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  >  D'antan   >  BIELLA NOVECENTO (1)

Alcuni dei miei Giroli, si svolgono a Biella dove sono nata all’Ospedale degli Infermi nel 1954, quando la mia famiglia viveva ancora a Mongrando Curanuova. Poi, ho abitato a Biella negli anni Sessanta, fino al 1972, data del mio volontario espatrio a Venezia.

Questo il motivo del mio attuale appartamento a Biella: rivisitazione delle origini. Dicono che sono stravagante, l’unica che, abitando a Venezia, ha un pied-a-terre a Biella. Di solito avviene il contrario! Girolo, quindi, in una città che è cambiata come sono cambiata io. L’ispirazione di questo Girolo la devo a Lori che mi ha regalato un Catalogo su Biella 900.  Il regalo è grande perché mi porta a vedere per la prima volta cose viste mille volte, con vere e proprie scoperte. Lo chiamo sguardo educato, dal Catalogo, oltre che dalla mia formazione architettonica che è cominciata a Venezia e si è arricchita anche girolando.

Siccome la descrizione del Girolo è diventata lunghetta, la divido in due parti I e II.

ALLA SCOPERTA DI:

NOVECENTO E NOVECENTO

Il Catalogo si chiama: Identità di Pietra. Architettura del Novecento a Biella; la Mostra, del 2011, non l’ho vista. L’effetto è stato sorprendente: conoscevo tutte le architetture proposte, l’Ospedale, il Convitto, l’ITI, la Palestra di Piazza Curiel, la Piscina Massimo Rivetti, ma non le avevo mai guardate nel modo giusto. In molte delle case di abitazione ero stata ospite di amici, professori, parenti, negli uffici, ma sempre interessata ad altro. Così ho deciso di eleggere quel Catalogo come guida del mio Girolo Novecento: per chi volesse, lo si trova online ed è scaricabile in PDF dal sito architettibiella.it. Per chi vuole girolare, mi segua. Gli autori del Catalogo mostrano la quintessenza di Eclettismo Storicista (un pastiche di stili che impazzava a cavaliere dei Secoli XIX e XX), negli edifici dell’Istituto Bona e della Scuola Lanificio Piacenza (1911 e 1913), collocati tra la Piazza Lamarmora e la via Gramsci (già Balbo), un interessante snodo di architetture ‘900. Il Bona è di tal Stefano Molli, che ha fatto anche la Chiesa di Santo Stefano a Borgomanero, secondo me infelice, ma con una Casa Parrocchiale interessante, dove Molli fa un mesclùn tra medioevo e rinascimento. Il Piacenza, di cui restano anche i muri perimetrali dei capannoni a shed, su via Pietro Micca,  è di Carlo Nigra, specializzato in rivisitazioni dei castelli medioevali (Salussola, Rovasenda, Barengo). All’angolo opposto della Piazza Lamarmora, svetta il Condominio Mazzini, che è del secondo Dopoguerra, in pieno boom (1955). Nessuna nostalgia del passato e grande sfoggio di Moderno, l’edificio ha un angolo curvo molto elegante, con finestre a nastro, facciate essenziali rivestite di travertino col suo bell’effetto calcareo. Entrambi questi edifici, li ho visti tutti i giorni della mia vita biellese, senza vederli: uscivo da via Villani e salivo fino in via Arnulfo, a prendere l’amica del cuore, per raggiungere il Liceo Classico, percorrendo via Pietro Micca, fino alla Piazza Martiri. 

Condominio Mazzini Biella
Chiesa di Santo Stefano Borgomanero
Casa Parrocchiale Borgomanero

Subito prima, altrettanto inconsapevole, attraversavo un addensamento formidabile di architetture del Regime: addirittura c’erano ancora i Bagni Pubblici, demoliti solo nel 1988, con la Casa del Fascio, la Torre Littoria e l’Opera Nazionale Balilla ONB, poi Palestra, in piazza Curiel. Proprio lì dentro, negli anni Sessanta, frequentavo corsi di Ginnastica Artistica alla Società Pietro Micca. Ora: essendo io nota come Gatto di Marmo, il fatto che mi destreggiassi tra parallele asimmetriche e trave di equilibrio, è un fatto storico rilevante quanto lo può essere una visita del Duce. Meriterebbe una lapide: a merito imperituro delle mie Maestre, che cavarono il sangue dalla rapa. Oggi l’edificio dell’ONB, benissimo ristrutturato, è una gran bella Biblioteca Civica: forse è questo il tributo alle mie improbabili prestazioni ginniche, un tempio dei libri, unici attrezzi che ho frequentato assiduamente, tutta la vita.

Nessuna nostalgia del passato e grande sfoggio del Moderno

ONB Biella
Torre Littoria Biella
Torre Littoria Torino

La Torre Littoria, di Federico Maggia, è un esempio da manuale, il Duce la inaugura con la sua visita a Biella nel 1939. A me richiama immediatamente il grattacielo di Torino, angolo piazza Castello

Prima di lasciare il Regime, vi faccio fare due piroette urbane per conoscere un architetto locale Severi Bonesi, decisamente estroso. Palazzo Trossi (1929) è sulla strada che sale ad Oropa, prima di Cossila San Giovanni: è un mastodonte severo, nonostante alcune curvature decorative nelle finestre e nel frontone.

Il particolare veramente notevole è l’accesso: uno scalone imponente, fatto da rombi in cemento ad imitazione della sienite, conduce ad un portone enorme, tutto vetrato, protetto da un arco schiacciatissimo. Una vera stramberia. Purtroppo l’intero immobile mi appare in via di abbandono e ci sono avvisi del Tribunale appesi dappertutto. La Casa Amosso (1931) sta di fronte all’Ospedale, in via Caraccio, una prosecuzione di via Gramsci verso via Cernaia: è di elegante originalità, mescola elementi di varia origine storica e geografica, materiali ricercati, sobri decori geometrici.

Casa Amosso
Palazzo Trossi

AVEVO GLI OCCHI ALTROVE

Torno verso il centro, passando davanti a due edifici del Novecento avanzato: Palazzo Righetti, angolo tra via Gramsci e via Repubblica e Palazzo Centro, angolo tra via Gramsci e via Italia. In entrambi questi palazzi ho frequentato appartamenti, interessata a tutt’altro che alla loro forma: ripetizioni di matematica, pomeriggi a casa delle compagne, sedute dal dentista, l’assicurazione del motorino.

Palazzo Centro Biella
Palazzo Righetti Biella
Palazzo Righetti Biella
Palazzo Righetti Biella

Ricomincio il mio girolo da via Mazzini, capo opposto al Condominio omonimo. Palazzo Ronco (1925) rappresenta un Eclettismo di ritorno, cioè tardivo, di grande impatto. Io prediligo la facciata interna, proprio su via Mazzini, perché quel cortile è un compendio storicista assai più raffinato delle torri merlate, le quali chiudono la facciata principale, rivolta ai Giardini Zumaglini.

Palazzo Ronco Biella
Palazzo Ronco Biella

L’architetto, Gottardo Gussoni, ha progettato anche Villa Zanelli a Savona e il Villino Raby a Torino: siamo sempre lì, immersi tra Eclettico e Liberty.

Villa Zanelli Savona

Adiacente al Ronco, lato Giardini, un edificio che non si può non notare e che nei miei ricordi di liceale era un mostroPalazzo Ripa (1935), di Nicola Mosso. A 15 anni, non ero in alcun modo interessata all’edilizia e nemmeno preparata a “guardarla”. Avendo saltato la III Liceo non sono mai arrivata a studiare il Novecento e men che meno l’architettura considerata di regime. Anche perché la presa di distanza dal Fascismo ha steso su quel periodo una coltre spessa: le architetture auliche neoclassiche ma anche quelle schiettamente razionaliste, talvolta molto belle, erano note solo ai cultori. Dovevo arrivare a Venezia ed incontrare Giorgio Ciucci, grande esperto di architettura italiana del Novecento, per allargare il mio orizzonte. Per quanto riguarda Biella, alla rimozione generale si affiancava l’indifferenza fisiologica che ha una adolescente rispetto agli scenari urbani, interessata ed assorbita totalmente da Altro. Palazzo Ripa (1935), lo intravedevo ad uno degli angoli cruciali tra struscio studentesco in via Italia (già Umberto) e tentativi di romantica immersione nei Giardini: quell’edificio mi pareva brutto ma nella somma indifferenza. Ed ecco la potenza dello sguardo nuovo, educato. Guardato a seguito di una segnalazione accurata (grazie al Catalogo), collocato nel proprio periodo storico ed artistico (grazie ai miei professori), confrontato con tutta l’architettura Moderna che ho visto, per 50 anni, trovo che Palazzo Ripa sia originalissimo e vorrei che lo restaurassero. Mi pare perfetto per una Cafeteria letteraria, magari inaugurato durante una edizione di Fuori Luogo: è grazie a questo festival biellese che ho potuto entrare in altri edifici del Novecento, Villa Rivetti Eugenio (ora in vendita a 2,5 milioni di euro) ed Unione Industriale.

Palazzo Ronco e Ripa

Ovviamente esiste un sito fuoriluogobiella.it. Tornando indietro, sempre sulla via Mazzini, all’incrocio con via Colombo, un edificio davvero mai “visto” in tutta la mia vita biellese, Casa Cervo (1934), dello stesso architetto Mosso: il quale, amico dei Pittori Futuristi Fillia Oriani e Rosso, li ha voluti a decorare l’interno dei terrazzini. Qualche disegno è rimasto, altri sono corrosi: peccato perché non potrei dire di aver visto tanti esempi del genere.

Palazzo Ripa
Terrazzino Fillia

Trovo deliziosi i disegni e sorrido perché in quella via abitavano tre dei più bei liceali biellesi dei miei tempi ed era a loro che noi fanciulle del ginnasio dedicavamo ogni sguardo, ogni attenzione estetica, afflati e palpiti, altro che Fillia!! Completo la via Mazzini, dove si impone la Villa Reda (1926), uno straordinario Eclettismo Storicista (che mescola tardo rinascimento e barocco), ma si può notare anche un villino più discreto, di impronta Liberty, all’angolo con via Garibaldi. Un prossimo Girolo si impone, anche fuori Catalogo.

Passo a via Gramsci (all’epoca del Duce si chiamava via Balbo), per notare due edifici che ho assiduamente frequentato, senza vederli. Il primo, Cinema Impero (1937), è davvero una scoperta: quando lo frequentavo, negli anni Sessanta, ero molto presa dagli attori dei film, insensibile al disegno pulitissimo della facciata e alla pensilina in vetrocemento. Vogliamo mettere Tomas Milian e Pierre Clementì, ne I Cannibali della Cavani, con l’architetto Jakab Floh italianizzato Faludi?! E, invece, l’Impero era un tempio del Regime, perfino Lieselotte Andersen, detta Lale, vi aveva cantato Lilì Marlene, nel 1942, quando era ospite dei Buratti. Beata ignoranza, la mia. Una fonte utile può essere il sito frammentidistoriabiellese.it

Il secondo edificio è a pochi passi dal Cinema e nasce nel Dopoguerra: il Palazzo INA (1947) era la sede della nostra Scuola di Inglese, dove io e la mia amica del cuore andavamo due volte la settimana, mai degnato di uno sguardo. Eravamo talmente perse nelle nuvole dell’adolescenza che ci descrivevamo come  “le due cretine moriranno sotto una moto mentre attraversano per andare all’English”. Sperando che fosse la moto dei bei liceali.

 

SEGUE BIELLA NOVECENTO – PARTE 2

Cinema Impero Biella