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ASOLANDO

Non vado matta per Asolo. È un caso di scuola su come le aspettative (panna montata) possano generare delusione (è solo latte): ne sentiamo parlare come di una perla, gioiello dei colli veneti, luogo eletto da artisti come buen ritiro, imperdibile. Vago molto e di maravigliosa bellezza, così descrive Asolo il veneziano Pietro Bembo: uno dei poeti di Corte della Regina Cornaro, la quale aveva barattato Cipro con Asolo. Che Asolo sia un’enclave ricca di bei palazzi, molto ben manutenuta, è fuori di dubbio. Che sia sita in un paesaggio di colline dolci e vaghe, come in un dipinto di Vittore Carpaccio, subito sotto le montagne, non vi è dubbio. Che appartenga alla collana di gemme della Pedemontana Veneta -Conegliano, Castelfranco, Feltre, Marostica, Bassano– è certo.  Che sia una outstanding beauty, una maraviglia fuori dal comune, non mi persuade fino in fondo: proprio perché è in ottima compagnia. In mezzo a paesaggi di bellezza notevole e a Ville maestose che primeggiano: bastino la Villa Emo a Fanzolo e la Villa Barbaro a Maser, poco lontane. Girolo: Ponte e da Ponte. Posso convenire sulla unicità della sua miscela: villa, palazzi, rocca, chiese, portici, giardini affacciati sulle colline; posso convenire che non vi aspettiate, in Veneto, alcuni dei suoi caratteri  toscani; posso convenire che i borghi toscani sono per lo più medioevali, più di rado rinascimentali come Pienza. Asolo invece è un pout pourri di diverse epoche che hanno saputo mescolarsi senza urto, una specie di capriccio architettonico tridimensionale, ben armonizzato. Quando ci arrivo la prima volta, chissà che anno era, non può che deludermi, per reazione alle aspettative. Il sito, è bellissimo, davvero: si lascia il Veneto alacre di villette e capannoni e si ascende ai colli, lo sguardo spazia per “cento orizzonti”: ulivi e cipressi, giardini e ville; resti di rocche, campanili, torri; cielo a perdere meglio se nei crepuscoli. Lungo le tre vie porticate che la compongono, ci sono facciate picte (come a Treviso, Bassano, Feltre). L’atmosfera è gradevole, anche per effetto dell’andare tutti a piedi, per lo più: ci sono i parcheggi fuori, con le navette per salire, ma si arriva fino in centro in precisi orari e c’è un parcheggio proprio sotto Villa Browning, dove si svolge un Mercatino Antiquario (dal 1976, ormai è un po’ sottotono). Il passeggio scorre, confortato da gioiellerie come fossimo sulla 5th ave e osterie dove il prosecco si beve anche spento, senza bollicine. Morlacco e Bastardo del Grappa (formaggi), sopressa de casada, funghi secchi, la vera pinza fatta con la farina gialla, bacari e ristoranti (uno ogni 20 residenti circa). A proposito di NY, ho pensato che Asolo sia un 53° stato USA: la Duse è morta a Pittsburg, il Teatro Duse è ricostruito a Sarasota, in Florida e poi c’è il paesaggista Benson che ha immortalato i cento orizzonti, senza dire di Hemingway o Henry James. Capita, agli italiani, che i forestieri riconoscano i nostri luoghi più di quanto facciamo noi: troppo assuefatti alla grande bellezza. Non ho motivo di deplorare Asolo, che è davvero una perla: ma NON aspettatevi cose-mai-viste, se conoscete il Veneto tra Treviso e Vicenza, le avete già viste e potete vederle attorno ad Asolo, nella collana di perle dei centri cosiddetti minori: Bassano, Castelfranco, Cittadella, Conegliano, Castelfranco (Giroli). Potrà infastidire il fatto che siano cittadine in cui è andata perduta l’integrità edilizia (ad Asolo pressoché intatta, senza intrusioni), dove si mescolano luoghi d’arte preziosi e la vita di oggi, corrente. Ad Asolo, il contrario: tutto ben conservato e per ciò con una patina di teatrino, un’ombra di fastidio “da cartolina”. Quanto al teatrino, cheddire: aleggia, velata, l’anima della Duse, non può che essere così. La Divina dimorò ad Asolo per elezione e volle restarvi in eterno. Nel Museo Civico (rimesso a nuovo) sono state allestite per il Centenario della morte (1924), le stanze dei ricordi dusiani: scenografie, abiti e profumi, scrivanie e lettere, foto. Le altre due donne che Asolo ascrive a proprie creature sono Caterina Cornaro, regina di Cipro e di Asolo e Freya Stark, la più vicina a noi nel tempo (muore nel 1993), una viaggiatrice che poi venne a fermarsi qui, girolona di lusso. Dovrei sentirmi una sua indegna seguace, dato che è considerata la prima travel writer contemporanea: vissuta lungamente nei Paesi Arabi, si rifugiò ad Asolo per scriverne con la sua Olivetti Lettera 22, oggi al Museo. 

ALLA SCOPERTA DI:

ISOLA DI ASOLO

Mi viene un’altra similitudine: Asolo è un’isola, come Cipro. Resta isolata dentro i cento orizzonti: e io che ci sono tornata spesso con l’auto (anche nel 2020 in clausura per Covid), mi accorgo che volerci arrivare coi mezzi pubblici è come andare fino al Mar del Levante. Un bus da Dolo a Padova, un treno per Montebelluna (ma se venite da Mestre, dovete cambiare a Castelfranco), un bus di MOM mobilità di Marca (il 112, di domenica 1 corsa in 24 ore!), che vi lascia a Ca’ Vescovo e, infine, la navetta per il borgo a meno che non vogliate ascendere a piedi (1,7 km in salita), da uno dei cento orizzonti. Eppure, va detto, la conquista dell’isola me la rende più fascinosa (ah! il premio del lungo viaggiare) e ribadisco uno degli assiomi della Girolona: arrivate ai siti dai loro dintorni, capirete meglio (Venezia dalla Laguna). Nel Museo rinnovato ci sono anche tracce di maschi: oltre ai veneti, (Bellotto e Giordano, i contemporanei Springolo e Talamini) anche l’americano Benson, che ha lasciato l’Hudson per i cento orizzonti. Lui, forse, più dell’inglese Browning, ha dato corso al mito di Asolo in Usa (magari hanno contribuito anche Hemingway o James): motivo per cui il magnate Ringling comperò da un antiquario veneziano (Loewe) l’intero teatro del Castello di Asolo: fondando un centro per le arti performanti, in Florida Asolo Centre for performing arts. E questo spiega la decina di gioiellerie (duty free), che nemmeno a Venezia. Sono maschi anche i soliti Lotto e Bassano, che hanno lasciato le loro Pale in Duomo (troppo rifatto): le Madonne sono assunte in Cielo e non posso non notare che quella di Lotto è anziana (?) mentre quella di Bassano è procace, le gambe messe troppo in evidenza dai drappi rosa carne (!!).

Asolo resta isolata dentro i cento orizzonti

 

LA DUSE

Proprio per lei, Eleonora, sono tornata più volte ad Asolo, nonostante l’originale delusione (da eccesso di aspettative). E grazie a Cristina Palumbo (Echidna) che del Teatro ne sa. La prima volta (secolo scorso?) ho dormito in un agriturismo grazioso; questa di inizio 2024 all’Hotel Asolo, al piano (salita e risalita a piedi, bella sgambata per un gatto di piombo come me). Voglio dire che per caso ho pranzato a Ca’ Vescovo all’Osteria Cucina La Tavernetta, che calorosamente raccomando. Nel centenario della Duse, Sonia Bergamasco dedica un recital, suonando il pianoforte (Chopin?) e dicendo pagine del proprio libro “Un corpo per tutti” (Einaudi 2013): nel Teatro rifatto tutto in legno, ma diversissimo da quello che è in Florida. Sono solo una spettatrice, o come mi chiama l’amica Biagiarelli “Isabella l’occhio”: però mi sento di dire che il libro di Bergamasco è migliore dello spettacolo; per ora è una prima assoluta, in divenire e chissà. I temi proposti sono talmente importanti e spessi, che ci vuole la solitudine di un libro per camminarci dentro e provare a capire: sono cento orizzonti sul mestiere di attrice, sul corpo e la voce, che devono essere perlustrati adagio, non basta 1 ora di scena. Anche se lei è bravissima, talentuosa e ovviamente padrona della scena e del pubblico. Non ricordo cosa altro ho visto al Teatro di Asolo, forse Maria Paiato in Un cuore semplice, o Giuliana Musso ne La Fabbrica dei Preti? Donne di sicuro, era ad inizio secolo XXI, sempre grazie a Cristina, la mia personale musa. Leggo che Bergamasco sta facendo un film sulla Duse, sono molto curiosa. A parte D’annunzio (vi consiglio il film con Castellitto e la Bucci, Il cattivo Poeta) so poco di Eleonora, non ho neppure letto Il Fuoco. Ultima riflessione sulla fama esagerata di Asolo: la vicinanza (si fa per dire!!) con Venezia. Mito genera mito. Infatti la prima Stanza per Eleonora è stata allestita alla Fondazione Cini, isola di San Giorgio, dove sono custoditi e consultabili gli archivi della Divina (ci vuole una potenza culturale, come la Cini, per conservare la Duse?). Vi devo dire, infine, che Asolo è più Veneto che Venezia e, a parte le gioiellerie, l’animo regionale mantiene qualche anticorpo alle lusinghe della fama: visitatori ed ospiti sono l’attualità, ma la ruota gira, vedaremo. C’è, sotto i portici, un alimentarista vecchio stile, che cuoce frittelle (di Carnevale) a richiesta, in un effluvio di vin brulè, col suo camice bianco. Nel 2020 avevo provato a sedermi all’american bar dell’Hotel Cipriani -bel palazzo, giardini raffinati, piscina invitante- ma mi sono sentita troppo sola (era deserto) e sono tornata in Piazza Garibaldi: bar meno esclusivo, dove un ricco aperitivo mi ha stupita con un conto di soli 4 euro (Cafè Centrale); nell’enclave della Regina Cornaro, serviti da un cameriere in giacca bianca, un prosecco ed un piatto di pizzette calde, costa meno che a Biella. Purtroppo il punto vendita di Canova (produttore di prosecco) è stato falcidiato dal Covid: con Stefano avevo scoperto qui un prosecco fermo, di cui ignoravo l’esistenza (al più si scaraffava per morigerare le bollicine). Oggi, all’angolo di Via Cornaro con Piazza Garibaldi c’è Bedin che produce un Prosecco Asolo doc.

 

Alcuni link per approfondire: