CADINI DEL MIS E ARZÙ
VEDERE VEDANA
Fino alla clausura per Covid19, ignoravo l’esistenza della Certosa di Vedana, tra Belluno e Agordo, a Sospirolo. Le immagini nel web sono molto suggestive e ho deciso di affrontare un bel viaggio (circa 4 ore tra andata e ritorno) per andarla a vedere. Intuivo che sarebbe stata visitabile solo dall’esterno perché le sorelle in clausura ci stanno davvero. In verità la si vede soltanto da fuori le mura e nemmeno troppo bene. Vorrei dire che risulta più affascinante nelle fotografie online, viste dall’alto: forse è uno di quei casi, rari, in cui il turismo virtuale può sostituire quello “in presenza”. Vale la pena di andare fin là (passato Belluno, Sedico e Sospirolo), proprio perché arrivate lassù: dentro il parco delle Dolomiti Bellunesi, una vera meraviglia, con o senza marchio dell’Unesco. Tutto intorno montagne che variano dal blu grigio al bianco lucente e sembrano chiuderti in un cerchio magico. Finché non le ho vista dal vero, con le punte aguzze, pensavo se le fosse inventate Dino Buzzati, nei suoi disegni e per ambientare i Miracoli di Valmorel. Le mie immagini non rendono giustizia alla Certosa di San Marco e ancor meno alle Dolomiti Bellunesi, ma ho fatto del mio meglio.
ALLA SCOPERTA DI:
LAGO DEL MIS
Lievemente delusa da Vedana ho preso una SP 2, secondaria, rispetto alla SS50, Belluno-Feltre, e dopo Mas ho deciso di salire verso il Lago del Mis, senza aver la minima cognizione di come potesse essere, se non uno sbarramento dell’omonimo torrente con un invaso artificiale. Di solito non sono entusiasmanti: invece il Mis lo è. Dopo diverse gallerie (molto vecchie), improvvisamente vieni ferita da una lama di colore smeraldo, che non ti aspetti. L’invaso del Lago è alla mia destra, ma il colore innaturale dell’acqua si gode meglio a sinistra, nel fiordo della Falcina, che si inoltra nella Valle omonima. C’è un contrasto tra rive bianchissime (calcare che sembra borotalco), verde smeraldino del torrente e verde nero degli abeti, che rende questo artificio particolarmente suggestivo.
Decido di fermarmi, parcheggio e scendo verso il Lago, cammino abbastanza sulla pietraia che si allunga ai bordi, entrando nell’acqua con diverse piccole punte. É proprio molto bello, un paesaggio lunare, non fosse per tutti gli alberi che si sono riadattati alle nuove sponde e si fermano guardinghi lontano dalle rive.
Acqua, calcare, sabbia, melma, tronchi abbattuti, pietre, cespugli sono pura arte astratta contemporanea, multi materica
Il pellegrino ha la fortuna di voler andare avanti, anche senza meta. Così ho proseguito dal Lago del Mis fino a dove sembra esaurirsi, prima che il torrente torni nel suo letto pietroso e ripido. Sto salendo verso un paese che si chiama Gosaldo e da lì dovrei potermi congiungere alla strada per Agordo. Prima di entrare in una delle gallerie (vecchissime) riattivate dopo l’alluvione del 1966, mi sono fermata a fotografare un largo letto quasi asciutto, i cui colori a strati –acqua, calcare, sabbia, melma, tronchi abbattuti, pietre, cespugli– sono pura arte astratta contemporanea, multi materica. Le gallerie verso Gosaldo sono vere e proprie caverne, bocche rocciose, che inquietano: per esse si approda alla SP1 per poi confluire nella Statale di Val Cordevole, o Canale di Agordo, dopo Rivamonte Agordino. Questo itinerario involontario -scendendo verso Sedico, Sospirolo e Belluno (poi con la A27 fino a Venezia)- è stato vago e maraviglioso, al centro del Parco delle Dolomiti Bellunesi. Si vede la bellissima Valle Imperina e lontani il Pizzona, il Dolada, le Pale di S.Lucano e perfino il Visentin (colle del Nevegal) ed il Cansiglio. Tanta roba. Da una parte ci sono le Dolomiti pietrose, bianche e rosa, blandamente arrotondate, rese vaghe da scialli di nuvolaglie. Dall’altra parte intravvedete punte aguzze, con l’aspetto laminato che troviamo in Buzzati. Poi, ancora, lontanissime cime blu grigio, a forma di cappelli di strega: tanto per rimanere nella magia delle favole. Trascuro (non ho tempo) i Cadini del Mis o Brenton: laghetti carsici, naturali, che si raggiungono con una mezz’oretta di cammino turistico.
I CADINI DEL MIS
A fine giugno 2021 propongo a Stefano i Cadini del Mis che propriamente si chiamano del Brenton: è scettico, non ne ha mai sentito dire, come fanno ad essere così belli. E, invece, la Girolona trionfa, perché quando ci arriviamo con un quarto d’ora di passeggiata comodissima, è contento di essersi fidato e trova il sito fantastico, soprattutto lì, a due passi dalla strada asfaltata. Facendo il girolo indicato nei cartelloni, si scende e si risale per non più di altri 15 minuti e lo spettacolo ripaga ampiamente della piccola fatica. Le foto rendono l’idea. A me vengono in mente le lame del Cervo, nel Biellese, al Sarv. Nel rientrare, per cena, a Feltre il mio senso per i lavatoi, risvegliato da tanta acqua del Mis, mi fa deviare per una frazione sconosciuta, Dussano, dove sembra che ci sia stata una Villa o un borgo legato ad una Corte, rurale o religiosa. Entriamo ed eccolo, assolutamente imprevisto, un bellissimo Lavatoio, addossato ad un muro di cinta che separava il borgo dalle pertinenze padronali o conventuali (Giroli Lavatoio mon amour).
Abbiamo preso una camera a Feltre, nell’ottimo albergo Doriguzzi, appena fuori dal borgo storico. Nel cortile parcheggio c’è un edificio liberty denominato Garage di un certo pregio; dentro l’hotel è moderno e dotato di ogni comfort, sono anche gentili. La sera passeggiamo per Feltre, che ci ricordavamo meno bella (forse 30 anni fa?) e troviamo una Osteria a caso il Civico43, dove mangiamo e beviamo bene. Percorriamo lo spazio tra le due Porte che delimitano il Borgo antico sulla collina, si accendono le prime luci, c’è pochissima gente in giro. La mattina seguente giroliamo per il mercato, acquistiamo le ciliege (sono pugliesi, non di Marostica!) e godiamo altri pezzetti di città bassa, fuori le mura, con bei palazzi dipinti e un gruppo di chiese che ci fa pensare ad una enclave religiosa (Duomo e Battistero). La vita di Feltre sembra essersi concentrata tutta qui, disertando la parte alta dove eravamo ieri sera e dove c’è appena stata una Fiera antiquaria che anima il Borgo ogni seconda domenica del mese: fieraoggettoritrovato.org. Facendo un sottopasso pedonale (che fora la collina del Borgo antico), la Girolona nota le immagini di un Santuario che scopriamo essere vicino, nella frazione di Arzù. E immediatamente si va.
Saliamo sul colle Miesna e siamo premiati da una vera sorpresa: Chiostro quattrocentesco semplice a doppio ordine di archi, affrescato con ex voto; non posso non pensare ai Miracoli di Valmorel e alle immagini molto popolari (ancora più di queste del Chiostro) che hanno ispirato i racconti di Buzzati. Maria Brustolin liberata nel 1602 da un grave male è rappresentata in una lunetta; in un altra si ricorda l’arrivo dei Santi Vittore e Corona dalla Siria, qui al Miesna. La Chiesa a croce greca, senza transetto, è davvero preziosa completamente affrescata anche se con discontinuità e pluralità di mano (quello che resta appartiene ad epoche diverse e non tutto è ugualmente conservato). Nel sito santivittoreecorona.it vi spiegano tutto, citando le scuole di Giotto, di Tommaso da Modena e Vitale da Bologna. La vera magnificenza è il loggiato dell’abside che richiama l’oriente. Stesso richiamo nei capitelli decorati “a niello”, decisamente arabeggianti (pare ci sia una citazione dal Corano!). Notevole è l’Ultima Cena, con un tavolone imbandito in cui spiccano simpatici crostacei. San Vittore e Corona, rappresentati ovviamente tra l’innumerevole scorta di Santi dipinti, meritano il viaggio e maggiore reputazione. Ne parliamo con un religioso, che sta rintanato tra le sue carte e lamenta la poca notorietà, nonostante il sito; non oso dirgli che la Girolona farà del proprio meglio.
FONZASO
Rientrando, un ultimo tocco a questo Girolo con Stefano: ci fermiamo a Fonzaso, per un secondo caffè di cui abbiamo bisogno: la caffeina è una droga legale, si va in astinenza. Altra sorpresa: è un paese minuscolo ma con due piazzette deliziose, quella delle Chiese e quella del Municipio, alcune ville foranee, porte decorate, santi dipinti sui muri e un vecchio negozio “qui si vende acqua. vite. e. Comestibili”. Grande.
Penso che molti italiani possano dire la stessa cosa che sto per scrivere: per noi le limitazioni del Covid sono state meno severe, perché abitiamo in regioni stupende, dove dentro i confini del Comune e della Regione abbiamo meraviglie illimitate. Fare di necessità virtù non è stata una gran fatica, anzi, ci ha davvero regalato luoghi che trascuravamo, obnubilati dagli stereotipi del Turismo.