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  >  Viaggio con i libri   >  IL PADRE ROS (2)

LAGO D’ORTA

Sempre Lui, il Padre Ros (Girolo Sfumature di Rosa). E, poi, Gianni Rodari, un gigante della letteratura per l’infanzia: nato proprio ad Omegna, che gli dedica un Museo; mentre nel Forum (ex ferriera Cobianchi) sono esposte le opere dell’industria locale, Bialetti, Girmi, Lagostina, Alessi, S.T.O. Ad Orta è nato Ernesto Ragazzoni; meno famoso di Rodari, autore di Le miei invisibilissime pagine, un Sellerio che raccoglie racconti deliziosi (1919). Con queste guide narrative, salgo ad Omegna, dove gli scacchisti di famiglia partecipano ad un Open. Confesso che sono delusa dalla cittadina di Rodari, dove c’è un quartiere storico (Vaticano),  né bello né brutto, organizzato lungo una via interna, che mi ricorda Brusnengo. Ma Lungolago troppi edifici infausti, anni ‘50-‘70, quando avevamo poco rispetto del paesaggio. Mangiamo bene a La Francisca (di qui passa la via Francigena) e alla Cannottieri; stiamo bene nell’AirB&B di Mirko: per il resto fa un caldo torrido, nessun beneficio di brezza. Prendo un battello (Linea verde) e vedo sulle sponde Oira, Pettenasco, Pella, San Filiberto. Scendo all’Isola di San Giulio, dove si svolge la favola del Barone Lamberto, che finalmente leggo per intero. Con la Linea Rossa traghetto ad Orta, dove ero già stata varie volte, in automobile. Orta è molto graziosa, forse per questo troppo turistica, zeppa di locali e botteghe; l’ultimo girolo ci ero venuta in clausura, molto era chiuso e deserto: decisamente preferibile. Il giorno dopo, mi avventuro in Valle Strona e bisticcio con una gara ciclistica che mi costringe in lunga coda, due ore fino a Marmo (6 chilometri); vorrei raggiungere l’area Walser di Campello Monti, ma mi deviano per Massiola dove la strada muore e bisticcio con un omenasso locale, burbero oltre il lecito. Mando a rane lui e tutti i Walser, ridiscendo talmente contrariata che ignoro la segnalazione di un antico Lavatoio! Fuggo a Pella, che dal Lago mi è parsa amabile, infatti lo è. Riesco a fare persino un bagno, rigenerante, in mezzo alle papere.

C’è una luce che sembra argento fuso. 

Le montagne hanno innalzato 

tutto intorno i loro sipari verdi e azzurri 

e dietro le quinte svetta il Monte Rosa, 

come un gigante che guardi 

sopra le spalle delle persone comuni

GIANNI RODARI, C’ERA DUE VOLTE IL BARONE LAMBERTO

ALLA SCOPERTA DI:

AYAS

Anche il ghiacciaio che si vede-e-non-vede in fondo alla Val d’Ayas da Champoluc è del Padre Ros. Davvero un gigante, talmente vasto da guardare le spalle ad un sacco di genti, Walser e no (Macugnaga, Alagna, Gressoney, Champoluc, Bielmonte, Mera). Dal rascard superbamente recuperato dalle amiche di Biella (frazione di Pilaz, località Magnechoulaz), si vede benissimo il Rosa, a chiudere la Valle. Ero già venuta da sola, fino a Brusson, Champoluc, Antagnod, a ottobre 2021 e mi erano parsi siti sontuosi. Mia madre Giò aveva tentato di dirmelo, negli anni Ottanta, ma non sentivo ragioni che riguardassero le Montagne. Lei villeggiava ad Antagnod da ex compagni del Liceo di Biella e nel 1990 ci era salita con i miei amici di Venezia: c’è una sua foto, nei boschi, con la minuscola Ellida, in tuta a fragoloni. Io negavo ogni contaminazione alpina (Giroli Machabi e Sfumature Rosa) e volentieri l’avevo affidata ai Minelli, restandomene in pianura. Invece, la sapeva lunga la Giò, dai tempi di Cogne! (Girolo Cogne). Alberghiamo a Frachey; passeggiamo in piano attraverso Villy, gustiamo il lardo di Arnad e la bière d’Ayas. C’è un fresco rigenerante (dai 31° di pianura, salendo, si scende a 24°), ma la mattina dopo diluvia e ci resta il turismo culturale: Stefano ha una pessima idea di Aosta, che non conosce ad eccezione dell’Arco Augusto.

AOSTA

Aosta merita molto più di quanto si dica e, rispetto agli anni in cui mi costringevano in Valle, si è riscattata, mettendo in valore i propri monumenti, romani e romanici (Sant’Orso). Mio fratello mi ha ingiunto di andare a visitare il Criptoportico, in effetti fascinoso oltre che inatteso: nel 2020 vado a vedere una Mostra di Carlo Fontana e scopro anche la bellezza del Teatro; un solo tratto di parete esterna, scenografico alquanto, con il fondale dei monti. Non è più il Padre Ros, laggiù, ma Zio Bianco. Con Stefano facciamo tutte le tappe raccomandate: Museo, sotterranei romani, Criptoportico, Foro, Porta Pretoria: purtroppo l’area del Teatro è un cantiere e non si vede un arco (le foto sono del 2020.) Tornando a Biella (finalmente!!) riesco a fotografare Villa Saporiti ad Anzasco: un quasi-Gaudì fuori luogo, di ragguardevole Modernismo. Nei Giroli Biellesi manca il Lago di Viverone e ve lo prometto in tempi brevi: la Villa è un aperitivo. 

PER APPROFONDIRE: