sola non l’avrei mai trovata. Sono moltissime le chiesette Istriane in campagna o dentro i Cimiteri: alcune di loro hanno piccole logge che precedono l’ingresso, con colonnati o archi e coperture in tegole, sotto le quali si trovano capriate complesse in legno. La Guida promette interni decorati, quasi mai visitabili. La mia prediletta resta Sveta Foska, a Batvači, tra Dignano e Bale (Valle d’Istria), poco lontano dal mare di Barbariga, fotografata nel 2012 con un cielo da Apocalisse. Nel 2022 mi avventuro fino a Duecastelli, vicino a Canfanaro alla ricerca della Madonna del Lacuzzo: la trovo chiusa, ma fuori ci sono cespugli di lavanda che profumano il paesaggio, assolutamente deserto. Tra le chiese isolate ed affrescate spiccano due soprese imperdibili: Vermo, Beram, con la Madonna delle Lastre e (nell’Istria Slovena), Hrastovlje (SS.Trinità): la prima trovata aperta per grazia di un venditore di miele di lavanda !!), la seconda per grazia delle scolaresche, in visita prenotata. Questi due luoghi, Beram e Hrastolje, sono celebri e vanno visti: c’ero già stata con Stefano. Vi si vedono 2 delle 10 Danze Macabre esistenti in Europa. Ma la Concetta di Sigari è diventata luogo del mio cuore.
OPATIJA ABBAZIA
Di Abbazia avevo in mente una facciata, fotografata nel 1989 scendendo verso la Bosnia: un fascino d’antan, che raccontava passati splendori, ai tempi in cui era la Stazione Balneare degli Austriaci, la Vienna dove svernava Francesco Giuseppe. Così si chiama la lunga Passeggiata lungomare, da lui voluta, lunga 14 chilometri e ancora superba, con tanto di fanali in ferro battuto liberty. Da Volosko fino a Icici, potete camminare sull’Adriatico, avendo dalla parte di terra, parchi, ville a grandi alberghi d’epoca con il Kvarner 1886 Poi ci sono le piscine di oggi, raffinato design, longue bar scenografici e trendy, restoran costosi coi camerieri che servono mano sinistra dietro la schiena. Trovo assai interessante che questa Passeggiata Imperiale attraversi qualunque spazio in cui sia stato concesso a privati di costruire o di utilizzare: fornite pure i vostri servizi (a pagamento), MA questo percorso resta Demanio Pubblico, perciò frequentabile liberamente da Chiunque: qualche residuo di comunismo, non fa male. Diserto i luoghi fighissimi e mi bevo una birra al molo del vecchio Porto, in un bar pop, pieno di locali; dall’altra parte della strada il Parco di Villa Angiolina (voluto nel 1844 dal fiumano Scarpa per la moglie Sartorio) ed un lussuoso hotel Bevanda, con gazebo e ottomane bianche sul mare. Il mio hotel, Adriatic è appena fuori dal centro, verso Icici, moderno e immenso. Ha un acquario spettacolare nella hall, di fianco a un bar sfavillante. Pesci che sembrano orate cii nuotano con ordinate giravolte, a branchi, con effetti argentati. Io nuoto nella piscina infinity, panorama a perdere sull’Adriatico. Ceno al Lungomare: agnello impanato nei pistacchi, superbo e dispendioso. Pago anche il superbo panorama, fino a Fiume.
POREČ, PARENZO
E’ lussuoso anche l’hotel Palazzo di Parenzo: a parte il piccolo inconveniente di non essere raggiungibile con l’auto: la Municipalità ha riservato il fronte Mare, Marsala Tita, ai residenti. Così ho dovuto usufruire varie volte dello shuttle, cosa che un po’ disturba la girolona solitaria e senza orari. Il vincolo è diventato accettabile grazie ad Anton, giovane e discreto ragazzo di Belgrado, col quale ho chiacchierato della sua città., che vorrei girolare (a proposito di ritorni, ci sono stata nel 1972, quando c’era Tito). Parenzo, dopo Dignano, è stata la rivelazione di questo girolo: la Basilica di Eufrasio un assoluto capolavoro (non ricordavo l’emozione) e la cittadina imperdibile, nonostante l’invasione dei foresti. Applicando la regola delle ore “anti-turistiche”, ho girolato in centro –tra la piazza Marafor e la Slobode Trg– alle 7 del mattino e sono riuscita a godermi, insieme agli alacri spazzini, il cuore storico. Le due calli principali, il Decumanus e l’Eufrazjieva (parallele), sono rigorosamente selciate con pietra d’Istria a masegni lucidissimi: non possono non ricordarmi lo Stradun di Ragusa. Il fascino della loro luce è migliore al tramonto, quando il numero di piedi turistici è ridondante e rende difficile fotografare dei vuoti. Gli spazzini sono in piena attività, con i loro mezzi a motore e a pedali; ci sono addetti ai negozi (tantissimi) e ai ristori (tantissimi), ma è ancora assente il popolo balneare. Sono molto piacevoli anche i due Lungomare: quello che vedo dall’abbaino dell’Hotel (fotografato in ogni momento del giorno e della notte) e quello opposto dove affacciano gli hotel, i ristoranti, i cafè e le gelaterie. Non ricordavo quanto meravigliosa sia la luce e l’atmosfera del Mare, in ogni momento, guardata, da sopra i tetti, le terrazze, i giardini. Mi viene in mente la definizione Tisana da Mar, una bevanda soave, che ti invade le viscere e fa benissimo. Le foto di Parenzo mostrano vari tesori: quelli doratissimi di Eufrasio, quelli perlacei delle facciate in pietra, quelli blu lavanda, blu marino e blu grigio delle persiane socchiuse. So che non si assomigliano in nulla, ma la Tisana mi fa sentire Parenzo come una Vernazza dell’Est: devo assolutamente tornarci con Stefano, finita la stagione balneare. Bastian Cuntrari quale sono, diserto le decine di ristoranti interessanti (e pieni), e dopo aperitivi al Cafè Epoca e al Lapidarium, 2 sere alla Pizzeria Dali, appena fuori dalla pazza folla, in una strada per residenti. La clientela parla quasi esclusivamente croato, c’è un via vai di inquilini delle case che vengono a prendersi la pizza per cena, il forno a legna, due cuoche formose, vecchio stile, tutte in bianco. L’Istria ha deciso di vendersi come regione di tartufo e così assaggio i fuži (simili ai busiati trapanesi), abbondanti e gustosi; pago pochissimo. Sul Decuman, da Fontana) ho fatto un pasto con una coppa all’Amarena: gelato alla frutta che MAI avrei ordinato (pensavo ad una guarnizione su gelato alla crema): e mi stupisco di quanto sia buono!! Sembra fatto in Italia.
Mi viene in mente la definizione Tisana da Mar, una bevanda soave, che ti invade le viscere e fa benissimo.
ISTRIA DENTRO
Negli spostamenti, tra un paese e un altro, ho apprezzato come mai prima la bellezza del paesaggio Istriano: boschi infiniti, pinete fitte, quinte di colline e montagne a perdere, scorci di Mare, campagne ben tenute, campi di grano, vigneti. Dice il TCI (Guida verde Croazia) che l’Istria ricorda la Toscana, vero. Io avevo delle tappe in programma: alcune mi hanno soddisfatto –Bale, Barbana, SvetVincenat, Limski Kanal, Raša– altre delusa: chiese chiuse, siti introvabili anche dal Tomtom, posti rovinati dall’edilizia turistica, A Raša, Arsia, sono andata per vedere il villaggio dei minatori voluto da Mussolini e progettato da un certo Pulitzer Finali, massimo esperto di arredamenti navali del Novecento: interessante. Il barista della piazza mi dissuade dallo spingermi fino a Koromacko (attuale Cementificio Portland), ma una volta ci andrò. Al Limski Kanal sono tornata per gustare le ostriche, su una zattera dei pescatori, molto pittoresca: sosta deliziosa e imperdibile. Ho scoperto la valle della Mirna, fiume incassato tra sponde che sembrano imbottite di ciniglia verde. A Bale ho dormito una notte, al Grisa (un ristorante stellato, ma la cena da Liliana e Toni di stelle ne valeva 9!) e ho visitato il paese alle 7: castello, piazza, calli e una Chiesolina di Santo Spirito affrescata finalmente aperta!!! Anche Albona, Labin, ha un piccolo centro storico da visitare: dal Restoran Rumore, si ha una vista a valle, stupenda. Ad Albona, oltre al solito Leone di San Marco (roba nostra, dice Stefano), qualche chiesa e palazzo, trovo la lapide che ricorda Giuseppina Martinuzzi, maestra e militante comunista, irredentista, femminista. Torno sempre volentieri a San Vincenzo, Svetvincenat: castello Grimani con torri e fossato, due Chiese affrescatissime (forse ne ho vista una dentro nel 2012), una piazza con chiesa trilobata e vera da pozzo. Pare di essere nel campiello di Goldoni, o in un dipinto di Canaletto. Imperdibile. È stato malinconico il ritorno a Momorano, Mutvoran, dove ero stata con la Ceta nel 2012: avevamo visto una casa restaurata, con un panorama eccellente. Nel 2022 ritrovo il sito desolato, la Chiesa chiusa, la loggia deserta, anche la nostra casa sembra chiusa per sempre, tra campi incolti e solitari papaveri. Stesso effetto, per motivo contrario, mi fa Medulin, dove passavamo per raggiungere la pineta e le spiagge di Capo Premontore: invaso da edilizia vacanziera mediocre, automobili ovunque, bagnanti con le hawayanas. Per evitare altre delusioni, non ritorno a Sv.Peter u Sumi (un Monastero barocco che mi era piaciuto) né a Motovun, Montona: sulla strada del ritorno, dopo Parenzo. Confido in Hrastovlje, che non mi delude affatto e ritrovo speciale.