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DUE SICILIE, ALMENO

Con riferimento al Regno (che includeva Napoli e Calabria) e rimandando alla tesi secondo cui esistono più Puglie (girolo Puglie), dirò che sicuramente esistono più Sicilie. Oltre lo Stretto sono stata tante volte, una per tutte alle Isole Eolie con tappa a Messina. L’epifania fu nel 1978, anno dopo la Laurea: con gli amici Mara e Lorenzo, mantovani, io e Antonio detto Toni. Il paradosso della Girolona è che ci sono più giroli sulla Valle Cervo e nemmeno uno sulla Valle del Bove, dove quell’estate eruttò l’Etna. Perché mai? Perché di quella esperienza unica e meravigliosa ho quattro foto mal riuscite. Dicevano che l’obiettivo della Olympus si sarebbe rovinato per sempre, per via dell’aria satura di pulviscolo vulcanico. La tirai fuori dalla custodia, a rischio e pericolo, timidamente. Ci siamo noi, intabarratissimi con cappotti militari forniti al Rifugio Sapienza del CAI (che poi l’Etna si sarebbe portato via, eruttando di nuovo). L’alba sull’Etna in eruzione è uno degli spettacoli naturali più impressivi che ho visto. C’è il gruppo, in controluce, su una cresta: dietro l’alzarsi del sole su Catania, stupendo. Colori impensabili, strisce rosso arancia, rosa pesca, blu elettrico, giallo radioso e un effetto fuoco-d’artificio, a sfera, che ha qualcosa di extraterrestre (lapilli?). Eravamo ascesi a bordo di jeep militari, al grido di “craterone, craterone!!”, volevamo arrivare all’origine della lava. Toni e Lorenzo, sulla lava fredda, mentre io raccolgo spighe: evidentemente una mia passione (girolo Sardegna 2). Toni da solo, nella postura che definiva “ecco s’avanza uno strano soldato” (canzone di Dario Fo da Brecht): la tracolla comperata a Mosca (in URSS), i baffoni alla Stalin, tutto fiero, nella circostanza, di aver trovato “un nido d’aquila”: così ci raccontava e noi gli credevamo. La lava la vedemmo colare e sentimmo il suo calore, con circospezione, sotto le suole delle Superga. A qualcuno del gruppo si fusero, meschineddu

ALLA SCOPERTA DI:

PIAZZA ARMERINA

Quella stessa estate scoprimmo (ignoranti come eravamo) l’esistenza dei mosaici della Villa del Casale, per caso girolando per campagne riarse, tra Cassibile (costa raccomandata), Avola ed Enna. Toni descriveva la scoperta come “ad un tratto, abbagliati dalle coperture luccicose della villa del Casale”: quello che stava (e sta) sotto la protezione plasticosa vi toglie il fiato. I mosaici più belli di sempre, perché inattesi, originali e “civili” (non sono come a Ravenna, Monreale o San Marco dentro le chiese e i mausolei). Pare che qualcuno abbia detto ai francesi che il bikini non l’hanno inventato loro (copiandolo dai costumi di un atollo della Marshall): guardate le ragazze che giocano a frisbee, capolavoro. E guardate la sintesi grafica delle tette: non serviva arrivare a Picasso. Ci siamo tornati con Stefano, nel 2000, noleggiando un’auto e andando a Siracusa (barocco strepitoso) e ad Agrigento, nella valle dei templi. A Siracusa abbiamo scoperto una Trattoria da Mariano ai Monti Iblei che farciva i cannoli a vista: imperdibili. Della gita sull’Etna ricordavo i dolci di Mascalucia (o era Nicolosi?): stavamo girolando nella calura, quando è uscita una donna in grembiule da una porta con la tenda a frange palsticose: pst pst, ci ha fatto, trasite. In una cantina (buia e fresca) dove stava seduto un uomo silente, forse paralitico: di fronte a lui una tavolaccia su cavalletti, qualche bottiglione di vino bianco  col tappo di carta di giornale e una gratella di forno con triangoli di sfoglia. Con il solo sguardo, la donna ci offrì i dolci, col solo sguardo dicemmo sì, ecce’tto. Lei prese delle cucchiaiate di ricotta spumosa da un catino di latta e ci porse, una a testa, le sfoglie farcite. Paradiso. Persino per me che, al tempo, disertavo ogni dolce. Poi uscimmo con bottiglioni di vino etneo e la percezione di essere arrivati al cielo, passando per un antro luciferino. Non ricordo se fu sullo stesso stradone che un siciliano centrò di netto la nostra portiera aperta (era l’auto dei mantovani), per flemmatica noncuranza. 

Guardate la sintesi grafica delle tette: non serviva arrivare a Picasso

SALE E GINESTRE

Ci sono diapositive di un’altra Sicilia, del 1994: avevamo fatto scalo a Palermo e poi via a Scopello, Erice, Monreale, Trapani. Di Palermo ricordo soltanto la Zisa, ma siamo stati qualche ora.  A Scopello, veduta strepitosa verso il mare, ragazze scalze in nero provavano un balletto, come un coro di tragedia e sulla piazzetta i bambini incantati a guardarle. La Magna Grecia trionfava, in un mare di ginestre, paesaggi magici. Belle le Saline di Trapani, coi mulini a vento, come nella Mancia (Girolo El Spagnol). Bellissimo Monreale dove Stefano scoprì una Pasticceria imperdibile, mentre io smaltivo una indigestione di pescato fatta a Gela.  A Palermo sono stata da sola per tenere una lezione all’Università (quando?) ospite di una stagista che era stata da me al Coses, Teresa, niente foto. Per fortuna abbiamo il vecchio caro cervello al carbonio, che fa la sua parte. Finché la fa.