BRETAGNA 1993
UN LUOGO SPECIALE
La Bretagna era, per me, un volume della Enciclopedia Larousse, regalo di mio padre del 1960, quando avevo 6 anni; lui e la Giò ci erano poi andati negli anni ‘70 con i Villa e da là proveniva una ciotola di ceramica con scritto Isabelle. Quando, nel 1993, Roberta e Rodolfo ci proposero di andarci, non ero preparata a tanta meraviglia. Stefano ed io avevamo girolato parecchio, negli anni ‘80, macinando chilometri a migliaia: Spagna, Francia, Germania e anche Jugoslavia; Puglie, Sicilia, Lucania e Calabria, Lazio, Toscana. Ma la Bretagna fu subito fuori dal comune, speciale e unica. La Guida Gallimard Finisterre Sud recita “son statut de promontoire dans l’Atlantique expliquent l’originalité, elle est un carrefour d’influences”. Proprio così: un originale incrocio d’influenze. Mi colpì, soprattutto, la sua meteorologia, venti, correnti e nuvole per cui il paesaggio è vivo, ti intride e ti avvolge. Supposi che tali manifestazioni naturali determinassero un sonno fitto di sogni, trascinanti e turbinosi. Non ho mai sognato tanto intensamente come al carrefour sull’oceano. Le cose bretoni che mi folgorarono: le ortensie blu-dorato; il Kouign Amann (un dolce); le maree; le bateau de coquillage di Cancale, il port du Rhu a Douarnenez; le spiagge di Le Pouldu; la Pointe du Raz. Per fortuna, ho tenuto delle note di viaggio, perché a distanza di 30 anni ricorderei solo questo e ciò che vedo nelle diapositive, rovinatissime. Come in Cornwall, c’erano spiritelli in giro in giro, che si rivelavano con scie luminose. Nel 2001, siamo passati in Bretagna e Normandia, andando e tornando dalla Cornwall (Girolo Bretagna e Normandia). Nel 2011, abbiamo soggiornato a Trefeuntec, per due settimane. Un sogno. (Icona Douarnenez).
La Bretagna fu subito fuori dal comune, speciale e unica
ALLA SCOPERTA DI:
ARRIVARE ALL’ATLANTICO
Da Dolo, dobbiamo fare più di 1.000 chilometri per avvicinarci alla fine-della-terra, sull’Atlantico. Si chiama Loira Atlantica la regione di Nantes, che confina con il Morbihan, prima terra bretone. Facciamo tappa a Cluny (resti della famosa Abbaye), dove ceniamo con soupe d’onion e boeuf bourguignonne, per acclimatarci alla Francia. Seconda tappa, con visita a Bourges (Cattedrale di St. Etienne) e seconda notte a Tours. Prendiamo confidenza con l’Oceano, attraverso una cena con moules mariniere a volontà. Passata Nantes, entriamo nella Brière, regione paludosa eretta a Parco regionale, alle spalle di nuove stazioni turistiche come La Baule. Chambre d’hote (Herbignac), in mezzo ai meli. Per cena, a Le Croisic, nel cuore del pescato bretone. Cominciamo a spingerci sulle punte, vera specialità armoricana, promontori nel promontorio. Dopo il Mercato di Vannes (case a graticcio, piazze e viuzze che si chiamano venelles) tocchiamo la penisola del Rhuys e la Presqu’île de Quiberon; infine la Pointe de Pen Lan vicino a Billard. Passiamo a St.Gildas, a St. Jacques e Duer; Le Bono è un delizioso porto canale in secca; visitiamo Port Navalo e ceniamo a Carnac.
BLU DORATO
Una sosta a Le Pouldu mi imprime un’icona bretone: oceano, sabbia, rocce, prato e in cima, all’orlo del cielo, casette bianche e grigie. Le Guide sostengono che a fine ‘800 c’era una buvette con sala interamente affrescata da Gauguin: sparita “a pezzi”. C’è un vento impietoso e per resistere bisogna sdraiarsi tra le dune. Gauguin e la sua Scuola ci portano a Pont Aven, mentre piove. A proposito di artisti, comincio a notare un colore che non conosco, il blu dorato: in Bretagna i cespugli di ortensie sono maestosi, assumono sfumature che possono competere con i mosaici di Ravenna; ridondano nei cortili delle dimore, altrimenti severi e bicromatici, bianco e grigio; si assiepano negli enclos delle parrocchiali, addolcendo l’impietosa statuaria dei Calvaires; arredano le piccole cittadine. Dei Calvaires, peculiarità assoluta della Bretagna, vi parlerò nel Girolo del 2011: ne vediamo comunque molti, sono dappertutto; i più celebri Tronoen, Pleyben, Guimiliau, Plougastel. Cena a Concarneau, conchiglia della Cornovaglia Francese: paese di mare, di pesca e di crostacei, di maree e barche con le stampelle, è famoso per la sua Ville Close, cittadella. Guilvinec ha una flotta da lavoro verace, coloratissima, camion che vanno e vengono. La parte di prima donna la fa Pointe du Raz. Già 30 anni fa, i francesi avevano deciso di liberare le punte estreme dell’Europa dal parcheggio e dai centri commerciali retaggio dei ‘60: dovevano essere arretrati, pedonalizzando l’accesso. Cosa che poi venne fatta, perché le trovammo liberate, nel 2011. Chapeau!! Serata al Festival della Cornovaglia di Quimper, danze collettive che ci affascinano (il cerchio bretone, an dro).
ICONA DOUARNENEZ
Sotto un diluvio micronizzato visitiamo il Museo delle Barche di Douarnenez (appena aperto nel 1992): tutta la giornata dentro un museo all’aperto, quindi fuori. Si visitano barche nel porto canale (sono oltre 200) e magazzini a terra, Cantieri dell’Inferno dove lavorano ragazzi di una scuola professionale; negli intervalli servono nelle cafeterie del museo. Mi entusiasmo, per quella miscela museo-educazione-intrattenimento e resterò delusa, nel 2011, di non trovare più la scuola e i ragazzi (troppo costoso?). Dirigiamo a Nord Ovest (Finisterre Nord) e visitiamo Locronan, cittadina antica (medioevo e XVII secolo), decaduta nel XVIII e recuperata, dal 1912, a puro fine turistico. Andiamo sulla collina di Menez-Hom (menhir), ma c’è nebbia, niente panorama tutto intorno. Sosta a Camaret con torre rosa di Vauban, decadente (la ritroveremo restauratissima nel 2011) e poi la penisola armoricana ci travolge con le due punte del Penhir e di Dinan: eriche rosse, ginestre nane, ajonc, rocce e brughiere, spiagge bianche sotto scogliere a strapiombo, mare tormentato, spuma, gabbiani, tantissimo vento. A Benodet (foce dell’Odet) ottima cena; vista verso Pointe de Mousterlin: l’Odet, che scende da Quimpere al mare, vanta una decina di dimore-castello, una piccola Loira. Ancora più a Nord, alla volta di Roscoff (Girolo Cornwall): passiamo Chateaulin (sul fiume Aulne) e Port Launay. Dopo una chiesa dimessa di St. Sebastien, a Pleyben famosa per il Calvaire monumentale in pietra (ultima cena e cavalieri), ci avvolge l’atmosfera di burro che arriva da una boulangerie. Così scopriamo il Kouign Amann, un dolce che è sostanzialmente burro zuccherato, accolto in due strati di farina e acqua, passato al forno. Imperdibile. Verso Carantec, incantevole baia, lungo il canale; poi St. Pol de Leon sulla Baia di Morlaix, straordinaria punta Rocher St. Anne, 360 gradi di spiagge, rocce, isole, baie, canali, specchi marini, onde, prati, alberi, sfilate di case bianche e tetti grigi, manieri in granito. Entriamo in Ile et Vilaine: sulla costa della baia di St. Michel (visitiamo la città-abbazia) a Vivier sur Mer. A Cancale ceniamo in modo straordinario con un battello in legno, portato in tavola, zeppo di crostacei, molluschi e ostriche. Spiagge a Grèves de Valles e a Le Val André, paesaggio stupendo, passeggiata notevole, in vista del Cap d’Erquy; solo noi e il vento. Raggiungiamo Cap Frehel, forse meno bello degli altri. St. Cast, Le Guildo e St. Malo; Point du Grouin, bella nel tramonto; vista notturna -mozzafiato- del Mont St. Michel. Meraviglia (assai nota) la Falesia di Etretat. Siamo in Normandia (Girolo Bretagna e Normandia) e ci vuole un secondo Girolo.