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SVEZIA, RITORNO

Oltre a Stieg Larsson, l’autore della trilogia gialla Millenium, la casa editrice Marsilio nella Collana Giallo Svezia, pubblica Manskell (commissario Wallander di Ystad), la Lackberg (delitti a Fjiallbacha), Viveca Sten (gli omicidi di Sandham). Questo Girolo, però, lo metto in Eumondo perché non amo i “gialli di paese”, piccole comunità chiuse, dove tutto si risolve sempre dentro villaggi, famiglie, vicini di casa. Riconosco a Larsson un punteggio superiore a tutti/e e con lui metto Manskell: forse prediligo i giallisti uomini dato che la mia passione per il genere la devo a Dashiell Hammett e Raymond Chandler, mentre non ho simpatia per Agatha Christie. Però, a ben pensarci, ho letto tutta Patricia Highsmith e Patricia Cornwell. Chissà. Durante la Clausura mi sono divorata tutta la serie televisiva dell’Ispettore Wallander, dove giurerei che comparisse anche la mia attrice prediletta Lena Endre. Ciò detto, sulla costa del Bohuslan, che fronteggia quella Danese di Skagen (Girolo: le Ragazze Danesi) ci sono stata con un Uomo che NON odia le donne ed è mio marito. Dico qui, una volta per tutte, che molti dei miei giroli li faccio da sola anche perché conoscendolo immagino che Stefano non gradirebbe quel luogo o, quantomeno, si dovrebbe impegnare per trovargli un fascino. Vado in avanscoperta, approfondisco e poi, se sono sicura che valga la pena, ci torno con lui. Su Stoccolma non avevo dubbi: l’avrebbe gradita, molto.

ALLA SCOPERTA DI:

UDDEVALLA CITTÁ VOLVO

Nell’estate del 2015, dopo cinque giorni nella Capitale (Girolo Giallo Svezia), Stefano ed io abbiamo preso un treno, abbiamo attraversato da costa a costa e abbiamo fatto campo-base a Uddevalla, la città della Volvo. Volevo un posto normale, non una pittoresca enclave vacanziera. La nostra Pensione (che dal 2015 ad oggi è diventata un Hotel) si chiama Skona Rum, stanza di ricambio: è deliziosa, tipica, curata, gestita con gentilezza. Siccome mi becco una malora spaventosa, a causa del troppo vento del Nord. A Skona Rum si sono presi cura di me, che devo passare due su quattro giorni a letto, con la febbre a 39,5. Mi preparano anche le cene in casa, servizio non previsto e si informano da un medico, il quale conferma che devo rivolgermi ad un Pronto Soccorso, per avere gli antibiotici (lascio perdere). Mi tocca tornare in Italia in pessimo stato, imbottita di sciroppo d’edera e paracetamolo. Prima di ammalarmi e facendo resistenza ai primi sintomi, noleggiamo un’auto (non una Volvo) e giroliamo più o meno a caso per la Costa del Bohuslan. Le visioni migliori le abbiamo viaggiando: la strada attraversa bracci di mare che risalgono formando quasi delle lagune; niente a che vedere coi fiordi perché tutto resta molto poco sopra il livello del mare. I colori sono quelli che piacciono a me: blu petrolio, verde spento, argento, grigio, stoppia. Tira un vento implacabile ed è bellissimo. Ci fermiamo in diversi piccoli centri della Costa, tra cui Fijallbacka dove andavano in villeggiatura anche Ingrid Bergman. Ho trovato un sito molto utile, documentato e simpatico diarionordico.com, al quale vi affido se volete organizzare un viaggio nel Bohuslan (e non solo). 

Non voglio fare un torto eccessivo a Uddevalla, anche se ho passato il tempo a letto, oppure sulla Costa. Ricordo una bella torre campanaria del Settecento, qualche casa a doghe, un lungofiume (o canale) su cui affaccia anche il Museet (che ha visto solo Stefano), qualche boutique di arredo-casa, parecchi negozi di naturopatia ed erboristeria. Abbiamo cenato in qualche ristorante cafeteria non male, nelle strade intorno alla Piazza centrale: del resto, in Svezia, non aspettatevi manicaretti o ricette strabilianti. Penso che, al di fuori dei centri turistici o universitari e della Capitale, la Svezia abbia cittadine come Uddevalla: un prototipo della normalità, che a me interessa capire.

BOHUSLAN E FJIALLBACKA

Grundsund, Marstrand, Stromstad e altre tappe lungo la Costa del Bohuslan sono luoghi più turistici che normali, anche se penso che ci vengano a villeggiare soprattutto gli svedesi, come faceva la coppia Bergman. Gli occhi ci si riempiono di casette in legno: il rosso Svezia che abbiamo già visto a Stoccolma, e poi tanto bianco in onore a Re Gustavo sotto il cui regno ha preso piede l’arredamento d’interni, che dicono sia all’origine dell’attuale shabby-chic. Bianche sono anche le Chiese, di doghe. Qualche tocco di azzurro intenso o sbiadito, rari verde turchese. Al legno delle doghe si abbina il legno degli intarsi e delle decorazioni: su verande, finestre, capitelli e ringhiere, porticati grandi e piccoli, scale. Sembra tutto molto curato, da luoghi di villeggiatura, con seconde case di un certo tono; anche quelle modeste sono ben tenute e c’è pochissimo degrado. Sono rari anche i segni di attività marittime, qualche barca, qualche cesta da pesca. Una assoluta costante, di queste architetture marittime svedesi, sono i velieri esposti alle finestre (spesso prive di tende); si accompagnano a riproduzioni in legno o ferro di gabbiani e altri volatili marini. C’è qualcosa di retorico in queste immagini, che si ripetono con metodo; qualcosa di naif; forse anche di folclorico. Turisti in giro, nessuno (è solo giugno).

Il Giallo Svezia, tuttavia, mi ha messo una pulce nell’orecchio: che dietro questi caratteri fiabeschi, questa esibizione delle tradizioni, si nasconda una nostalgia non del tutto risolta, una contraddizione con i tempi moderni. La chiamerei “sindrome dell’isola”, una costante di tutte le storie svedesi che ci vengono propinate nelle serie TV (Amore tra i fiordi, Omicidio tra i fiordi): come se l’industria e l’urbanizzazione, le professioni terziarie e lo Stato Sociale avessero rotto legami atavici con le isole, lasciando nel carattere svedese un guinzaglio a strangolo. Più si allontanano dai luoghi natii, più vengono forzati a farvi ritorno, per una pressione insostenibile. Se pensate a Uomini che odiano le donne, la saga dei Vanger si svolge tutta sull’isola di Famiglia, l’immaginaria Hedeby (ricostruita a Segersta nel Dalarna). E, la stessa Stoccolma è un arcipelago.

Dove i villaggi finiscono in Mare o addirittura non ci sono, il paesaggio è meraviglioso, reso lucido dal vento che non si quieta mai, da acque blu cupo, bassi profili verde scuro, le vele delle barche, qualche raro capanno per gli attrezzi. 

Il paesaggio è meraviglioso, reso lucido dal vento che non si quieta mai

GLI OMINI DI TANUMSHEDE

Scopriamo da un depliant nella nostra amabile Skona Rum che nel Bohuslan esiste la più grande area di Petroglifici in Europa: una specie di parco rupestre in cui i primitivi dell’Età del Bronzo hanno lasciato incisioni a centinaia. Questo mi conferma che a volte bisogna fidarsi della promozione turistica locale e andare a vedere: non tutto è paccottiglia e non tutto è un lunapark.  Il sito di Tanumshede è una scoperta emozionante, ignoravamo assolutamente tutto su questi antenati nordici, che non sono Vichinghi. Le incisioni sono state evidenziate con una pittura rosso Svezia, che gli Archeologi trovano uno scempio ma serve decisamente per il turista medio, come noi, che non è “un antropologo”. Le raffigurazioni sono deliziose e popolano una vasta estensione di boschi, nei quali piacevolmente camminare. C’è una essenzialità speciale nel rappresentare le attività tipiche di quel mondo e anche i caratteri sessuali di alcuni personaggi. Ci viene da pensare “quanto moderni” siano gli antenati del Bronzo, a meno che non si tratti di un gruppo di svedesi contemporanei, burloni come quelli delle teste di Modigliani nel canale di Livorno. Ci fidiamo della serietà Nordeuropea e del riconoscimento Unesco. Non posso non associare i petroglifi di Lindsby ai miei canovacci di Ekelund (famosa tessitura Svedese), acquistati in Drottingaggatan, a Stoccolma. Se vi guardate online il Catalogo di Ekelund (merita) troverete un supporto visivo alla mia idea sulle contraddizioni svedesi: vicino a raffinate stilizzazioni grafiche, rimane un gusto decorativo a temi molto tradizionali: fiori, frutti, pesci granchi e gabbiani, barche e vele, nonché una ricchissima iconografia natalizia, renne, gingle bell, slitte, stelline, candele.

Sulla banconota da 20 corone, è effigiata un premio Nobel della letteratura svedese per ragazzi Selma Lagerlof: il suo testo più noto racconta di un bambino Nils Holgersson che vola a dorso di un’oca selvaggia. 

Eppure, la Svezia è la patria di Ingmar Bergman e poco più a Nord troveremmo Ibsen che si è inventato la drammaturgia contemporanea (insieme a Pirandello).  Regista e drammaturgo non hanno quella allegria naif che definiremmo “gingle bell”, non sono quel che si dice spensierati e gioiosi. Mettono in scena il sottilissimo male di vivere, le contraddizioni dell’animo e la difficoltà dei rapporti tra umani. Anche prima del Giallo Svezia, avevamo a disposizione qualche indizio sulla natura complessa del Nordeuropa. 

Cosa si mescola nell’anima svedese? Dietro le finestre con i velieri? Per fortuna il Turista è un idiota in viaggio (lo ha scritto l’antropologo francese Jean Didier Urbain): nel senso etimologico e per nulla offensivo del vocabolo idiota, un naif, appunto, che ignora il contesto e perciò vede con occhi “innocenti e primitivi”, separati da tutto ciò che sta prima ed intorno. Vede tutto per la prima volta, scopre e si ferma al veliero delle finestre, come uno scatto fotografico; non entra nelle case, nelle famiglie, negli intrighi. Questo lo fanno registi, drammaturghi e scrittori di Gialli.