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  >  D'antan   >  BIELLA NOVECENTO (2)

Alcuni dei miei Giroli, si svolgono a Biella dove sono nata all’Ospedale degli Infermi nel 1954, quando la mia famiglia viveva ancora a Mongrando Curanuova. Poi, ho abitato a Biella negli anni Sessanta, fino al 1972, data del mio volontario espatrio a Venezia.

Questo il motivo del mio attuale appartamento a Biella: rivisitazione delle origini. Dicono che sono stravagante, l’unica che, abitando a Venezia, ha un pied-a-terre a Biella. Di solito avviene il contrario! Girolo, quindi, in una città che è cambiata come sono cambiata io. L’ispirazione di questo Girolo la devo a Lori che mi ha regalato un Catalogo su Biella 900.  Il regalo è grande perché mi porta a vedere per la prima volta cose viste mille volte, con vere e proprie scoperte. Lo chiamo sguardo educato, dal Catalogo, oltre che dalla mia formazione architettonica che è cominciata a Venezia e si è arricchita anche girolando.

Questa è la seconda parte del Girolo architettonico, nella Biella del Novecento.

ALLA SCOPERTA DI:

I MIEI NONNI

Siamo in pieno Regime Fascista.

Quando il Fondatore dell’Impero viene in visita a Biella, nel 1939, mia zia Fil e la sua amica del cuore Lella si preparano emozionate alla Parata, mentre mia madre Giò si allena allo Stadio Pozzo in vista dei Ludi Juveniles. Mio nonno Miglietti, impettito in uniforme militare, porta allo Stadio mio zio Giacolino, che ha 6 anni. Lo Stadio è nel Catalogo del Novecento, insieme alla Torre Littoria (di Maggia), in via Pietro Micca, alla Unione Industriale (di Mosso), in via Torino, angolo Addis Abeba. E, ultimo ma non ultimo il Condominio Adua che sorge nel 1938, come sede del Gruppo Rionale Michele Bianchi: un Diciannovista, fascista della prima ora, col giovane Mussolini. Di fronte al Condominio Adua, pensa tu, sull’angolo opposto della omonima Piazza, stava Casa Scaramuzzi, dove vivevano i miei nonni paterni ed è nato, nel 1920, mio padre Toio. È una cartolina d’epoca a mostrarmi insieme i due edifici e posso apprezzare che, prima dell’elevazione del 1952, la Sede Rionale, aveva una torre svettante rispetto ai due piani fuori terra. Il disegno della torre, che ricorda vagamente Sant’Elia ed il rapporto tra volume verticale e orizzontale, erano i veri pregi dell’edificio. Peccato averli perduti, anche se la soluzione del ‘52 è elegante. In mezzo ai due edifici Bianchi e Scaramuzzi, si apriva il viale che porta alla Stazione Ferroviaria, progettata da Nicola Mosso (sono spariti anche i due obelischi con aquila). Il rendez vous di tutti i miei nonni tra Viale Macallè e Piazza Adua, mi spinge a risalire per via Trieste fino a via Zara, dove c’è la Chiesa di San Paolo, luogo prediletto della nonna Miglietti, pia Dama della San Vincenzo de Paoli ed assidua di quella Parrocchia. La Chiesa, per altro, è in stile Storicista Neogotico e risale agli anni Dieci: ci troviamo di nuovo in un cluster fitto di Novecento, con i suoi vari e differenti linguaggi. Forse, per amore della nonna, vedo questa Chiesa del torinese Gallo, molto più riuscita di quella di Santo Stefano a Borgomanero (di Molli): ma anche sul neogotico tornerò, nei miei giroli. E non solo in Piemonte. 

Una cartolina d’epoca

Chiesa di San Paolo a Biella
Chiesa di Santo Stefano a Borgomanero

GIUSEPPE PAGANO E FEDERICO MAGGIA

L’architetto di maggior rilievo nazionale, che compare nel Catalogo, è Giuseppe Pagano che essendo Istriano aveva anche un secondo cognome Pogatschnig pieno di consonanti, come le lingue slave.  Laureato a Torino, entra nel cerchio intellettuale di Riccardo Gualino, biellese di nascita e mecenate. Di Pagano, a Biella, dopo la collaborazione per Villa Rivetti Oreste, abbiamo la Pettinatura Rivetti di via Carso (non lontano da San Paolo) ed una Casa Carpano (1936) in via Massaua. Nelle fabbriche ormai in assoluto degrado si può indovinare il tratto razionalista, ma domina un senso di abbandono spettrale. Bisognerebbe utilizzarle come set di un film  tipo Black Rain, di Ridley Scott. 

Casa Carpano, in fondo ad una strada che finisce nell’incolto, avrebbe bisogno di restauro e pare che siano ormai compromessi gli arredi interni originali: non è quello che ti aspetti per l’opera di un celebre architetto.  Ma è il Progresso, Bellezza! 

Sempre di Pagano è l’ex Convitto Biellese (1937) in via Tripoli, denominato anche Palazzo Pella ed ora sede di Uffici Comunali: una massa imponente in puro stile razionalista, voluta dall’industriale Rivetti per i ragazzi del circondario che studiavano in Città. Assomiglia molto ad un edificio dello stesso Pagano, a Roma, l’Istituto di Fisica del 1932.

Proprio di fronte al Convitto, c’è un grande complesso di Case per dipendenti Comunali, degli anni Cinquanta, di Federico Maggia, ingegnere molto attivo a Biella (a cominciare dalla Torre Littoria). Benché “tardivo” rispetto agli stilemi razionalisti, il complesso li utilizza in tutto e per tutto ed è di un certo effetto, in particolare per le vetrate che chiudono le parti comuni e che pare non fossero previste nel progetto originale (perché a Biella fa freddo)! Ma non sono ancora arrivata in via Tripoli: perché tra Massaua e Carso, ci sono due edifici importanti. Uno è nel Catalogo: l’Unione Industriale (1937), via Torino angolo Addis Abeba: una struttura monumentale di Nicola Mosso, che richiama Piacentini (Rettorato Università a Roma): decorata con tarsie marmoree ed altorilievi. L’altro edificio non è nel Catalogo ma mi piace da pazzi, e rimanda al razionalismo Bauhaus. Sulla facciata di via Torino ha l’insegna della Banca Sella, ma nella mia memoria ci vedo dentro la Lancia. Lo stabile occupa l’intero isolato, tra via Torino e via Trieste, angolo via Piave: è compatto e di disegno essenziale, colorato di rosso cupo. Il suo lato B (via Trieste) è animato da una parete curva, interamente vetrata e più alta del resto, bellissima. All’interno si intravede una rampa per automobili elicoidale. Mi ricorda l’Autorimessa di Miozzi a Venezia Piazzale Roma, che è del 1933; ma non azzardo la data dell’edificio biellese, men che meno il progettista. Vorrei tanto poterci entrare, se sapessi a chi rivolgermi.

Altra piroetta e da Pagano passiamo a Maggia, il quale ricorre nel Catalogo e non potrebbe essere altrimenti, perché ha segnato il tessuto di Biella con molti interventi, per un arco di anni ragguardevole, dalla Torre Littoria del 1938 al Condominio Imperia del 1962. Un personaggio meno noto di Pagano, ma forse non a Biella e certamente non a Pettinengo, dove è nato e dove c’è un suo Asilo Infantile. Mi azzardo a notare, nei diversi lavori di Maggia, la permanenza di un rigore estetico fortemente razionalista, anche quando “gioca con i volumi” come nella Casa Miglietti (1952) in via Torino, con terrazzini e terrazze ritagliati variamente e variamente coronati. È più rigoroso nella Casa Maggia (1954) in via Cavour, che vedrete salendo o scendendo da Palazzo Trossi: il disegno essenziale e i fori finestra opportunamente scansionati riescono a rendere leggero un cubo. Nel Condominio Imperia (siamo tornati in Viale Matteotti), pur accogliendo tentazioni molto moderne, mescolando materiali, e giocando con gli inserti, mantiene un controllo elegante dell’effetto finale. Siamo ormai nel 1962, l’inizio dei miei anni Biellesi, e so che nello stesso periodo sono spuntati a Biella troppi condomini mal disegnati e “tirati su” come capitava. All’esordio dei Sessanta, il Catalogo che mi ha guidata si chiude: io non ho visto tutte le architetture citate, ve ne ho indicate alcune fuori catalogo. Mi riprometto altri Giroli nella città della mia adolescenza: voglio girolare tra Eclettismo Storicista e Liberty ed almanaccare gli stili che sarò capace di riconoscere. Esame di Storia dell’Architettura III.

Casa Maggia
Condominio Imperia