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  >  D'antan   >  LAVATOIO, MON AMOUR (1)

IN PRINCIPIO ERA SAN LORENZO

Giugno 2021, propongo a Stefano un girolo con dolce risvolto: andiamo a Sala, gli dico, dove c’è il biscottificio Massera, gran sfornatore di baci di dama, torcetti, canestrelli e paste ‘d‘melia. Una gamma di dolcetti piemontesi e biellesi, di rara prelibatezza, cioccolato e burro come non ci fosse un domani. Nel mio retro pensiero, confesso, c’è ritrovare un luogo mitico della mia infanzia: il Lavatoio annesso all’Oratorio di San Lorenzo, sopra Mongrando. La prendiamo un po’ troppo larga e quando arriviamo a Sala, per la precisione nella frazione di Bornasco, Massera ha già chiuso: e pazienza, c’è un suo punto vendita anche a Biella, in via Repubblica 36. Confesso che le strade dentro i Boschi dei fiumi Viona e Olobbia, le confondo. Siamo saliti, da Mongrando per la frazione di San Michele (che ha una chiesa), siamo finiti a Lace (Donato), dove sta la Cantina del Gallo. Alla fine, come non so, grazie alla superstrada 419, arriviamo a Sala e poi al Santuario della Madonnina che non cercavamo, ma è davvero prezioso, insospettabile ed isolato. Col suo portico a 6 arcate e il suo romitorio, molto malmesso ma con due affreschi rusticani, sul ballatoio. Sito di poesia campestre, sorto intorno ad un pilone affrescato, abitudine che pare sia diffusa, nel Biellese. Valeva la pena perdersi.

Finalmente, rifacendo un gran girolo, seguendo la deviazione per Ruta e Graziano, sulla SP 405, verso Mongrando (paese a cui stiamo girando intorno), eccolo, il luogo della mia Memoria, unito a San Michele da una stradiola, oggi asfaltata ma che, a fine anni Cinquanta, era poco più di una mulattiera La Santina, mia madre seconda, ed io salivamo di fianco alla Fabbrica di Curanuova (abitavamo lì), una passeggiata impegnativa per una bimba piccola, ma che veniva premiata dal LAVATOIO! La chiesetta di San Lorenzo è, oggi, anche troppo conservata, per essere un piccolo oratorio di frazione; il lavatoio è in disuso e attende rassegnato il Degrado, Niente di speciale, per chi non abbia qui le proprie Ninfe Tutelari. A 4-5 anni avevo una passione per l’acqua irrefrenabile, come molti bambini, non temevo di caderci dentro perché a Bellaria avevo imparato a stare a galla! E adoravo lavare qualunque cosa: mi è rimasta la sindrome della lavandera, sempre con le maniche tirate su, oltre il gomito, per poter immergere tutto l’avambraccio. Sono onesta, non vi manderei fino là, specialmente se venite da fuori Biellese, per vedere questo sito sulla SP 405, al bivio per Donato-per Netro: a me batte il cuore ma non ho alcuna Oggettività. Trovo bella anche la casa rurale a due piani, bianca, che c’è lungo la SP 405, subito dopo un secondo piccolo oratorio (dedicato a SanQualcuno): è una casa tipica di queste parti con semplici porticati, sui due piani e la scala esterna. Fantastico su come potrei ristrutturarla: è una attività che riservo alla sera, prima di addormentarmi, invece di contare le pecore. Talvolta il progetto mi si sviluppa in sogno, dico davvero.

ALLA SCOPERTA DI:

IL BORGO DI MONGRANDO

Invece, nessun ricordo avevo del Borgo (così chiamano i locali la frazione di San Lorenzo), dove stanno due chiese due, una di fronte all’altra su uno spiazzo, alto abbastanza da costituire un belvedere sui boschi e su parte delle montagne. Nella sera di giugno è una bella esperienza: pare di essere in una “frazione castellata”, ci sono due imponenti Dimore che ricordano vagamente gli edifici di Valdengo o di Castellengo, ma qui non ci sono torri, merlature, feritoie. Le due Dimore sono unite allo spiazzo delle Chiese con una passerella “moderna”, che scavalca la strada 405 verso Mongrando. Il Silenzio è il signore del luogo, se ci sono abitanti nelle case adiacenti alle due Chiese e alle due Dimore, non danno segni di vita; rose gialle crollano da un muro di cinta, sontuose e sfatte come un affresco barocco. Lontano in una giusta foschia estiva le quinte delle Alpi Biellesi, sempre pronte a far scena. Quasi magico, sicuramente inatteso. Leggerò che le due Chiese sono San Lorenzo (barocco in laterizi tipicamente piemontese con aggiunto pronao neoclassico) e Oratorio di Sant’Agostino, del 1614 sede dei Disciplinati: restaurato, ridipinto, si presenta meglio.

A  proposito di panorami, tornando da Mongrando, per la strada detta del Maghetto (superstrada verso Ponderano), passando il Torrente Elvo (fiume dell’Oro) e il Rio Bolume, ormai quasi a Biella (zona Cimitero, Campo Rugby, Città Studi) avete una delle viste più sgombre (da edifici) del circo Alpi biellesi: profili che nel vespero vi sospendono il respiro, stagliati come in uno schizzo di Bozzalla, segno unico e deciso di grafite nera. Qualcuno in questa chiusura di orizzonte sostiene di “sentirsi a casa”, cioè al sicuro. Io, non so ancora cosa provo: ma siccome la biellese Silvia Avallone dice che “scrivere serve a rendersi conto”, raccontando i miei giroli, un giorno lo saprò. Intanto, senza parole, cedo posto all’immagine.

Lontano in una giusta foschia estiva le quinte delle Alpi Biellesi, sempre pronte a far scena.

RITORNO A SALA

Non posso dire di aver conseguito un talento da rabdomante, ma un certo presentimento del lavatoio comincio a svilupparlo e girolando sempre lì, tra Viona e Olobbia, attorno a Mongrando mio paese natale -dove abita Santina- risalgo verso Sala: ho un altro amarcord da ricollocare, la Casa di Don Giuanin . Salgo dalla strada che costeggia la Fabbrica Graziano, con lo Spaccio di Telerie che prediligo, in questa zona. Discutevo spesso con Santina che invece andava dai Siletti, ma adesso hanno chiuso. Mi domando dove Graziano continui la propria mirabile produzione, dato che i capannoni dietro lo Spaccio versano in condizioni allarmanti. Bellissimi da fotografare come archeologia industriale, ma. Con grande impegno e giroli su giroli, trovo la Chiesa di Don Giuanin (con una targa a sua memoria) che è la parrocchiale (San Martino?): adiacente, sulla piazza, la Casa la Canonica, dove la Perpetua cucinava una insuperabile lepre in civet. Mio padre, essendo stato messo a collegio, in Seminario, negli anni Venti, conosceva tutti i parroci del Biellese e anche qualche monsignore e rettore di Oropa. Forse per assonanza gastronomica, sbagliavo collocando a Sala anche la Cantina del Gallo, osteria che invece si trova a Lace, frazione di Donato, dove continuo a ripassare senza volere. Se ha ragione il triestino Magris e “il viaggio più affascinante è un ritorno”, questo mio ripercorrere luoghi dell’infanzia, ha un fascino sicuro e “mette le cose al loro posto”, facendomele riscoprire. Soddisfatta del ritrovamento, nel palato la memoria del civet, sono premiata anche da due lavatoi di Sala, Comune che, avendo vissuto l’epopea della Resistenza, ha segnalato percorsi e luoghi, tra cui la Fontana e il Lavatoio. Esiste una Battaglia di Sala, scontro esiziale nella neve dell’inverno 1944-1945, che tocca tutti i luoghi di cui sto raccontando: da un lato gli alleati insieme alle brigate partigiane, garibaldini e giellini, contro di loro i nazifascisti. frammentidistoriabiellese.it 

Se proseguite dopo i lavatoi di Sala, invece di deviare per Bornasco (e i biscotti di Massera), vi trovate a San Rocco, un grazioso Oratorio, restauratissimo e riconsacrato nel 2007 dopo una prima ricostruzione nel 1831. L’abbinamento tra luoghi religiosi e lavatoi è ricorrente e ci dice molto su dove scorreva la vita dei paesi, coi dialoghi terreni e celesti.

IN CIMA STA CERESITO

Ho una predilezione per la SP500, da Graglia a Donato e viceversa: strada panoramica tra i boschi, con frazioni affascinanti, incastonate nella quasi-montagna. È un percorso adatto a me che prediligo guidare dentro il paesaggio piuttosto che conquistarmelo con la fatica. Alla SP 500 si arriva percorrendo tutta la SP 405, da Mongrando a Donato. A Ceresito, frazione di Donato andando verso Netro, c’è la mia casa biellese prediletta, con le sue colonne in sienite. Tanto prediligo quella casa che non mi ero mai resa conto del Lavatoio sotto di lei: con fontana, lì, bello infrattato sotto un arco, lungo strada. A volte, si sa, un innamoramento mette in ombra un amore. Ci torno, grazie a mio fratello Mau, che insiste: tra Graglia e Donato, ce n’è uno, proprio sulla strada. Ho imparato tardi a dargli retta, ma vale la pena. Così fotografo, anche, la casa amatissima che sta degradando inesorabilmente ed entro nel suo cortile, salendo una ripida rampa, premiata da un secondo lavatoio privato con tanto di vezzosa travatura in legno. Sulla Fontana pubblica, una targa, commemora il 1905 i generosi benefattori che concedono la fonte, Chioso Adele e Anselmi Antonio, con il Sindaco Perotti Celestino: dare l’acqua pubblica è stata attività precipua, all’inizio dello scorso Secolo. 

Cerco invano di decifrare la scritta sbiadita, sugli archi ribassati che la mia casa rivolge alla SP 500: potrebbe essere Regia Licensa (una tabaccheria)? Dalla parte opposta un Ristorante, fuori attività, si chiama AVIATORE BOTALLA ed è dedicato al personaggio di Ceresito che volò a Fiume con D’Annunzio.  Poi fotografo la bella chiesa della frazione e noto una villa in vendita, ma non è la mia!