Lo Espagnol 2
SPAGNA ADENTRO
Nel 1997, dopo un girolo invernale in Andalusia (Girolo Al Andalus), Stefano ed io affrontiamo un secondo triangolo Spagnolo: da est a sud di Madrid. Fissiamo il vertice al Cabo de Gata. Un lato sale verso la Catalunya di Besalù, toccando Tortosa, Teruel, Morella, Cantavieja e il Maestrazgo all’interno; sulla costa ci concediamo il Delta dell’Ebro, Tortosa e Valencia (in cui girolerò da sola nel 2010, Girolo Valencia). Sull’altro lato (lasciando Malaga e Siviglia a El Andalus) vediamo Caceres, La Alberca. Sull’ultimo lato Toledo. In mezzo, la Mancha dei mulini a vento e la Virgen de Guadalupe. È, anche questa, una ricostruzione laboriosa, diapositive sbiadite coi cieli rovinati da nei e smagliature, che non c’erano: alcune immagini le riconosco a cuore, altre non so proprio dove collocarle, su una mappa. Il sentimento generale resta amoroso: l’interno insospettabile, imperdibile, magico e qualche concessione alla costa, ma fuori dai resort. Campi, profili di montagne, massicci strampalati da far west: gialli violenti, lune violette, quinte a perdere fino ad un cielo albo, orizzonti azzurro porcellana. Il Paesaggio vince sui borghi e sulle cittadine, anche se ci sono rivelazioni speciali, con monumenti pochissimo noti, come il mudejar di Teruel tanto sconosciuto quanto sono famosi i bianchi mulini di Don Quixote; non è famoso in Italia il barocco islamico della Vergine di Guadalupe e l’imprevedibile Alberca, con le case a graticcio, mitteleuropee. Bello l’interno della Spagna, imperdibile. Spagna adentro!
Campi, profili di montagne, massicci strampalati da far west: gialli violenti, lune violette, quinte a perdere fino ad un cielo albo, orizzonti azzurro porcellana.
ALLA SCOPERTA DI:
TERUEL MUDEJAR (ARAGONA)
Ho subito pensato alle scodelle, murate nel campanile dell’Abbazia di Pomposa: una decorazione insolita, rara e fortemente legata ad un periodo di transizione dalla fine dell’Impero Romano, verso il Medioevo. Lì a Teruel, nell’interno della Spagna, cosa ci facevano le scodelle di Pomposa?!! Subito dopo ho pensato: ecco a cosa si è ispirato Gaudì, artista che non amo (Girolo Barcellona 1): a quei frammenti di maioliche e a quelle tegole smaltate, virate all’azzurro (cioè agli azulejos). Come che sia, Teruel è un centro da visitare: non ne ho visti altri, con quella concentrazione di andalus, fuori dall’Andalusia. Ci arriviamo per caso, senza sapere che è famosa per le ceramiche invetriate, per il dominio Arabo (non fa parte di El Andalus), per un episodio cruento della Guerra Civile (1937). Tra i capolavori del gotico mudejar (mussulmano), svettano due Torri uniche, mi ripeto. Per arrivare a Teruel, lasciato il Delta dell’Ebro che è Parco Nazionale, ci siamo addentrati nella Spagna che amiamo di più: il paesaggio montano del Maestrazgo e della Serra de Montadillo, l’intestino Aragonese. Per dire quanto siamo condizionati dalla cultura di massa, ci aspettiamo, da un momento all’altro, di vedere i cow-boys col poncho, inseguiti da indiani Sioux: nemmeno per un attimo pensiamo ai nobili locali, con i loro cortei a cavallo, mentre vanno verso le sedi della Corte di Castilla. Sono dovuta arrivare alla serie TV Isabella, sposa di Alfonso d’Aragona, per popolare correttamente il cuore della Spagna! Adesso quando rivedo gli interni mudejar, il gotico ridondante, ceramiche e intarsi di legno, ci ambiento i Re Cattolici che ricevono i loro ambasciatori, Cristoforo Colombo, gli invasori Musulmani, Giovanna la Pazza. Nell’estate del 1997, abbiamo passato al volo Tortosa, con una insolita Cattedrale decollata: le manca l’ultima parte alta e, sopra il corpo gotico severo e gli archi eleganti, non ha testa, guglie e tetto. Tortosa è nella regione del Basso Ebro, celebre per la coltivazione del riso, padre della paella: è un riso speciale che si chiama Bomba, chicchi piccolini, non si può usare per nient’altro. Abbiamo fatto una sosta, casuale, a Morella che è preziosa: con una Cattedrale molto bella, gotico valenciano, alla sommità di un arrocco. Ci sono resti di Mura e una vista larghissima sull’Aragona. In una cantina, abbiamo acquistato due ciotole moderne, che rivivono la tradizione ceramica locale e sono, da un quarto di secolo, le nostre fruttiere. Leggo che Morella è nella regione di Castellon, vicino a Valencia, dove andrò ad insegnare nel 2010 (nel 1997 non lo potevo nemmeno immaginare). (Girolo Valencia). Cantavieja e Valderrobres sono due località inattese, che ci incantano. E infine Cuenca, con le sue casas colgadas, appese, che sembra Pitigliano.
L’ALBERCA E GUADALUPE (EXTREMADURA)
Dire che l’Alberca non sia stata una sorpresa, le farebbe un torto: viviamo di stereotipi e trovare un paese alpestre non lontano (è lontano, in realtà) dai mulini a vento di Don Quixote, fa strano. La Spagna, all’interno, è proprio questo: un continente che non ti aspetti, con gli hórreos (i granai su palafitte), le cattedrali fortezze, i chiostri romanico-severo, le trine del gotico isabelino, i soportal nelle plaze mayor, le sidrerie, le arenas de toros, le cattedrali mozze, la vista a perdere, le mura turrite e poi le case entramados (a graticcio) e gli azulejos musulmane, le esagerazioni plateresche, i pasos (Giroli Siviglia) e i retablos di legno coloratissimo. Continente fantastico. A l’Alberca fa fresco (siamo in montagna sulla Serra di Francia) e si mangia il jabali, il cinghiale. Le sue case entramados potrebbero essere sulla Loira o in Austria: la località è minuscola, ha tanti abitanti quanti metri sul livello del mare, poco oltre il migliaio. Siamo stati sicuramente a Salamanca, a Toledo, a Ciudad Rodrigo e a Talavera de la Reina: MA ricordo solo la tonalità sabbia rosata dei decori isabelini. Amen. Tutta diversa la sorpresa di Guadalupe che ha un santuario strepitoso, del tipo cattedrale-fortezza, dove il decoro merlettato del gotico addolcisce torri e mura del severo romanico. Un plato combinado (terminologia da ristorante), più bello del Monastero del Poblet (in Cataluna) e della Cartuja de Miraflores (Burgos): secondo i miei gusti, naturalmente. Rifletto, a distanza di quasi 30 anni, che la Spagna è stato il nostro descubrimiento: come quello di Colombo nelle Americhe. Siamo approdati sulla costa Brava o dal Golfo di Guascogna (siamo calati da Roncisvalle passati i Pirenei) e siamo “avanzati” chilometro dopo chilometro alla scoperta di un mondo nuovo, pieno di meraviglie che in Italia ignoriamo. Ogni poco, ci tornavamo, sicuri che avremmo trovato qualcosa di bello, senza troppi itinerari, programmi, prenotazioni. Può darsi che Lo Espagnol si sia ben amalgamato con la nostra giovinezza, la voglia di “strade: essere, percorrere, restare” (è una poesia di Gilberto Sacerdoti, che spiega). Non so se riesco a trasmettervi questo encanto, che associo e sento solo con la Spagna. Quando uno/a spagnolo/a dice “esto me encanta”, vuol dire mi fa piacere, mi piace: ecco, questo è il mio sentimento. Stefano, poi, trova che la lingua spagnola suoni un po’ come il veneziano: un pochito de pan, por favor; e le tapas cosa sono se non i cicheti dei veri bacari, prima dell’aperol-spritz? Mai in Spagna ti fanno ripetere dieci volte una parola che pronunci malamente, capiscono per assonanza ritmica, musicale, palatale (come la lingua gira in bocca): l’encanto è completo, olè.
CACERES
A proposito di pronuncia, quando ho detto alla mia collega Josefina (docente di Spagnolo) che ero stata a Caceres (dicendo C-A-C-E-R-E-S) non capiva. Poi, spiegandoci, ha pronunciato una specie di hazerez tutto aspirato, alla faccia delle assonanze! Città a noi sconosciuta (MA riconosciuta dall’Unesco!), vera meraviglia di piazze intricate, di rinascimento severo che potrebbe essere medioevo: zeppa di casas solarjegas, di sobria nobiltà. Luogo bellissimo, quasi intatto e raccolto, non fosse che va praticato dopo le 20 de la tarde, perché prima soltanto mettere il naso fuori dall’aria condizionata dell’hotel è un attentato. È stato lì che, nell’estate del 1997, abbiamo deciso all’impronta di espatriare in Portogallo, a cercare il fresco sull’Oceano. Ecco un difetto della Spagna: 53° estivi a Siviglia, che è quasi Africa, ma non tanti di meno nell’interno della Castilla, dell’Estremadura, della Murcia. E se viaggiate con auto condizionata, bene, godetevi il paesaggio: ma attenzione alle visite dei pueblos o urbane durante il giorno. Che dura a lungo. Ragione per cui (pioggia a parte), è raccomandabile viaggiare in Spagna in primavera (massimo aprile), in inverno e forse autunno avanzato. Adesso che non lavoriamo più, la Spagna torna ad essere ideale.
Lo espagnol non finisce qui, ovviamente: un continente non si chiude in quattro pagine. Vi richiamo, per comodità, i giroli spagnoli:
Euskadi
Al Andalus 1 – Al Andalus 2