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IN VIAGGIO CON LA ZIA I, LA ZIA È FILIPPA

L’ispirazione è stata il compleanno della zia Filippa, detta Fil, sorella di mia madre Giò: nel luglio del 2004 avrebbe compiuto 82 anni. Mi sembrava di ricambiare tutti i viaggi che mi aveva regalato, per le promozioni a scuola: Roma, Firenze, Assisi, Fiascherino di Lerici, Budapest e Praga. Nella mia formazione di Girolona, hanno avuto un peso. Così ho pensato di portarla con me, che dovevo andare per lavoro a Sophia Antipolis, in Costa Azzurra. Da ragazze la Fil e la Giò, erano state a Juan les Pins, ospiti di amiche biellesi; lo citavano spesso come luogo di bella eleganza. Nel diario che la Zia teneva, già anziana, ho trovato scritto: Nini (io) è arrivata a prendermi puntuale e abbiamo caricato le mie cappelliere. Non ho poi capito perché andiamo in Francia. Era contenta come una pasqua, ma il suo carattere spinoso le impediva di farmelo sapere. Anche se, quando a Nice, ha visto sventolare il tricolore francese da tutti i balconi (per il 14 luglio, festa della Bastiglia) ha detto, sei stata gentile ad avvertire Jacques (Chirac) che domani (il 15) entro trionfalmente nel mio 83° anno. Mia zia, più vecchia di quella di Graham Green (che scrisse Travels with my aunt), è stata certamente meno rocambolesca e, a causa del carattere spinoso, non ha avuto amanti ma solo stuoli di pretendenti (cone quello del Girolo Odessa) che lei, Divina Creatura, congelava. Uno le aveva scritto appassionate lettere, all’indirizzo di Westing House (inventore dei freni pneumatici), Frigidaire Bay. Respinti ma molto spiritosi.

ALLA SCOPERTA DI:

DISTILLERIE IDEALI

Nella panoramica, da Gourdon, rivedo: le piramidi della Baie des Anges a Cagnes sur Mer; Sophia Antipolis nella Foresta de La Brague; il Mediterraneo tra Cagnes e Antibes (Antipolis) e la Zia Filippa (di spalle). Per molti turisti la Cote d’Azur è ‘solo mare’, ma noi due giroliamo specialmente nell’arriere pays, con qualche fugace escapade a Nice ed Antibes. A Les Distilleries Ideales di Nice (che ha un interno favoloso), la Filippa voleva un Martini, poi ha deciso per un Campari, Soda, e con aggiunta di seltz, non Perrier! Si dilettava di far impazzire i garçon, col suo francese scolastico. A me correggeva immancabilmente la pronuncia, per cui lasciavo a lei i dialoghi. 

Dopo l’aperitivo ci è venuta fame e, vicino al Mercato Vecchio, abbiamo divorato una quiche e una pizza, comprate in panetteria, sedute su un muretto. Per essere una Ottuagenaria, la Fil è in gambissima, quando vuole. Nizza mi sembra molto ligure, ricorda Finale, ma più in grande. Le doppie denominazioni delle strade rimandano al dialetto nizzardo, mixitè di ligure e occitano. Nel 1988 ero stata a Nizza, mentre eravamo al mare proprio a Final Borgo: mentre il resto della compagnia era a Zygofolis, il grande parco acquatico che aprì e chiuse nel giro di pochi anni (pensate che nel web esiste un sito ad memoriam!). Io avevo disertato ed ero andata a visitare Nice Etoile, un mega centro commerciale, struttura che in Italia doveva ancora arrivare.

LEGER E PICASSO E L’INSALATA NIZZARDA

Uno dei paesi provenzali, dell’entroterra, è Biot. Sarebbe famoso per il Museo Lèger, ma siamo sfortunate, perché è in restauro. Io adoro le donne di Leger e cerco di spiegare come sono a mia zia, che non lo ha mai sentito nominare: nel 2004 non avevo il cellulare e men che meno la connessione a Internet. Faccio uno schizzo sulla tovaglietta del Bistrot e lei dice, va bè tipo Picasso, quindi ha capito benissimo. Anche Ferdinand Leger aveva deciso di finire i propri giorni, qui, nella splendida garrigue provenzale, come Pablo Picasso. Il cima è effettivamente ‘da Riviera’ le brezze costiere diventano fresche appena ci si allontana dal mare, il panorama suggestivo, i crepuscoli affascinanti: la zia, memore della bella eleganza, ha sempre con sé un cardigan di moher ed un grande foulard. La manutenzione dei nuclei storici è impeccabile: gli arredi floreali trionfano e persino le cassette della posta sono dipinte di fresco (gialle). I mercati sono ricchi di verdura e frutta, composte in artistiche pile e file come fossimo sempre dentro un museo di belle arti. I francesi quando vogliono dare una “mano d’oro” per i turisti, le sanno tutte. Invece, secondo la Fil, la famosa cucina francese è sopravvalutata. Però all’Ecole des filles di Bar sur Loup l’ambiente, ricavato da una vera scuola in disuso, è originale e accogliente. E lei, dopo severa ispezione da Signorina Preside quale è stata, mangia con l’appetito di un lupo. Siamo a Bar sur Loup, che è il nome di un fiume.

Il paese dove ho prenotato la nostra chambre d’hotes è Tourrettes sur Loup, la nostra casa è dopo la Ancienne Gare, al fondo di un valloncello verde, lontana da ogni segno di urbanità. È una delle mille casette per villeggiature, costruite ex novo dentro la garrigue, discrete nel loro color rosa provenza, che imita le vecchie bastides, La zia, naturalmente, mi dice che avrebbe voluto stare sulla promenade, vicina alla spiaggia, vedere il mare la mattina presto. Così potevo uscire e andare a farmi una bella colazione al Cafè. Invece il caffè glielo preparo io, con la moka che mi sono portata nelle cappelliere, perché prevedevo critiche. Poi mi godo la piscina dove lei viene a vedermi nuotare, vestita di tutto punto e un po’ sdegnosa. A St. Paul de Vence, il più lussuoso dei borghi provenzali persino le strade sono pavimentate ‘ad arte’. La Fondazione Maeght (editori d’arte) è molto internazionale e con ‘quattro cose’ mette in piedi esposizioni temporanee capaci di attrarre una piccola folla cosmopolita. Se è vero che il turista culturale spende quasi due volte quello balneare, in Costa Azzurra hanno savoir faire, perché il loro ospite, dopo aver lasciato la sua quota di spesa balneare, sale a St.Paul e trova mille occasioni di spendere anche la quota culturale, nelle Gallerie o nelle botteghe di epices, ce n’è per tutti i gusti e le tasche.

La manutenzione dei nuclei storici è impeccabile: gli arredi floreali trionfano e persino le cassette della posta sono dipinte di fresco

Il traffico sulla costa è disarmante: ogni volta che ci avviciniamo a Cagnes siamo subito in coda. Antibes è un carnaio e a Nice, sulla Promenade des Anglais, rischiamo di essere arrotate da maman patinoises, mentre le masse affollano la plage.  Non me la ricordavo così, dice la ragazza Miglietti, che manca da quasi 70 anni! Forse le viene il dubbio che sia meglio la nostra camera nel vallon vert. Ma non lo ammetterebbe mai. Quando, nel 2016, c’è stato l’attentato sulla Promenade (la zia era già a miglior dimora, nella costa azzurra definitiva), io ho pensato alle mamme pattinatrici.

Gourdon è forse uno dei paesi provenzali più alti (sul mare), più lontani dalla costa. Centro storico raffinato, molto ricostruito e turistico, offre un panorama ineguagliabile sull’intera Cote, da Nice a Cannes. Si vede anche Sophia Antipolis, la tecnopoli artificiale di 27mila addetti e 10mila residenti, dove ho i miei appuntamenti per interviste. Dopo le Gorges du Loup e Gourdon, girando attorno alla tecnopoli Sophia, arriviamo a Mougins, un altro borgo pittoresco, ameno per il turista. Il problema dei parcheggi è insolubile, ma la Filippa, ormai entrata trionfalmente nei sui ottantatrè, sgambetta ardita su per improbabili salite e giù per perigliose pendenze. Alla faccia dei viaggi per la terza età e delle passeggiate sul lungomare. Ogni tanto si volta a guardarmi arrancare e dice: sei proprio sempre stata un gatto di marmo! E pensare che ricordo un momento, fugace, in cui anche io ho usato i pattini a rotelle (non in linea), probabilmente negli anni di Bellaria.

A Mougins ci sarebbe un Museo della fotografia, dove è in corso una esposizione su Picasso (la cui ultima dimora è poco lontano). Ma non di sola cultura vive la donna e così preferiamo un bistrot sulla piazza, dove Filippa ordina, dopo aver scartato una Melì-melò che non capiva, una insalata niçoise. Non che sia convinta, aggiunge. E non troppo convinta la mangia, tutta. A seguire si gusta un sorbetto al limone, lamentando che il troppo freddo le provoca raucedine. Io bevo birra ‘a pressione’ e cerco di non polemizzare. Anche perché la devo abbandonare, seduta al bistrot, mentre sono dentro Sophia. Il mondo di Sophia è l’insieme di tre domini forestali, la garrigue di Sartoux, Brague e Valmasque, dentro cui hanno nascosto gli edifici delle grandi imprese multinazionali, due nuovi quasi-borghi e alcuni quasi-quartieri di ville, debitamente ‘cancellati’ (chiusi da cancelli) dove, a giudicare dal tono, abitano persone quasi-ricche. Prometto alla zia che, finite le interviste, andiamo a cena a Valbonne. Ha un minuscolo centro storico ed una Abbazia Chalaisian, ramo dei cistercensi, monaci austeri e contemplativi (secondo la Guida). Il ristorante è Le Coin de la rue.  Dopo aver girolato da sola tutto il pomeriggio, trova la cena passabile. Mi dice che “non ha poi capito che lavoro faccio”, ma glielo spiego da 25 anni e non la chiuderemo qui. Domani dobbiamo rimettere in vettura le cappelliere e tornare in Piemonte. Dopo i lacets per salire e scendere da Tenda, facciamo un pranzo piemontese da una simpatica famiglia di ristoratrici, che hanno chiamato la loro cascina La Masca (la strega).  Tu sei un po’ strega, dice la zia, ma ha un tono affettuoso.