LAVATOIO, MON AMOUR (3)
SAN PAOLO CERVO
Devo essere sincera: ho portato Stefano a Driagno, dall’Asmara fino al vecchio Municipio di San Paolo, poi fino al Belvedere del Mazzaro, perché la ristoratrice dell’Albergo Asmara prepara buone torte e quindi abbiamo aperto la giornata con una colazione speciale, affacciati sulle lame e balme del Cervo Sarv, le quali, nonostante la grande piena dell’inverno 2020, restano comunque uno spettacolo da vedere.
Il vecchio Municipio di San Paolo è importante, testimone di tempi migliori: le colonne di sienite sono un emblema della Valle, vengono dalle Cave della Balma dove c’è il monumento allo scalpellino. Sotto (o sopra?) il Municipio rimane una Villa Magnani che ha un sottopasso speciale (la Trűna) per evitare che chi faceva quel sentiero disturbasse i padroni della medesima. Sono testimonianza di un passato della Valle Cervo rilevante, adesso insospettabile: legato alle Cave, a quello che ci ruotava intorno, agli industriali che venivano a villeggiare da altrove, agli Stabilimenti Termali di Andorno Cacciorna. C’entrano anche le Logge Massoniche, ma questa è un’altra storia. Nelle mie fotografie si indovina un gruppo di edifici che potrebbero essere il compendio dei Magnani, con una torre eclettica, molto simile alle architetture volute dall’Ingegner Rosazza nell’omonimo paese della medesima Valle. Sapete che io uso (ancora) le mappe cartacee e, quando ci sono, i cartelli dei percorsi: in questa occasione ne mescoliamo due, tra quelli proposti, A e B.
ALLA SCOPERTA DI:
DRIAGNO
Proseguiamo a piedi, su strada asfaltata, in salita. Arriviamo alla frazione di Driagno, dove la strada diventa sentiero e si addentra tra case vecchie abbarbicate le quali hanno il loro orto-terrazzo, separato dall’abitazione, sul lato del sentiero che apre a valle. Suggestivo. Ed ecco che il mio senso per il lavatoio entra in allerta: addossato alla montagna, a sorpresa,un riparo ben ricavato, con due archi in muratura e mattoni, un ingresso e una fonte: nelle vasche c’è l’acqua che scende incessante, col naturale gorgoglìo. Un lavatoio vero, inatteso, chissà se utilizzato e da chi.
Poi si sale ancora, passando un piccolissimo ruscello, attorno al quale si manifesta una flora particolare: tenace, segno di quasi-montagna, ma delicatissima, mi verrebbe da dire pudica. In particolare ci sono dei fiorellini bianchi, minuti, screziati di rosso cinabro: una pennellata sottile e poi dei piccoli puntini puntini, come fossero scritti.
Poco oltre -io sono già senza fiato- è segnalato un punto Panoramico del Mazzaro e decido di andare a vedere la Valle, anche come scusa per una sosta. Il dirupo del belvedere è ancora pieno di mughetti, che non vedevo dalla mia Prima Comunione. Ero l’unica bambina senza bouquet, finché in Duomo si sentirono gli scarponi di mio padre Toio, che attraversò la navata, fece un cenno d’intesa ai celebranti che erano stati con lui in Seminario e mi mise in mano un mazzo di straordinari mughetti, appena raccolti. Il mio abito candido si inzuppò immediatamente di acqua e terra, che colava dal bouquet e la mamma Giò disse “ma Toio!!”, rimprovero e ammirazione per quel “fuori regola” che aveva sposato. La stessa irregolarità che mi fece sentire trionfalmente fuori dal coro. Quando torno a casa, col mio mazzolin di fiori della Valle Cervo, penso che se mi avessero proposto un bouquet così, nel 1992 quando mi sono sposata, forse avrei anche potuto considerare una qualche cerimonia, invece di andare in Comune a Dolo “a firmare”.
FORGNENGO
La scoperta del lavatoio di Forgnengo la devo a Luigi Dematteis, autore di una bella serie dell’Editore Priuli & Verlucca, sull’edilizia di montagna: nel volume Case Contadine nel Biellese e in Valsesia del 1984 (che avevo regalato alla Zia Filippa, quella dell’Insalata Nizzarda. Si lascia la SP della Valle Cervo, n.100, dopo Campiglia Cervo, grazioso comune prima di Rosazza e Piedicavallo. Il bivio è segnalato come Panoramica Zegna, in realtà di stratta della SP 115, mentre al Panoramica “vera” è una Statale, la 238 che fa un giro diverso (sale dalle Autostrade e superstrade tra Massazza e Cossato). Sono da sola; parcheggio la Panda di mio fratello Mau (dice di averla comperata per me), senza disco orario, lungo la SP. Salgo alla frazione per una strada a scalini “da cavalcatura” e arrivo in una piazzetta con fontana, che funziona da carrefour: il mio senso del lavatoio è allertato, qui l’acqua ruzzola viva dai ruscelli e dagli scoli, direttamente nelle vasche. Ci sono case belle, alcune sono proprio quelle del libro di Dematteis, che è del 1984: qualcuna ancora peggio messa, qualcuna recuperata e qualche porta è stata decorata, allo stile naif di Ligabue, forse con l’idea di fare di Forgnengo un “paese dipinto”, come molti in varie zone di Montagna.
Qui l’acqua ruzzola viva dai ruscelli e dagli scoli, direttamente nelle vasche
Salgo fino al lavatoio che chiude praticamente la frazione, addossato alla parete del monte, da cui sgorga l’acqua. Rispetto alle foto del 1984, ha perduto la copertura, che l’era ‘l so bel, con le travi per mettere i panni a scolare. Tuttavia resta spettacolare, per posizione, vasche e cartello di istruzioni: si lavi solo la lingeria. Trovo meraviglioso questo francesismo, passato nel dialetto biellese e usato da tutti senza alcuna affettazione per indicare la biancheria intima (inclusi mutandoni e flanelle), talvolta anche quella da casa e da letto. Non si portino al lavatoio giacche, maglioni, braghe, “roba di sopra”: forse per non intasare gli scarichi con cascami di lana o per non perdere il colore, facendo danni al bucato altrui. Sta di fatto che il galateo del lavatoio meriterebbe uno studio, come caso di utilizzo dei “beni comuni”, acqua e spazio pubblico.
La frazione di Forgnengo (a differenza di Sassaia), resiste ad essere abitata. Mentre torno alla Panda del Mau, ci sono tre operai che scaricano sabbia e ghiaia per un restauro; un giovane ragazzo aiuta una signora meno giovane a portare i sacchi della spesa, lungo i gradini da cui scendo. Nel cortile di una casa c’è una ordinata catasta di legna per le stufe.
SASSAIA
A maggio 2021 avevo finalmente affrontato i pochi passi a piedi per raggiungere Sassaia, dove il Lavatoio è denominato Tribunale delle donne, ‘dle fumne. Mi rendo ben conto che la denominazione è ironica: dove vuoi che le femmine confrontino i loro giudizi e decidano il buono e il cattivo del paese, se non mentre lavano la lingeria?! Pettegolando su tutto e tutti, le femmine trinciano i propri giudizi e li cuciono addosso ai maschi o alle altre donne che oggi non sono a lavare. Un filo di maschilismo, però c’è della saggezza in questo luogo comune e la sintesi di un mondo, prima della lavatrice.
Per arrivare a Sassaia, sono davvero quattro passi (8 minuti a scendere e 10 a salire), dalla SP 115bis detta Panoramica. Si passano Forgnengo e Piaro ed eccomi al bivio da cui scendere. La frazione è minuscola, silenziosa e apparentemente deserta; le fontane buttano e i lavatori (due) non risuonano di pettegolezzi o sentenze. C’è una donna, (ma guardando meglio forse è un uomo), che si prende cura di un orto; dentro una casa si sente una radio; in un cortile un operaio sta spiegando qualcosa che deve installare e come farlo funzionare. Alcuni edifici sono molto degradati e visibilmente abbandonati; altri ben restaurati ma chiusi, forse per villeggianti estivi.
La tipologia edilizia è quella delle altre frazioni della Valle Cervo: niente di strabiliante, case, balconi, fienili e stalle, pozzi per l’acqua, vasche di pietra, fonti, ricoveri per bestie che non ci sono più. Noto alcune scale ancora in legno, all’esterno, in due o tre rampe, racchiuse dentro tre pareti, aperte sulla quarta. Qualche secondo piano è chiuso con assi di legno, tra i pilastri di mattoni. Tetti a lastre di ardesia. Fiori pionieri di strabiliante rigoglio, rosa sfacciato o blu madonna.
LAVATOIO MON AMOUR SEQUEL IV
Se pensate che Locarno sia in Svizzera, famosa per un Festival cinematografico, vi porto sul Sesia (o la Sesia), in una frazione di Varallo: luogo insospettabile, quasi da fiaba, che ha questo nome. Qualche traccia dei Walser, un torrente che ruzzola verso la Sesia, con i suoi ponti di pietra. Ad accoglierti un delizioso Lavatoio con annesso Oratorio: il tribunale delle donne e la devozione ai Santi: poteri radunati in un sol punto. Amen.