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SPAGNA, UN AMORE

Sono anni che ci girolo intorno: la Spagna, una matassa affettiva che mi evoca emozioni anche senza dipanarla. Negli anni Novanta, Stefano ed io siamo stati innamorati della Spagna. L’ouverture fu il viaggio di nozze, nel 1992, girolando la Catalunya (Giroli Barcellona 1). Qualcuno dirà subito che quella regione non è Spagna e infatti tenta di andarsene spesso, reclamando indipendenza. Le pulsioni separatiste, in Spagna, sono storicamente robuste: anche i Paesi Baschi, Euskadi, non sono affatto pacifici e tutti ricordiamo le bombe dell’ETA, Euskadi Ta Askatasuna. Proprio nel marzo del 1992, mentre eravamo in Catalunya, appena oltre il confine dei Pirenei, vicino a Biarritz (Francia), arrestarono la cupola dell’ETA e Artapalo, capo del movimento terrorista (conosciuto anche come Pakito): per anni ho conservato la copia di El Pais, con la clamorosa notizia a tutta pagina. Tra il 1994 e il 1997, quando abbiamo girolato la Spagna del Nord, trovavamo spesso manifestazioni separatiste Castilla sin Leòn e Leòn sin Castilla, per dirne una. Poi abbiamo girolato nel Sud: il Cabo de Gata e Carboneras in Almeria, Al Andalus (Girolo Al-Andalus) di Granada, Malaga e Siviglia (1996). Paradisi naturali e splendori islamici. Non abbiamo ignorato la Mancha di Don Chisciotte, l’Estremadura di Caceres (andando in Portogallo) e la capitale Madrid coi suoi superbi Musei, dove saremmo tornati due volte; io, tre perché partecipai ad un Congresso del WTO (Girolo Madrid). È un paradosso, dunque, che della Spagna io abbia una scatola di diapositive molto rovinate, mescolate tra gli anni e i luoghi; una cinquantina di scatti d’antan in bianco e nero, stampati soltanto in “provino”. Devo arrivare ai “ritorni”, degli anni 2000, per sostenere la mia memoria con immagini adeguate. Eppure, so di aver amato la Spagna in dosi inversamente proporzionali alle fotografie rimaste: e questa è un’altra meditazione che faccio, viaggiando da ferma, con laGirolona.it. Ci sono stati viaggi e luoghi indimenticabili, imperdibili, vere icone che si sono piantate dentro la memoria del cuore, magari anche con qualche immagine precisa, ma che vanno raccontate in un formato diverso da quello che ho usato fin qui per la Girolona. Faccio l’esempio di Villaviciosa, delizioso borgo costiero degli Euskadi, legato indissolubilmente ad una Sidreria (La Ballera, direi), al rito del sidro, alla zuppa di fagioli e vongole, una scoperta folgorante nella mia pratica culinaria (Girolo Euskadi) ISPIRAZIONE RICETTA. I veri narratori saprebbero farvi sentire i sapori, l’odore pervasivo di mele; vi farebbero vedere gli osti che versano la sidra dall’alto (mezzo metro) centrando il bicchiere, dopo aver svuotato il residuo sgasato, direttamente sul pavimento, che diventa una laguna frizzante. Loro, indossano galosce da acqua alta e tu sguazzi, sciacquettando: aver abitato a Venezia, aiuta. Non ho foto nemmeno del Club Nautic di Palamós, dove abbiamo scoperto la paella de mariscos: cucinata in pieno inverno, per noi due soli, superba. A farla breve, i giroli che chiamo Lo Espagnol, cose della Spagna, non seguono un itinerario, confondono gli anni e vogliono solo dirvi: partite subito, appena potete, per una qualsiasi delle mie destinazioni spagnole. Qué Viva España!!

ALLA SCOPERTA DI:

INTERNI SPAGNOLI

La mia prima raccomandazione è perentoria: prediligete la Spagna interna a quella costiera. Molti conoscono la Costa del Sol, insieme di località famose, Torremolinos, Benidorm e Marbella (da cui deriva il verbo marbellizzare, cementificare), la Costa Brava in Catalunya e via così. Io ho in mente Lloret del Mar che non vi raccomando e l’enclave di Cadaques, che merita il lungo e tortuoso girolo per raggiungerla: è un piccolo cameo, del tutto anomalo nella marbellizzazione catalana e tra i resort nati dal nulla, attorno a porticcioli artefatti (come Empuriabrava). Su quella Costa meritano una menzione anche Sitges, borgo storico arroccato e Cambrils, diventata una enclave gastronomica famosa (prima delle mode degli chef stellati). A capodanno 1996 ho deciso che dovevo vedere il Cabo de Gata, a sud di Valencia, in Almeria, una zona ambientale protetta di cui parlano come della Costa Smeralda spagnola, con il resort di Carboneras. Direi che no, non può competere con la Sardegna (Girolo Arzachena), ma è stato il pretesto per visitare un pezzo di Al Andalus, la parte islamica della Spagna ed è stato un bellissimo girolo (Giroli Siviglia 2024).

Ma la vera rivelazione della Spagna continentale è avvenuta in due lunghissimi giroli, partiti dall’Italia con la nostra automobile, a metà anni Novanta (1994 e 1997): la scoperta della Navarra, dell’Aragona e del Leon, zone come il Maestrazgo ignote ai più. Paesaggi intonsi, rurali e montani, con colori smaglianti, contrasti picassiani: rarissimi villaggi spesso arroccati, orizzonti sterminati (da far west: infatti ci girano i film) e luoghi non famosi, con chiese romaniche da sballo, piazze porticate che sembrano finte, monasteri e chiostri inattesi, facciate ricamate dal gótico isabelino, cattedrali e cartuje maestose. Per non dire dei mulini della Mancha e dei pueblos, entrambi di bianco abbacinante, colpi di calce sulla terra mora. Il suggerimento è: noleggiate un’auto in un qualsiasi aeroporto (Madrid, Malaga, Zaragoza, Bilbao, Barcellona, Sevilla) e fate driving, come se non ci fosse un domani. Siete dentro il Paesaggio, per distanze illimitate; fermatevi a caso, vi troverete bene. Non avrete alcuna nostalgia delle Coste, dei resort, di promontori e di delta, garantisco: e lo sapete che sono una patita del mare e dei mariscos. Naturalmente è tutta un’altra storia quando passeremo al Nord, in Cantabria e nelle Asturie: dalla Francia, verso Santiago de Compostela (Girolo Euskadi). Qué viva España!! 

TRE CATTEDRALI

Le cattedrali di Burgos, Leon e Segovia sono splendide, meriterebbero da sole il girolo nel Nord della Spagna. Non tento nemmeno di ricostruire gli itinerari fatti tra queste 3 città (e Madrid), in anni diversi: vi metto in fila quello che ricordo, aiutata dalle fotografie. Tracciamo un triangolo immaginario tra Pau sui Pirenei (Francia), Segovia (vicina a Madrid) e Santillana del Mar sul Golfo di Biscaglia (Bizkaia): questa fetta di Spagna è il primo assaggio, una tapa. Partiamo da un tratto di Camino per Santiago: la chiesolina di Eunate, in Navarra: in mezzo ai campi, è un’icona delle varie stazioni per i pellegrini, che si contrassegnano con la conchiglia di San Giacomo. Medioevale severa, circondata da un portico rotondo, nel nulla. Subito dopo, entrati in Cantabria, il Medioevo si manifesta al suo culmine con Santillana del Mar. Lì presso, Villaviciosa e Quijas: sono sulla Costa, ma del Mar Cantabrico, che è speciale. Un assaggio nell’assaggio: ci torneremo nel 2005 (Girolo Euskadi). Dall’estremo Nord Cantabrico, ci immergiamo nella Spagna rurale, verso la Castilla e tocchiamo prima Leon e poi Burgos, celeberrima per la Cattedrale e per la Cartuja de Miraflores. Scendiamo verso il cuore spagnolo (Madrid) e facciamo soste ad Aranda del Duero, a Sepulveda, a Burgo de Osma e a Pedraza de la Sierra: quattro borghi minori, imperdibili. Siamo dentro l’interno Castigliano: case, piazze, porticati, selciati, verande, finestre, ringhiere, stemmi: ogni cosa ci avvolge in uno scenario particolare. Cominciamo ad identificare lo espagnol, la materia di cui è fatta la Spagna: poco contaminata dal turismo di massa. Devo dirvi che il dittatore Franco aveva compreso questo isolamento dell’interno spagnolo e aveva pensato ai Paradores, una catena di alberghi di Stato, allestiti (sontuosamente) in castelli e palazzi nobiliari: esistono ancora e meritano di essere utilizzati (sono dispendiosi, ma non impossibili). Ricordo un castello isolato, su un’altura, dove si era talmente fuori dal mondo che ci svegliò una telefonata dall’Italia, verso mezzogiorno: orario inaudito. È qui, nel nostro triangolo ideale, che fiorisce il gótico isabelino, stile assai particolare: fiorito ma severo al contempo, elegante ma ruvido, ricamato ma non frivolo. Conosciamo anche la graffiatura delle facciate (esgrafiados segovianos), tipica di Segovia: un modo che c’è solo in questa parte del triangolo, per decorare le case “con niente”, lavorando sulle malte, usando una procedura che sembra venire dagli arabi (forme mudejar) ma è diventata riproducibile ad inizio Novecento (col Modernismo). Le fotografie in bianco e nero, aumentano il sapore documentario d’antan. So che siamo stati anche a Salamanca, credo a Valladolid, sedi del regno di Isabella: però lo espagnol è per me un sentimento, un infuso di Spagna a prescindere dai singoli siti e dettagli.

Lo espagnol è per me un sentimento, un infuso di Spagna a prescindere dai singoli siti e dettagli.

LA PAELLA DI AVILA

Avila è un luogo stupendo, indimenticabile: icona imperdibile. È la più suggestiva cerchia di Mura turrite che ho visto: ci è apparsa, dorata, integra e maestosa, imponente sui prati aridi della Castilla. Ho una delle rarissime fotografie che mi ha fatto mio marito, dove sono giustamente insignificante rispetto ad Avila!  Vicino alla Porta del Rastro, mangiamo delle tapas superbe, tra cui una paella, sfornata senza sosta dalle cucine. Il settimo cielo delle tapas, però spetta a Jaca, centro medievale, lungo il lato del triangolo che risale ai Pirenei. La taberna di Jaca, Casa Fau è di fronte al Museu Diocesà, uno dei più raccomandabili d’Europa per i molti affreschi “strappati” alle chiese del circondario, perdute. Le cozze impanate al forno di Casa Fau sono mitiche. La mia seconda raccomandazione, per girolare in Spagna, è: mescolate paesaggi e cibi, si mangia bene, gustoso, estroso e spesso poco costoso. Spero di aver sollecitato il vostro appetito e gusto per la Spagna, perché ci saranno altri Giroli, dopo queste tapas