CHIOGGIA
CHIOGGIA: IL SOLE NASCE DUE VOLTE
Voglio introdurvi a Chioggia con un acquerello della Royal Academy of Art a Londra: un tanker (nave cisterna) ancorato nel Porto. Autore Sir Hugh Càsson(1992). Chioggia è stata abitata e vissuta da gente che andava per mare a pescare o dal mare ricavava il sale di cui faceva commercio. Giulio Lorenzetti nella sua Guida di Venezia ed Estuario (una bibbia) scrive: “marinanti che tornavano in barca dopo aver lavorato la terra, nelle campagne vicine”. Ortolani marinanti. Fino alla fine del Secolo scorso (almeno) il Mercato del Pesce di Chioggia (collocato nell’antico Granaio) era rinomato. Ancora oggi, nei mercati settimanali della provincia di Venezia, quando c’è un banco di ciosoti, di solito è il migliore. Le statistiche dicono che per la pesca, Chioggia è oggi seconda solo a Mazara del Vallo. Le barche da pesca a Chioggia continuano ad avere un senso, non solo turismo ittico. Le vele sono (state) davvero magnifiche e spesso hanno un sole con la faccia ridente. Stefano ha ereditato dallo zio Iginio la riproduzione di un bragozzo, confezionato dai compagni della Sezione del PSI di Chioggia, al quale ho restaurato le vele, cercando di essere fedele alla tradizione. Romano Pascutto, poeta veneziano, ha scritto: A Chioggia il sole nasce due volte. La seconda sulle vele delle sue barche.
ALLA SCOPERTA DI:
ARRIVARE A CHIOGGIA: TRE EPIFANIE
Ed è utile scrivere qualcosa su come si arriva a Chioggia, che è parte della sua specialità (Giroli Foce del Brenta e Lido). Per quanto riguarda l’accesso via acqua: grazie ad ACTV, la società di trasporto pubblico veneziana, si può compiere il rito quasi-magico di arrivarci partendo dal Lido di Venezia e utilizzando bus, traghetti e vaporini. Ho fatto questo viaggio (dura quasi due ore) varie volte nella mia vita, in stagioni e climi differenti. Tutti hanno il sapore dell’iniziazione, un fascino particolare di viaggio (anche) dentro il Tempo. Si attracca in Piazzetta Vigo, il cuore di Chioggia, dove il lungo listone di Corso del Popolo finisce in Laguna. Arrivando da terra, avrete comunque il senso dell’isola (come a Venezia), aumentato dal fatto che la SS 109 Romea attraversa un paesaggio barenoso molto più caratterizzato di quello veneziano dal Ponte della Libertà. Mancando Porto Marghera e Tessera, la Laguna a Chioggia è più com’era e, quando c’è il sole, risulta smagliante nell’alternanza di aqua-e-tera. Senza dover prendere una barca e vogare, siete immersi in laguna. Questo spiega la specialità di Chioggia: un ibrido raro. Potreste andare fino in cima al Canale Lombardo, al Porto, con l’automobile e se avete un permesso anche fino a Piazzetta Vigo: eppure siete in un ambiente veneziano. A tal punto che le pubblicità utilizzano Chioggia per girare spot che pretendono fatti a Venezia. Chioggia assomiglia a Pellestrina, ma anche ad Adria e a Cesenatico. È veneziana ma anche Adriatica, cosa che Venezia non è e non è il Lido. Nel 1989 ero andata a Chioggia a fare fotografie per la Rivista di cui ero editor (Comune di Venezia.it/Coses): era il periodo del bianco e nero, quando stampavo in casa. Ho alcune immagini belle, che stanno diventando storiche. Quando sono tornata l’ultima volta nel 2019, arrivandoci in battello dal Lido, ho trovato la bottega del Papussaro (il calzolaio delle babbucce) definitivamente chiusa.
Altri edifici, invece, li ho trovati ben restaurati e abitati, con le loro barche parcheggiate ai pali “davanti a casa”. C’è qualcosa che resta, qualcosa che scompare, qualcosa che muta: ma mi sento di dire che la specialità di Chioggia rimane. Se si lascia la larga calle centrale e si percorrono le fondamenta parallele, Lombardo esterno, Lombardo interno della Vena e San Domenico, si trovano ancora improbabili trattorie che offrono Menù per Operai a 11 euro. Sorprendente. Il mio venditore di uova e canarini, con la sua bicicletta, il basco e il maglione marinaresco, è certamente un’immagine d’antan (1990). Eppure io Chioggia la vedo ancora capace di esprimere questa umanità, questa miscela, questo ambiente. Ho grande fiducia nella sua resilienza insulare. Se guardate la mappa di Chioggia, noterete che Sottomarina, l’isola clodiense che tocca l’Adriatico e protegge il centro antico e il Porto (Isole dei Saloni e dei Cantieri) ha la sagoma di un timone; ma, anche la parte più centrale, attorno al Canal Vena assomiglia ad un timone; e anche l’Isola dell’Unione è un timone messo in orizzontale. Isole timone; isole e barche; marinanti. Un ultimo modo di arrivare a Chioggia antica, è proprio passando da Sottomarina e Isola dell’Unione. Anche in questo caso, pur utilizzando l’automobile come un fatto normale, percepite di stare oltrepassando dei filtri, delle soglie: tra la ordinaria contemporaneità ed un luogo con un proprio tempo diverso. Senza l’aura sacrale di Venezia, senza dovervi sentire “dentro un miracolo”.
SOTTO MARINA
Sottomarina è noto come quartiere moderno di Chioggia, la sua espansione è soprattutto balneare e turistica: dove c’erano campi e dune, ci sono alberghi, appartamenti e campeggi. Ma non è del tutto così: gli abitanti di questa parte di città si chiamano “marinanti” e questo dovrebbe dirci qualcosa. Infatti, il nucleo originario di Sottomarina, compatto e con un mesclùn edilizio, frutto di molte modifiche nel tempo, non ha a che vedere con i bagnanti vacanzieri, bensì ancora una volta con la pesca. C’è una fetta di abitato, compresa tra i vecchi Murazzi della Serenissima, e il canale dell’Unione, che sembra un’isola della Laguna, un’altra Pellestrina, ma con più barche da pesca ancorate alla fondamenta. Non è un luogo “magico”, poetico, idilliaco: ma sicuramente è un posto speciale. Sottomarina, tra le Spiagge veneziane (Caorle, Eraclea, Jesolo, Cavallino e Lido di Lido) viene indicata come destinazione dei padovani, perché è la più comoda da raggiungere, attraverso la Strada del Mare. È spesso frequentata da pendolari che arrivano nel fine settimana, con parecchie ore di coda in entrata e in uscita. Io ho sempre scelto di andare fuori stagione, anche se mi incuriosisce visitare la Riserva Marina delle Tegnue, immergendomi in Adriatico (Girolo Tegnue e Caleri). Da diversi anni è stato allestito nel Convento di San Francesco, restaurato, un Museo del Mare.
IL POSTO DELLE BARCHE
A Venezia, si voga e si parcheggiano le barche sotto casa, si trasportano le cose obbligatoriamente sui natanti, ma a Chioggia ci sono molte imbarcazioni da pesca, non solo in Porto (isola dei Saloni). Sono attraccate lungo il Canal da Vena, a due passi dal listone dei caffè e dei ristoranti, del passeggio e del Mercato al dettaglio. Non sono belli, pittoreschi o storici come vorrebbe l’iconografia folcloristica, ma sono veri. E, magari, tra San Francesco e San Domenico si potrebbe organizzare un museo vivente della marineria, come a Cesenatico e a Douarnenez. Anche nei canali paralleli, verso Sottomarina, ci sono barche vere, con le loro reti e ceste e carrucole e cassette. Si ha la percezione che esista ancora un mondo di marinanti, che quelle barche utilizza. Anche nel 2019 ho fatto alle barche delle belle fotografie: ma sono loro ad essere un soggetto facile, che entra negli obiettivi, li riempie di forme e colori, di masse, luci ed ombre, come un quadro già dipinto. Altra attrazione di Chioggia. Forse si potrebbe lanciare Chioggia come laboratorio per la fotografia delle barche. Diciamola altrimenti: Chioggia è un posto marittimo, dietro il cortile di casa. Niente di speciale, ma molto speciale.
I MURAZZI DELLA SERENISSIMA
La dimostrazione che i Giroli servono anche a chi li scrive, eccola qui. Nel 2020 ho approfittato della libertà di muoversi tra comuni del Veneto (durante la Clausura per Covid, zona gialla) e della concessione del sole, dopo una settimana di cattivo tempo. Sono andata a Sottomarina. Primo regalo: disertando la Strada Romea, SS 309, sono arrivata fino alla rotonda per Chioggia e Sottomarina (in zona Val Da Rio) lungo le strade provinciali (n.53 padovana e n.9 veneziana) che corrono tra il letto del Brenta e il canale che lo separa dalla Laguna Sud. Bellissimo! L’accesso alla stazione balneare di Sottomarina è molto meno bellissimo: un catalogo stupefacente di edilizia contemporanea pop che mi fa pensare all’Avenida de Tirajana, di Playa del Ingles a Gran Canaria, (vedi Girolo Maspalomas). Percorro tutto il Lungomare Adriatico e quando lascio l’automobile all’altezza della pineta che culmina a San Felice, con la sua Darsena turistica irta di alberi da vela, noto una insolita “pavimentazione” inclinata, posta tra le case verso Laguna, la pista ciclabile e l’arenile. Per un momento mi domando perché abbiano voluto simulare una “difesa dal mare”, dato che siamo almeno ad un chilometro di distanza. Poi realizzo! Si tratta dei lacerti di Murazzi: 1 chilometro sui 5 originari, ormai distantissimi dall’Adriatico, per effetto del ripascimento della spiaggia, ottenuto tramite una diga perpendicolare. Mi compiaccio col cuore che i marinanti abbiano voluto conservare e tenere in evidenza questa traccia fondativa della loro isola e di questa parte di Laguna. Ignoravo questo intervento urbano e plaudo incondizionatamente: qualcosa di buono, dunque, anche i Comuni sanno fare, se vogliono. Brindo con una birretta, al Bar Joe, un chiosco che sta proprio “sui Murazzi” di fronte ad una delle calli che entrano nella vecchia Sottomarina e portano alla fondamenta delle barche da pesca. Ultimo regalo, quello atteso: alle spalle di Sottomarina, vedo San Domenico e la sua Fondamenta nel centro antico di Chioggia, quello che le Guide e i Siti vi raccomandano di visitare; cammino fino al Ponte dell’Unione, passo l’Isola omonima, entro in città per la Calle di San Giacomo, lasciando a destra il Mercato Ittico e le imbarcazioni professionali che stanno rientrando dalla pesca. Si chiamano Mormalbino, Rossantonia, Dastema. Le cerco nel sito marinetraffic.org che ho imparato ad usare quando mi occupavo di crociere in Comune di Venezia: sono pescherecci registrati a tutti gli effetti, di cui il Sito fornisce in ogni momento la posizione, una cosa seria. Si spande un sano odore di pescato. La mia passeggiata prosegue, lungo il liston di Corso del Popolo, poi entro nelle calli perpendicolari che vanno sul Canale Lombardo Interno: qualcuno dice che il corso e le calli formano una spina di pesce, che Chioggia è una sogliola sdraiata. Di nuovo sono tra le barche da pesca ormeggiate; di fronte ho l’Isola dei Saloni, vecchio Porto, un misto di edifici dismessi, barche in disuso e condomini nuovi di zecca: un recupero di stile europeo (Chioggia come Rotterdam, Tallin, Stoccolma). Quando arrivo alla Laguna, nella Darsena Vigo, ho di fronte uno Sporting Club, recupero di magazzini e, ultimo regalo, uno dei miei adorati Rimorchiatori Panfido, niente meno che il Pardus. Ormeggiato qui, chissà se in disarmo.
Chioggia è una sogliola sdraiata