Bretagna e Normandia 2001
LE DUE CORNOVAGLIE
Non voglio farvi confusione, ma in Francia parte della Bretagna viene chiamata Cornuaille (Cornovaglia) e, viceversa, l’Inghilterra si chiama Gran Bretagna: qualche ragione ci deve essere. Nel Girolo del 2001 in Cornwall (Girolo Cornovaglia 2001), abbiamo approfittato per tornare in alcuni luoghi del 1993 (Girolo Bretagna 1993), a cominciare da Roscoff, punto di imbarco per attraversare la Manica. Gli amici Minelli, nel 2001, avevano casa in Normandia e approfondimmo alcuni luoghi toccati nel 1993. Nel 2001, a Treguier, acquistai la mia seconda Gallimard Finisterre (Nord) e la mia seconda carte routière Michelin: indispensabili per girolare come facevamo allora, senza itinerari e soste prestabilite. Sapete già che considero buona pratica tornare nei luoghi, più volte e la Bretagna merita eterni ritorni; la Normandia di conseguenza. Anche le fotografie del 2001 non sono straordinarie, io usavo ancora la mia Olympus-OM10, anche se ormai spopolavano le digitali (cui passerò nel 2003). Pertanto, utilizzo anche immagini del 2011, quando mi scatenerò in oltre 900 scatti: perdonerete l’escamotage. Viceversa, del 2001, non ho note di viaggio e devo andare a memoria, con l’ausilio di alcuni cuoricini messi a matita, sulla mappa Michelin.
Sapete già che considero buona pratica tornare nei luoghi, più volte e la Bretagna merita eterni ritorni; la Normandia di conseguenza.
ALLA SCOPERTA DI:
CALVAIRE E KOUIGN AMANN
Cominciamo dagli enclose parrocchiali e dai Calvaires: questi ultimi sono considerati icona della Bretagna e, in effetti, esistono solo lì e sono molto diffusi. Trattasi di statuaria relativa alla Passione di Cristo, Crocifissione, Deposizione, Compianto, Pietà: come se la rappresentazione di Sordevolo si fosse pietrificata (Girolo Sordevolo, che Passione). Dovrebbero piacermi: il tema, in arte, è tra i miei preferiti ed ho una vera passione per i Compianti, particolarmente quelli molto colorati, come la statuaria lignea del tardo ‘500 piemontese e lombardo. Adoro le sculture dell’Antelami (Girolo Parma) e di Pisano (Girolo Siena): le loro figurine stilizzate, i volti essenziali, quasi fumetti; i corpi tozzi, grezzi eppure elegantissimi, nella dura dolcezza del marmo. Il popolo di pietra dei Calvaire, invece, mi lascia perplessa. Forse è la pietra scura, poco nobile rispetto al marmo, che tende ad essere intaccata dagli agenti atmosferici, smangiata, macchiata di muffe; anche se la corrosione aumenta il senso tragico e il disfacimento. Forse si tratta della più alta capacità espressiva dei maestri italiani, rispetto alle ignote maestranze del Finisterre. Scusate la spocchia nazionalista, ma a ciascuno il suo. Diciamo così: i Calvaire sono da vedere nel loro contesto, gli Enclos Parrocchiali; piccole chiese elementari, battisteri, cimiteri, archi di trionfo per accedere, l’insieme di sculture che rappresentano la Passione. Attorno ai Calvaires, ça va sans dire, un popolo di ortensie blu oro che attenuano la severità pietrosa. All’interno delle chiese, ci sono sculture in legno colorato che compongono vere e proprie pareti (i retablo) o che dividono l’aula dal presbiterio (i jubè). Ce ne sono di pregevoli, nel loro genere: le figurine sono rudimentali, come nei Calvaire, ma il legno in qualche modo le ammorbidisce, e i vivi colori le scaldano. Il popolo di legno dei retablo mi risulta più gradito. Confesso che, nel 2001, attorno agli Enclos annusavo attentamente, in cerca di Kouign Amann: l’imprinting del 1993 era indelebile e la compensazione spirituale tra Passione e burro era necessaria.
CANCALE ENCLAVE GASTRONOMICA
Folgorati dal bateau de coquillage de La Fregate, nel 1993, non possiamo attraversare la Bretagna senza una sosta a Cancale: Stefano, che ha un ginocchio fuori uso, sostiene che i crostacei sono un toccasana per i menischi. Sul lungomare ci sono tanti ristoranti quanti edifici e l’imbarazzo della scelta: Cancale non delude e il ginocchio migliora (il benessere fisico è una questione olistica). Ma, nel 2001, la vera scoperta è l’abbinamento ostriche-muscadet, che facciamo sul lungomare di Concarneau, in un bistrot, rimirando da fuori la Ville Close. È al mercato di Concarneau che acquisto la mia donnina bretone portafortuna, sempre con me (da allora). Non voglio sembrarvi una girolona ghiottona (quale sono) e vi parlo di due luoghi scoperti nel 2001, che ci erano sfuggiti nel 1993 (chissà quanti altri). Il primo è un sito naturale, il Forum di Tregastel: un’ansa di oceano che compone (appunto) una specie di anfiteatro, un forum, dove le maree giocano come vogliono, facendone quasi una laguna, addirittura un “campo” popolato di alghe e di massi bruni arrotondati. Un posto suggestivo, dal quale si scorgono dimore in pietra, arroccate e fascinose. È a Tregastel che decido di volere una vacanza stanziale e lunga, in questo panorama. Deve essere vicino a Tregastel che fotografo per la prima volta un bisquine, veliero tipico del golfo bretone, da sogno. La seconda scoperta è Tréguier, una minuscola cittadina verso la Normandia, dove troviamo una chambre d’hote deliziosa, in casa a graticcio, vecchi arredi, cortile fitto di ortensie e un labrador biondo. Visitiamo la Cattedrale di St.Tugdual che pare sia la più bella di Bretagna, col chiostro e il calvaire.
NORMANDIA
Stefano ed io non possiamo non tornare a vedere la Tela di Matilde, a Bayeux. Nel frattempo (1993-2001) si è evoluta la politica di protezione dei siti più turistici (come le Punte e i Capi in Bretagna) e, per vedere la Tela, ci vuole prenotazione e anticamera. Si chiamano “giardini di acclimatazione” e dovremmo farli anche per San Marco, chissà quando. Il Museo di Bayeux vi acclimata alla Tela vera e propria con alcune sale esplicative che servono anche a diradare i visitatori: prima di farli sfilare in un corridoio obbligato, uno ad uno, con ritmi necessariamente cadenzati, per tutti i metri del ricamo. Vicino a noi c’è una famiglia veneta (il caso!) e uno stupitissimo bambino esclama “Mama, mama, varda ghe s’è anca un piselòn!!” descrizione plastica del bordo della tela, dove sotto una riga costante, quasi fossero note a piè di pagina, sono ricamate le parti del corpo cadute in battaglia, gambe, braccia, teste e altre parti. Il lavoro delle dame di Matilde (sposa di Guglielmo il Conquistatore) è strepitoso e imperdibile. Visitiamo meglio la Cattedrale di Bayoux che merita e soffre dell’ombra della Tela, attrazione dominante. Le cattedrali normande sono molto preziose: è bella quella di Coutances e più bella quella di Caen; stupende vetrate, un Giudizio Universale su cartoni di Rubens. A Caen ci sarebbe il Memoriale dello Sbarco, che disertiamo: onore ai Marines sulla spiaggia di Arromanches e di Omaha Beach, dove il grano è lussureggiante come in una pianura del West. In testa sto facendo un mesclùn tra lo sparkling corn in the morning di Donovan e lo sparagli Piero, sparagli ora di De Andrè, dormi sepolto in un campo di grano. La Costa tra Cabourg, Deauville e Trouville è un campionario di villini ‘900, come non citare Proust. Houlgate la più pittoresca e Honfleur deliziosa. Io che amo lo stile pavillonaire, che c’è anche sull’Atlantico Aquitano (Girolo La Duna del Pyla), mi immergo volentieri nel Liberty e Déco: sono tentata da una notte sontuosa in un Grand Hotel, come quelli del Lido (Girolo Lido di Venezia). Stefano mi guarda severo: “ma allora potevamo fermarci a Cancale”, dice “ché fa molto bene al mio menisco!”. Prima di tornare sui nostri passi per un ultimo bateau de coquillage, torniamo a Etretat. Le Falesie sono uno stereotipo turistico, ma che belle.