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  >  Viaggio con i libri   >  LA FOCE DEL BRENTA

DIVERTIRE I FIUMI

Si dice “divertire” i fiumi, che è una frase bellissima: mi immagino tutti questi corsi d’acqua che lietamente partecipano ad un gioco sulla mappa di Aqua e Tera. I veneziani l’hanno nel  genoma il Zogo, il gioco: Maschere, carte e dadi, merende in orto, ville di delizia, labirinti di bosso, regate, Casini di piacere, cortigiane famose in tutta Europa. Divertire un fiume significa deviarne il corso, in diversi rami, canali e navigli, costringerlo a percorsi innaturali, regolati e sicuri, per le campagne che attraversa. La Serenissima, soprattutto, curava di non fare interrare la  propria Laguna, origine mistica e ragione d’essere dello Stato da Mar. Ho detto che i miei Giroli non sono “guide”, ma solo suggestioni. Nessuna precisione, poche indicazioni pratiche. Vorrei farvi venire voglia di andare in questi luoghi; dirvi cosa hanno suscitato in me, non voglio organizzarvi e cerco di trattenermi dallo spiegare qualunque cosa. Semmai vi affido a chi scrive itinerari, come faccio in questo caso: il libro è Berati-Marin In bicicletta nelle Terre di Venezia Ediciclo Edizioni 1999. Sandra Berati è stata una mia allieva, poi una mia collega. Ho preso spunto dagli Itinerari 9 Corti Benedettine, 10 Punta Gorzone ed 11 Corte Fogolana, per andare a girolare nella zona dei 4 fiumi tra Padovano e Veneziano, luoghi insoliti di campagna e  Laguna. Speravo, come in effetti è avvenuto, di trovarmi tra Aqua e Tera, in una specie di Delta artificiale, invenzione della Serenissima. C’è un punto non facile da fotografare dove il paesaggio è come un tessuto a strisce: barene, acqua, argine, fiume, argine, canale, argine e canale, argine e fiume, canale, campi. Bellissimo. La Punta Gorzone si può percorrere interamente anche in automobile (strada chiusa) ed è già nell’atmosfera immota della Laguna, ma è ancora terraferma: il solito ibrido, con l’atmosfera da Film di Herzog. Le barche abbandonate in questi Canali padani, non hanno niente da invidiare all’abbandono metafisico dei moli sul Mar de la Plata. Herzog e Quiroga (Girolo Quiroga). Ti deve piacere questa Metafisica, per girolare qui, devi amare le barche da lavoro; nel 2017 avevo restaurato un modello di Burcio, dello zio Iginio Bianchi, regalo del PSI di Chioggia. Avevo studiato parecchio per riprodurre le vele tipiche di questa zona dell’Adriatico. Procediamo con (minimo) ordine. 

ALLA SCOPERTA DI:

FOGOLANA E BOSCHETTONA, CANALE OTREGAN

Arrivando verso Chioggia, sulla Statale Romea n.309, (ho passato sia Giare che Lova), sbaglio bivio e invece di prendere la Strada Fogolana giro alla successiva, su indicazione Conche di Chioggia. La mia presunzione è somma, la Guida dei Berati-Marin l’ho lasciata a casa, e vado a memoria, lasciandomi guidare dai toponimi: Conche mi parla di chiuse, di canali, di difesa dei campi dalle acque alte. Quindi non posso che andare verso la Laguna e la Valle Millecampi, che si apre a Nord di Chioggia. E’ una delle più famose (oggi Riserva Naturale), insieme a Valle Zappa, dove i Casoni non sono affatto rustici e basici, ma sembrano ville sul Baltico (mi pare siano di Roncato, quello dei trolley). La Millecampi è l’unico sbocco Lagunare della provincia di Padova, in Comune di Codevigo. Come che sia, sorpasso Conche, nucleo con chiesa (gente uscita da Messa si beve lo spritz), mi avventuro per uno sterrato, che definire percorso avventura è poco: ci sono buche grandi come piscine e temo di finirci dentro senza riemergere. Deve essere la strada che conduce alla Spiaggia della Boschettona, affacciata sulla Millecampi. Ma non ho coraggio di arrivarci e torno indietro. Prendo una via Moraro che va ad incrociare una via Montalbano: lì in fondo sta l’Idrovora del Bernio, ma anche lì non oso arrivare con l’auto. Alla fine dopo un lungo girolo in mezzo al radicchio rosso di Chioggia, che è ormai spampanato nei campi e nessuno lo raccoglie più, mi ricongiungo con la SS Romea 309, a Valli di Chioggia, su via Frignolo. Prima di rendermi conto che ho lasciato il promontorio tra le Valli Millecampi e Brenta, mi trovo costretta ad imboccare il ponte che porta a Chioggia, che ha 2 sensi di marcia e non si può fare inversione ad U. Non mi dispiace perché in questa estate di San Martino 2020, il clima meraviglioso mi offre la Laguna di Chioggia al suo meglio: sono chilometri di puro paesaggio. Se non avete occasione di visitare la Laguna Nord di Venezia (tra Cavallino, Altino e Burano), questo squarcio dell’Otregan è un ottimo surrogato, stando comodi comodi in auto. Driving. Ma ho un sospetto, l’ho sempre avuto. Che questo pezzo di Laguna (Valle Brenta), sia ancora meglio vista dalla parallela al Ponte Otregan: la Strada Provinciale che parte da Brondolo, l’attuale foce del Brenta, detta Brenta Nova e risale verso Piove di Sacco e Padova. Quindi ci vado.

Chilometri di puro paesaggio

BRENTA NOVA, BACCHIGLIONE, GORZONE

Benché sia venuta qui in base alla Guida, quello che scopro lo scopro per caso, girolando: ad essere onesti, mescolo la mia propensione al girolo con la memoria di quello che ho letto e procedo per riconoscimenti successivi: ah, ecco, questo l’ho letto; questo non mi ricordo, però che bello! Effettivamente la Valle Brenta, che è alla mia destra come prima, perché io ho cambiato direzione, è proprio uno spettacolo, con in fondo le montagne, che sono vere, ma non ci potete credere e pensate sia uno stravedamento: termine dei marinai chioggiotti per indicare una specie di fata morgana. Mi fermo ben due volte sulle piazzole, per godermelo il paesaggio a 360°: ci sono stormi di gabbiani posati sulla sterpaglia, puntini bianchi confusi con le palificate appena disposte, per aiutare la formazione di barene e la morfologia lagunare. Dalla parte opposta alla Valle c’è una alzaia che sicuramente fiancheggia un fiume o canale.  Poi appare un bivio per Ca’ Pasqua con un ponte troppo invitante per non prenderlo. Da lì sopra, vedo quello che cercavo. Ci sono ben 4 linee d’acqua: il bordo Lagunare, il Nuovissimo di Brenta, il Canale Morto Bacchiglione, il Bacchiglione vero e proprio (Girolo Padova 1). Ci sarebbe un quinto confluente, ma si capisce che va a morire subito dopo, a nord del ponte stesso (è uno scolmatore o un alveo deviato). Bellissimo da vedere e impossibile da fotografare: bisognerebbe stare molto in alto, su una torre idrica: invece, qui, le poche case sono al massimo di due piani, nella gran parte di uno. La memoria mi aiuta a spingermi verso Punta Gorzone, dove l’omonimo Canale (che viene dal Bacchiglione?) confluisce con la Brenta vera e propria e vanno a sfociare in Adriatico a Brondolo. Il periplo della Punta è impedito, bisogna rifare al ritorno la medesima strada, ma merita. Ci sono barche ormeggiate forse per sempre, con un senso di abbandono che nemmeno il Rio Uruguay. Non c’è nessuno, atmosfera surreale. Da Ca’ Pasqua mi dirigo verso il centro di Ca’ Bianca, dove c’è una Idrovora modernissima. Un intervento, per spiegarmi, come l’Inceneritore di Brescia, che si fa notare, dissonante dal contesto ma non stonato, un ossimoro. La Guida dei Berati-Marin segnala invece la vecchia Idrovora; bell’edificio di mattoni, con grandi finestroni vetrati. Mi colpisce una moderna bi-villa con bi-pronao: penso che se ci sono ancora Dei sull’Olimpo, dovrebbero incenerirla con una saetta. Da qui, abbandono il paesaggio delle Acque e mi addentro nella Terra padovana più profonda. Incontro una gigantesca stalla i cui fregi in laterizio sembrano medioevale (ma non lo sono). Decido di deviare per Civè, un altro toponimo che ricordo dalla Guida. Passo un centro paese (anche qui Chiesa e fedeli dediti allo sprtiz, dopo la Messa, Santissimi Aperol e Select) e arrivo ad una Idrovora San Silvestro idilliaca. Un cartello turistico mi informa che mi trovo sull’Itinerario delle Bonifiche Benedettine: da queste parti hanno bonificato tutti, Monaci, Dogi, Duci. Torno sulla strada per Piove di Sacco.

CORREZZOLA JAZZ CLUB

Lungo la strada incontro Correzzola: celebre per la sua Abbazia Benedettina, un grande complesso oggi destinato a Biblioteca Civica e sale convegni. Al di là dell’ennesimo canale, già in Comune di Pontelongo, c’è un monumento ai Caduti a Casa per male di Guerra (originale). Quando il centro di Correzzola finisce, improvvisamente, mi cade nel campo visivo l’insegna di un PUB, che trovo magicamente fuori luogo. Cosa ci fa un London Cockney Pub perso tra argini e alzaie? E vieppiù, perché ha questa insegna nera Jazz Club di Padova?? La nipotina di Jaco Perry Miglietti (Girolo London an absolute beginner), batterista tra i fondatori del Jazz Club Biella, non resiste a questo richiamo. Lo zio mi assiste, perché questo è il jazz Club di Padova (cioè la sede di riferimento) e si beve ottima birra alla spina, con focacce deliziose fatte al momento. È il mio settimo senso del girolare, unito allo spirito degli antenati che mi tiene sempre d’occhio. Naturalmente, per prima cosa mando la foto e il recapito ai Berati-Marin perché devo a loro se ho trovato questo posto; e anche perché Sandra e Roberto suonano la chitarra in un gruppo rock, i Dreamberry, che si esibisce in locali come questo. Poi mi godo la focaccia (cotto, salsa di noci e gorgonzola), mentre l’oste disquisisce di nuovi tipi di spritz (SS. Hugo e Gin) con due clienti abituali. Mentre pago al banco, faccio due parole sul Jazz con l’oste, che mi pare appartenga alla mia generazione o giù di lì. Parliamo di Ronnie Scott a Londra, e anche lui conviene che non sia più quello di una volta. Riparto soddisfatta dal London Pub di Correzzola. Tra Aqua e Tera, ci sta un divertimento di jazz. Due anni dopo, girolando per Padova, dalle parti del Portello e di Ognissanti, l’atmosfera fluviale mi ricongiungerà con questo itinerario quasi Lagunare: le mappe geografiche e stradali, prendono vita quando avete esperienza del territorio. Io ormai funziono al contrario: leggo una mappa e sono affascinata a priori, capisco di doverci girolare, che troverò posti speciali. Altro che Tom-tom.