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  >  Icone   >  DOUARNENEZ 20 ANNI DOPO

TREFEUNTEC

Utilizzando il titolo di Dumas, vi racconto del mio ritorno in Bretagna nel 2011, quasi 20 anni dopo la scoperta di quella Finisterre in Atlantico. Cercando, in rete, un posto dove poter alloggiare almeno 10 giorni, senza spendere un patrimonio (gli hotel e anche le case sono carissime), scopro il Relais de Trefeuntec, nella Baia di  Douarnenez dove mi ero innamorata, nel ‘93, del Museo delle Barche sul Rhu.

Nell’imbuto di Trefeuntec, la vista nelle ore del giorno cambia miracolosamente con le maree. Lì presso c’è un 4 stelle, della catena Relais&Chateau, che costa 5 volte tanto, e non avremmo potuto fermarci così a lungo, per vedere il paesaggio mutare di ora in ora, con sfumature magiche!! 

Nel sito Hôtel Relais de Trefeuntec noto una ristrutturazione accurata delle camere, mi fa piacere.  I paesaggi dell’imbuto sono superbi e dal Relais ci possiamo avventurare in balades lungo la costa, scoprendo una Bretagna “intima”, di bellezza insuperabile. Avevo intuito che bisognava rallentare i ritmi di viaggio, CAMMINARE, evitare i Grandi Siti. Da un lato raggiungiamo St.Anne la Palud, una chiesetta tra le dune, con Calvaire. Dall’altro andiamo verso spiagge altrettanto magiche; al mattino dopo la baguette con burro e marmellata alla panetteria del paese, ci lanciamo nel vento furioso, coperti come se Agosto fosse in Inverno. Arenili deserti, biondi o bianchi; marécage pietrosi; prati di verde smaltato; cuscini di alghe nere; file di casette bianche e grigie, lassù, in orlo al cielo. Qualche volta torniamo per l’interno, strade deserte, con case isolate e animali al pascolo; burro per il Kouign Amann e le crepes; altre volte saliamo su improbabili bus diretti non-si-sa-dove.  Le foto delle nostre passeggiate dicono tutto: finalmente sono all’altezza dei luoghi.

ALLA SCOPERTA DI:

DOUARNENEZ RELOADED

Con la macchina raggiungiamo quasi ogni sera Douarnenez dove non esiste più il cantiere-scuola ma solo il Museo del Rhu coperto e anche nel porto canale le vecchie barche sono molte meno. Una delusione pazzesca, che cerco di spiegare in qualche modo con lo scarso successo (di visitatori) o gli altissimi costi di gestione (per pochi mesi all’anno di apertura) e di manutenzione delle barche in acqua. Facciamo una vita da villeggianti, pochi chilometri intorno al Relais ed eleggiamo una nostra trattoria, sul lungomare di Douarnenez, dove torniamo ogni sera. Menù della casa a pochi euro, col pichet di muscadet sfuso. Non la ritrovo nel web, perché noi la chiamavamo Chez Jacona, dato che il cameriere sembrava un giornalista di RAI3. Scopriamo che a Douarnenez esiste una popolazione estiva abituale, probabilmente proprietaria della seconda casa; vengono in osteria per non cucinare, sono in amicizia coi proprietari e tra loro. Ci piace, ci sentiamo di casa. Il panorama, dai tavoli, è ormai familiare, tramonti tardivi e spettacolari sui prati intorno, barche a vela che dondolano nel vento solo leggermente acquietato. Abbiamo provato una sera, nel ristorante più lussuoso che sta dentro i Magazzini dell’Inferno (dove c’era la Scuola) ma non vale la spesa, meglio Chez Jacona. Al mercato sulle banchine del Rhu ho trovato una giacca impermeabile verde chiaro di una marca famosa, a 12 euro, “caduta dal carro” (Girolo Londra 2010): la adotto come corazza per il vento delle nostre balades mattutine. 

Tramonti tardivi e spettacolari sui prati intorno, barche a vela che dondolano nel vento

LE ORTENSIE DI LOCRONAN

Naturalmente ci viene voglia di tornare a vedere i posti che ci erano piaciuti nel 1993. Senza fretta, visitiamo Locronan che è sempre troppo turistica, ma apprezziamo che sia stata manutenuta (una specie di Civita di Bagnoregio), coi suoi edifici storici, le sue stradine ciottolate. Ritrovo e fotografo con cura le sfumature delle sue ortensie, azzurro delavé e rosa antico, tendente al verde rame, con una gamma preziosa nutrita dai minerali del suolo bretone. Torniamo anche a Camaret, dove hanno restaurato la Torre di Vauban, diventato sito UNESCO. La vicina Notre-Dame de Rocamadour è finalmente aperta, coi suoi modellini di veliero appesi alle capriate. L’insieme è suggestivo ed emblematico di una Bretagna peschereccia che resiste. A Guilvinec, per fortuna, le barche da pesca sono ancora attive,e i furgoni che caricano pesce per la distribuzione: il movimento sulle banchine che non ha caratteri turistici. È rimasta (ridipinta) la torre bianca e rossa che guarda la marea scendere e lasciare le barche a secco, sorrette dai loro trampoli. Come 20 anni fa. Andiamo a rivedere anche degli Enclos parrocchiali con i loro Calvaire e mi rendo conto, fotografando gli interni, che oltre ai lavori in legno hanno bellissime vetrate, che non ricordavo.

POINT DU RAZ CAP SIZUN

Torniamo, ça va sans dire, alla Pointe du Raz, vero emblema bretone di conservata bellezza. La “difesa dei Grandi Siti” ha funzionato e le automobili sono state allontanate il giusto dalla costa, dove si cammina senza incontrare troppa gente e troppo chiasso. Vegetazione, panorama, atmosfera, orizzonte, tutto è rimasto meraviglioso, forse più bello ancora perché è com’era. Scopriamo Cap Sizun, compendio di suggestione infinita, sguardo a perdere, cambia in ogni direzione, sempre mozzafiato. Saliamo a Menez Hom da cui questa volta si vede a perdita d’occhio, la campagna sul mare. Il sito turistico di St.Nic mi piace moltissimo, anche se hanno edificato case di vacanza, con cortili e terrazze. 

LE DONNE DI GAUGUIN

A Fouet, paese nell’interno, il 13 agosto cantano suonano (l’accordeon) e ballano. Corrono fiumi di birra e sidro; le crepes sono burro puro. I gruppi sono così naif da sembrarci genuini; ci sono pochi villeggianti, pochissimi turisti e molta gens du pays, molti giovani. Gli anziani danzano in gruppo, sotto les Halles. In alcuni di questi paesi ci sono strutture di mercato coperto molto belle, con una ragguardevole carpenteria, ho qualche fotografia, ma non so dirvi il nome del paese. Alla Festa di Fouet ci sono molti copricapi alla Gauguin, anche su bambine e ragazze. Su una bancarella, compero un romanzo, edito dalla Cooperativa Beihz, L’Ombra della Bruma: è un polar (un giallo), basato su gente di paese, vecchie storie della occupazione tedesca, prima che sbarcassero a Omaha Beach, (Girolo Bretagna e Normandia).