Top
  >  Viaggio con i libri   >  Campi Raudi

CAMPI RAUDI

Quando abitavo a Biella (anni Sessanta), le terre del Novarese mi erano sostanzialmente ignote: eravamo sbilanciati sul versante valdostano e, nella bassa, verso il Lago di Viverone, la Serra, Ivrea (Girolo: Ivrea Olivetti). Rimane episodio isolato e mitico, la mia gita a Maggiora, dove c’era e c’è un famoso circuito da Motocross, per vedere le gare del numero 59, Marco biellese di cui ero fan sperticata: raggiunsi quel paese col mio Ciao Piaggio blu, a 50 km/h facendomi il culo piatto, insieme a Zuma (che avete conosciuto nelle Risaie di Manona). I luoghi che esistono sulla rotta Masserano, Gattinara, Borgomanero (SS 142, mi pare) li ho scoperti dopo che mia nipote Fiammetta si è sposata a Gattico, dove coltiva l’arte del tatuaggio e del ritratto a BIC. Aperta quella rotta, l’animo della Girolona, mi ha portata ad esplorare ciò che stava tra Biella e Gattico, in un largo intorno, andando fuori dal seminato: tanto più dopo la piena della Sesia, nel 2020, che ha travolto il ponte tra Romagnano e Gattinara. Per fortuna ero assistita dai libri: a cominciare dai romanzi di Sebastiano Vassalli sui Romani e i Cimbri ai Campi Raudi (la Battaglia di Gaio Mauro) e sull’architetto Antonelli, quello della Mole di Torino, nativo di Maggiora (!). Così, una ispirazione tira l’altra: nella città di fronte alle montagne (come Vassalli chiama Novara), oltre alla cupola di San Gaudenzio di Antonelli, ho scoperto la fabbrica di savoiardi Camporelli, ideali per il Tiramisù. Ogni coincidenza di treno perduta, tra Milano e Biella, un dolce. 

Se, invece faccio il percorso in automobile, tappa obbligata a Cavallirio, dove lo Spaccio Palzola garantisce un Gorgonzola imperdibile. Del “formaggio verde” sono sempre stata ghiotta, mentre da ragazza non bevevo vino e dovevo arrivare in Veneto, per essere redenta. Ignoravo quindi le aree di denominazione controllata Coste della Sesia (vi parlerò in altro Girolo del Mesolone Barni, del Bramaterra e dell’Orbello) e Colline Novaresi. Adesso che bevo vino, è un ottima ragione in più per girolare tra Biella e Gattico. Guidando per le Baragge, savana d’Europa, sono capitata nei paesi d’Agogna (un fiume), a Ghemme, Landiona, Farra, Momo, Ghislarengo, Carpignano, tra castelli veri e imitati (fintarelli), come quelli di Barengo e Proh, tra scuròli (di S.Agapito, di Sant’Alessandro e della Beata Panacea), pievi e battisteri e persino in un Parco Naturale  (dei Lagoni di Mercurago), dove abitavano i primitivi dell’Età del Bronzo. Sono andata in cerca dei pittori a fresco, del Tardo medioevo o del Rinascimento Piemontese come Cagnola, Merli e il Maestro di Postua. La Girolona sa che il bello è il premio di chi lo cerca.

ALLA SCOPERTA DI:

GATTICO COSA?!

Ignoravo l’esistenza di Gattico, poi ho cominciato a frequentare la casa delle nipoti, la Farmacia Fanchini e lo Studio Undici Tattoo; quindi il Tom Tom Cafè e il Ristopub Sass Malò: il paese, dunque, esiste e ci si può fermare per soste motivate. Ma se vi addentrate nel centro di Gattico, in via Leonardi (una storica Famiglia locale), trovate anche Qualcosa da vedere. La Parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano, che somiglia a moltissime del Biellese (Mongrando, Valle San Nicolao, Cossato, Pettinengo): giallo polenta, con il portico a tre arcate, una ceramica smaltata tipo Della Robbia (fintarella?) e un tempietto separato neoclassico (?). Procedete oltre il Sass Malò e deviate a sinistra in Via San Martino, verso un boschetto, attrezzato per pic-nic. Vi appare una San Galgano in do minore, diruta ma suggestiva, soprattutto insospettabile: con le proprie arcate a tutto tondo di pietroni bianchi e tre absidi commoventi. Una scoperta. Anche attenendosi alla SP32, che attraversa Gattico, ho apprezzato, a Maggiate (verso Borgomanero) e Comignago (verso Sesto Calende), due chiese, modeste ma pittoresche per la posizione a cavaliere di piccole colline: si notano dalla strada e viene voglia di fermarsi. La loro immagine migliore, tuttavia, è quella che avete passando.

Approfitto per fare una riflessione su certi edifici, i quali ci sembrano belli da lontano, visti nella loro postazione paesistica. Poi ci avviciniamo e corriamo il rischio di rovinare l’impressione: dobbiamo imparare a goderci una qualche presbiopia estetica, meglio lo sguardo d’insieme. Viceversa potremmo “magnificare” certi dettagli  suggestivi, con uno zoom potente: ma sempre rimanendo lontani. Alla fine della giostra, mi ripeto, il bello è in come sappiamo vedere le cose. Perciò le Guide sono utili, ma non decisive: serve imparare a guardare.

il bello è in come sappiamo vedere le cose

PARUZZARO

Quando uscite da Gattico, verso Maggiate (direzione Borgomanero), il paese vi regala un arrivederci strepitoso, con la vista delle Montagne all’orizzonte (il Padre Ros e Co.). Se da Maggiate Superiore deviate verso il Lago Maggiore, a Paruzzaro troverete una Pieve cimiteriale dedicata a San Marcello. La stessa strada, se volete, vi porterà anche al Parco Naturale dei Lagoni di Mercurago, scoperti da me proprio così, grazie ad un’indicazione stradale turistica. Una cosa alla volta. San Marcello è riccamente affrescata, nell’abside e alle pareti: ci sono storie sacre e figure profane. Non sono un’esperta ma le trovo molto gradevoli e ritengo siano tanto preziose quanto poco note. L’abside della Pieve, all’esterno, richiama quelle superstiti di San Martino a Gattico ed anche quelle, meglio conservate, del Battistero di Cureggio.

LAGONI DI MERCURAGO

A fine 2021 leggo su un libro dei Siti Archeologici Piemontesi, che Mercurago è uno dei due luoghi in cui c’erano le palafitte, l’altro è il Lago di Viverone (nel Biellese): han rinvenuto piroghe, ruote e vasi appartenenti alla cosiddetta Cultura di Golasecca.  Golasecca smuove nella mia Memoria, un incontro con Rosita Jelmini Missoni (1981?), alla quale avevo mostrato i miei disegni tessili, ricevendo garbato diniego. Passati 40 anni, mi sono dedicata ai giroli, e ho trovato l’accesso del Parco a Paruzzaro; lascio l’auto in vista della Rocca di Angera dall’altro lato del Lago Maggiore e passeggio per un’ora dentro il bosco dei Lagoni. Girolo piacevole, bosco piacevole, situazione interessante di laghetti ancora gelati, una torbiera color stoppa e intrichi di rami nudissimi. Sembra che sul ghiaccio dei laghi (infido) stiano camminando animaletti pelosi, dal corpo rotondo, occhi e zampe invisibili sotto una folta massa di pelo giallastro: sono i cespugli secchi, di una qualche erba palustre, immobilizzati dal gelo. Visione suggestiva, in un silenzio cristallino. Altrettanto suggestivi sono gli intrichi di tronchi secchi e spogli, che decorano l’orizzonte, da qualunque parte si guardi: alberi imponenti alti alti o cespugli a mezz’altezza, che si aprono dal suolo come stecche di ventaglio. È domenica e incontro poche persone, con bambini e cani (rigorosamente al guinzaglio). Secondo i criteri dell’Amministrazione Forestale USA, i Parchi si valutano a seconda della probabilità di incrociare altri utenti, presumendo che un numero basso garantisca il senso di wilderness: la lontananza dal mondo urbano, caotico e stressante. Girolando tra paludi, laghi, torbiere e motti, si ha la percezione di essere abbastanza fuori dal mondo e in fondo Milano non è tanto distante (Malpensa vicinissima). Chissà se anche qui, magari quando il bosco ha messo le foglie, il forest bathing, può avere gli stessi benefici effetti che ha in Oasi Zegna (Girolo: Panoramica). L’area del Parco interessa i Comuni di Oleggio, Comignago, Mercurago e Dormelletto (dove c’è un Canneto protetto).

Parco Ticino Lago Maggiore

Gite Fuori Porta in Piemonte

SAN NAZZARO E CUREGGIO

Quello di San Nazzaro è un vero e proprio monumento, giustamente famoso: l’Abbazia del SS. Nazario e Celso, persa nelle campagne baraggive del Novarese. Ci sono arrivata lungo una delle Strade Provinciali che dalla SS142 portano, prima a Rovasenda (Castello Fintarello), poi a Lenta e quindi a destinazione. Nel ritorno, ho fatto una provinciale parallela e sono rientrata sulla SS 142, poco prima di Borgomanero, passando per Fara Novarese e Carpignano Sesia (dove c’è uno dei Ponti alternativi a quello di Romagnano). Quasi tutte le strade, in questa zona, sono rettilinei fiancheggiati da canali (uno pensile) e attraversano un paesaggio che viene definito l’unica savana europea (Riserva Naturale delle Baragge): corrisponde al territorio dove Vassalli immagina che Gaio Mario si scontrasse con i Cimbri, (Campi Raudi), in vista del Padre Ros. Vassalli, che è vissuto poco lontano (alla Cascina Marangana di Biandrate), ha ambientato molti romanzi su queste zone, in diversi periodi storici: oltre ai Cimbri (in Terre Selvagge), ha raccontato la Caccia alle Streghe nel XVII secolo (in La Chimera) e dell’ingegnere-architetto Antonelli, attivo nel secolo XIX (in Cuore di Pietra). Vi raccomando questi libri, belli in sé e scritti benissimo: a me hanno svelato il carattere di queste Terre, lungo il dipanarsi del Tempo, apprezzo il loro ambiente “selvaggio” (da savana), l’orizzonte di montagne (il Padre Ros), le Edicole Votive e i residui di Pievi sparse, gli Scuròli di Santi e Sante, come a Cacciana di Fontaneto d’Agogna, a Maggiora e a Ghemme (senza trascurare il vino omonimo!). San Nazzaro è una cittadella abbaziale, ben conservata, completa e complessa: ha chiostri affrescati dal Ciclo di San Benedetto, interni pregiati e restauratissimi, attribuiti a Giovanni Antonio Merli. Le immagini raccontano meglio delle parole.

Dulcis in fundo, Cureggio, primo paese che da Borgomanero porta verso i paesi d’Agogna e le Baragge: sede di un pregevole Battistero Romanico. Non bello come quello di Biella, ma sicuramente pecco di campanilismo. Per un girolo fuori porta, da Biella, da Novara, Vercelli, Milano, c’è di che. E alla fine diciamolo: tutto ruota intorno a Gattico, l’ombelico del mondoooo.