BALTICO TEDESCO
IL MARE DI BERLINO
Sapete che adoro il mare d’inverno e i luoghi finis terrae, la luce del grande Nord. Mescolate le tre cose e capirete perché ho sempre avuto voglia di vedere il Baltico, dalle parti di Stettino: adesso è Polonia, ma era Pomerania, quando ci nacque Caterina la Grande, imperatrice di Russia (Girolo Odessa). A farla breve, quando tornammo a Berlino (nel 2006), fermandoci una settimana (Girolo Berlino 2), persuasi Stefano ad allungare la vacanza, fino a quello che viene chiamato il mare dei Berlinesi, i loro Lidi (quando non calano, fino al lago adriatico di Italia e Dalmazia). Di quel girolo, ho un ricordo meraviglioso, che le fotografie non onorano e un po’ mi hanno delusa, a riguardarle. Per fortuna c’è il biglietto di auguri, per il Nuovo Anno 2007, ricevuto da uno squisito meccanico di Sellin (isola di Rügen), che si prese cura della nostra Peugeot 205, senza capire una parola di Italiano (e noi di tedesco), ma riuscendo a spiegarci che le auto francesi, meglio non fidarsi. Eravamo all’Hotel Sealand di Rügen, fronte mare, vicino ad una passeggiata interminabile, tra spiaggia e bosco (il grazioso animale che incontriamo è forse più topo che coniglio, ma qui lo troviamo amabilissimo). Andiamo con ordine. Lasciata Berlino, puntiamo a Nord e il primo Baltico che incontrammo (evitando la Polonia, perché forse ci voleva un visto) è la Baia di Pomerania: l’isola di Usedom ci accoglie con la prima coorte di seggioloni da spiaggia, caratteristica inconfondibile della zona. Dato il freddo che qui alberga, anche in agosto e che mantiene molti turisti abbondantemente vestiti (naturalmente ci sono i temerari in costume e gli svitati che fanno il bagno), l’attrezzatura di spiaggia è progettata per difendere dal vento teso, godendo del sole, corazzati in una scatola di rattan e tela. L’effetto è bellissimo: ci sono metri e metri di arenile, abitati da queste poltrone-cabine, numerate, vestite come balie o suore (quelle delle Colonie!), devote ad accogliervi. Mentre le fotografie del paesaggio non rendono giustizia alla Baia di Pomerania, quelle degli edifici ci provano. Ad Usedom e ad Heringsdorf troviamo molti edifici che potrebbero stare a Dresda o a Berlino, cittadini ma in luogo di mare. C’è una villa, col pronao, dove soggiornava Lyonel Feininger, Meister della Bauhaus. A Putbus c’era uno Schloss (perduto) e rimane una stramba piazza-prato a spicchi, circondata da palazzetti bianchi neoclassici (un ibrido tra close e circus). Sull’isola (chissà dove) ho fotografato case di vacanza con i tetti di paglia, recuperi dell’antico o rifacimenti, rispettosi e costosi: si capisce subito che il mare dei Berlinesi è un posto da ricchi.
ALLA SCOPERTA DI:
RÜGEN
Ai tempi della DDR, la Germania sovietica, venivano qui a villeggiare gli oligarchi e i funzionari di partito con famiglia. Famosa è la “caserma sul mare” di Prora (voluta dal III° Reich nel 1935): oggi lussuoso resort FEWO Stubnitz, prenotabile su Booking: la luce del nord invade camere e soggiorni di tendenza, alla faccia delle ferie nazionalsocialiste e dei militari che ci si sono accampati, via una guerra avanti l’altra. Prima del Fuhrer, nobili germanici (e forse polacchi o lituani) e l’alta borghesia di Fine Secolo (XIX) aveva costruito le proprie ville, i kurort, i kaiserbad, gli stabilimenti balneari e i moli che si chiamano Seebrucke, come quello bellissimo di Sellin (paese del nostro meccanico).L’isola di Rügen è imperdibile, con le sue diverse località Rügen, Binz, Sellin, Prora, Putbus. Alle spalle dei seggioloni coreografici, c’è un museo all’aperto di architetture pavillonaire, liberty marittimo: solo bianco, solo legno, verande, terrazze e bow-window cautamente decorati, vetri piombati, con effetto di rara eleganza (anche le nuove costruzioni si adeguano, imitando con modestia). Sulla Passeggiata di una di queste stazioni marine (ho un brivido a definirle balneari!), compriamo la nostra sfera verde grüne Kugel, che sembra continuamente cadere dalla propria spirale metallica: ma è un effetto ottico ed è ancora nel salotto di Dolo, ben salda (è tedesca!!). Elegante è il Kaiser Kafè, nel pavillon che domina il seebrucke di Sellin: vero prototipo dei primi Bagni Salsi, in luogo di mare. Prima, ad inizio Ottocento, si andava a passare le acque alle Terme (nei Kurort), perché la salsedine faceva arrugginire le ossa (!). Poi vennero scoperti i benefici dell’aria marina (guai bagnarsi, comunque) e si fondarono, a perdere, sanatori e istituti per malattie della pelle, del cuore e dell’animo, come la melancholia. I seebrucke prolungavano il passeggio elegante (elegantemente abbigliati) dal bordo della marina direttamente sulle onde: c’erano sale da tè, da ballo, da gioco, da conversazione. Infine, vennero le macchine da bagno, carretti che venivano portati un po’ al largo (da cavalli o facchini): da essi si scendeva in acqua, protetti e riservati, per cure che nel frattempo si erano scoperte. Il cammino verso il balneare che conosciamo, per non dire delle nudità e dell’abbronzatura, è storia recente, al cambio tra i Secoli XIX-XX. Così restano, soprattutto al Nord (dove originò la moda dei Bagni Salsi), queste architetture marine, eleganti ed evocative. Passeggiamo, Stefano ed io, sul molo e sul lungomare, senza sognarci nemmeno di togliere maglione, giacca, sciarpa, cappello; siamo più anziani da Kurort che nobili, anche se io col berretto del Rugby Biella 1977 non dimostro il mio mezzo secolo. C’è una bella arena in legno bianco, che ospita le prove di una Banda di ragazzi, in divisa, altra struttura d’antan, di un epoca che moltissimi vacanzieri ignorano ci sia mai stata. Poi ci sono ristoranti e cafeterie, curati quasi chic, dove si mangia salmone e si beve birra (il vino costa uno sproposito). Nei tavolini del nostro Cafè, sono messi in mostra (sotto vetro) dei gioielli artigianali, con perle veneziane abbinate al metallo piegato, in vendita.
GIROLANDO IN GERMANIA
Non ricordo dove abbiamo fatto traghetto, una piattaforma trascinata da una carrucola a fune: il cartello mi aiuta a ricostruire Fahre Coswig-Anhalt, siamo sull’Elba (Girolo Dresda), poco a sud di Dessau, tornando dalla Pomerania. Sono per una rivalutazione generale della Germania, come destinazione turistica: in Europa ha sempre avuto il primato di “origine” della domanda (nazione industriale, ricca, abituata alle ferie, alla ricerca del mare che non ha o è gelido) e sulla Costa veneziana ne sappiamo qualcosa (Jesolo e Cavallino parlano tedesco). Molto meno si verifica il fenomeno inverso, che gli altri “grandi turisti”, gli americani e i giapponesi, invadano le città tedesche, molte delle quali bombardate o famose per le industrie ma senza molto “da vedere”. Invece no. E, oltre alle città grandi e piccole (Heidelberg, Ratisbona, Norimberga, Stoccarda, Dresda, Lipsia, Monaco, Lubecca, Amburgo, Francoforte), vi raccomando la campagna, le foreste, le isole, le riviere, i fiumi, i luoghi d’arte contemporanea come Kassel e Dessau. Tra Wittemberg e Dessau, nel lungo rientro dal mare dei berlinesi (forse siamo stati a Lubecca?), capitiamo per caso a Ferropolis, un museo all’aperto in luogo delle ex miniere di carbone: va citata la TAKRAF 1521, un vero mostro alieno, grande quanto la Porta di Brandeburgo e minacciosa nei suoi labirintici ingranaggi. La avvisto da lontano e non posso non farle una visita: e come non pensare ad un open museo di Marghera MaMe?. Marta ed io presentammo questa idea a Settimo Torinese, nel 2009, anno che mi sembra lontanissimo (coses.it). Però, no: chi venendo a Venezia prenderebbe in considerazione qualcosa che non sia il ‘700 di Canaletto?? I miti rifiutano altri miti.
Vi raccomando la campagna, le foreste, le isole, le riviere, i fiumi, i luoghi d’arte contemporanea come Kassel e Dessau
DESSAU
Qualunque architetto/a ha un santuario nella propria mente: è la sede del Bauhaus, nato a Weimar e migrato a Dessau, chiuso dai nazisti. Lì restano, monumenti iconici, gli edifici della Scuola e le Case-dei-Maestri, personaggi come Gropius, Mies van der Rohe, Hannes Mayer, Feininger, Moholy-Nagy, Kandinsky e Klee. Un campionario di architettura razionalista, allo stato puro: pensata, disegnata, costruita ed usata dai capostipiti del Movimento Moderno. Per mio marito, NULLA ha mai più raggiunto la sintesi razionalista, il perfetto connubio tra funzione e forma, solo Le Corbusier (che non è passato a Dessau) può eguagliare. I nostri giroli in Europa hanno sempre onorato i sacrari di Mies e di Corbù, per non dire gli Arkiv del Bauhaus, a Berlino. A Dessau, c’è qualcosa di “lasciato andare” che ci addolora, ma la più parte è curata e ci appaga. Per il 100°, nel 2019, sono stati fatti grandi lavori e recuperi a Dessau ed è stato inaugurato un nuovo Museo a Weimar. L’anno in cui passammo noi, nel 2002 andando in Danimarca, era in corso una flutkatastrophe (nota come Alluvione Europea), l’Elba era uscita dal proprio letto e c’era del fango su qualche pavimento dei Meister, e volontari che spalavano. Stefano avrebbe voluto dare una mano, memore dell’Alluvione di Firenze. Io mi sono limitata a fotografare.
LIPSIA
A Lipsia, siamo stati due, forse, tre volte, sempre di fretta. Nel 1989, poco prima che il Muro cadesse, era ancora DDR: stavamo salendo verso Berlino. Ricordo i tram, un Museo della Farmacia Sassone, un ristorante di una catena austriaca (Movempick?), un Mercure, stessa piazza. L’impressione era quella di un gigantesco cantiere urbano: piazze sventrate, gru e macchine movimento terra ovunque, impossibile divinare l’effetto finale. Anche nel 2006 ci fermiamo per una notte, stesso Mercure. I recuperi urbani sono terminati: il centro è assai gradevole, elegante, le piazze finite, la Commerzbank rifulge; i Passage commerciali, Madler e Steibs Hof sono popolati di marchi internazionali. Disertiamo i Musei (che meriterebbero) e ci promettiamo di tornare: sono in debito con Lipsia. Rifare questo Girolo mi dà un’ottima idea per il 2023: Lipsia, Dessau, Weimar.