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  >  Viaggio con i libri   >  ANIME DI PARMA (2)

DI QUA E DI LÀ DAL PARMA

Al Sabato c’è un Mercato gigantesco, in Piazza della Pace (di fianco alla Pilotta) e fino a Piazza Ghiaia, in centro. Si trovano ancora i “fine serie” delle Griffe a prezzo stracciato: è così anche a Mantova, il giovedì. In molti altri mercati, invece, quest’epoca si è esaurita, c’è solo quello che si chiama “Stock di Magazzino” o “Rimanenze” ma è roba qualunque. La Domenica mi è capitato di girolare nel mercato di Piazza Matteotti,  un mesclun etnico, con diversi venditori stranieri, ma niente di che. In Oltretorrente gli immigrati abbondano e lungo Strada Imbriani si trova una libreria bar denominata Churmo, termine provenzale che indica la ciurma o i residenti dei quartieri popolari: è il titolo di uno dei Gialli dell’ispettore marsigliese Montale, di Jean Claude Izzo, scrittore che adoro. Oltretorrente come il Panier di Marsiglia?! Dico qui che la serie Tv dell’Ispettore Montale è interpretata da un anziano Delon, dal fascino intatto, la trovate nel web, godetevela. Io ho vissuto per anni in Calle dei Ragusei a Venezia dove c’era una Libreria alternativa (allora le chiamavamo così) dal nome Utopia e conservo immediata simpatia per chi gestisce un negozio selettivo, impegnato e schierato, soprattutto di questi tempi e col rischio di non campare. Nell’atmosfera studentesca ed  multietnica di Oltretorrente, rimasto “libertario”, Churmo ci sta (e magari ci campa). Poco oltre c’è una bottega di tessuti africani per africani, con annessa sartoria. Vicino all’Osteria da Virgilio (che ha le tome piemontesi) c’è anche un alimentari musulmano, che vende casalinghi d’antan e ceramiche per la Tajine. In questo mesclùn non c’entra molto il Cafè La Pulcinella, d’angolo in Piazza Picelli, (Guido Picelli, leader della resistenza d’Oltretorrente contro i Fascisti di Balbo): lo frequento per aperitivi con generoso buffet, sola soletta. Direi che non sia per niente etnico, anzi  ha una fauna borghese, a cominciare da me: coppie vestite per uscire, anziane  amiche, vecchie madri con figlie perbene, nonni coi nipoti, ragazze pettinate dal parrucchiere, signore/i single. È proprio questa convivenza che ammiro, nella zona. Per chi ha avuto il mito della vivibilità emiliana, il comunismo gentile, l’integrazione di Oltretorrente è un piacere. Pochi metri oltre, il quartiere, assorbe un gigantesco cinque stelle dentro la ex Regia Clinica Chirurgica, Hotel Pacchiosi, dove ho deciso di bere un aperitivo per poterci curiosare. Nella sala del Piano Bar Club, con poltrone nere Chesterfield e lampadari Swarovski, una statuaria bar tender si è dedicata al mio Dry Martini, mentre parenti troppo compiti, brindavano ad un Battesimo (cattolico). Mi è sembrata una scena di Bunuel, interno borghese e surreale, vagamente triste (compresa me e la Bar Tender). 

ALLA SCOPERTA DI:

LIBERTY

Dici Liberty, a Parma, e tutti citano il Villino Bonazzi: interessante, sì, ma molto carico , forse troppo. Lasciando l’Oltretorrente, attraverso Ponte Italia e mi inoltro verso la Cittadella (un Parco che non mi ha entusiasmata) e il Casino Petitot, retaggio dell’urbanistica francese (sta in mezzo ad un rotonda e dice poco). Passata l’icona Bonazzi, tutto il Viale della Rimembranza è un museo all’aperto dello Stile: qualche casa è pregevole, segnatamente nel decoro (sia liberty che Déco, appunto!), nelle cancellate, inferriate e balconi, nelle torrette panoramiche e nelle coperture a pagoda, guglia o terrazza. Qualche altra è modesta in tutto, ma l’insieme è elegante, verde e tranquillo: adatti alle promenades urbane, come le mie. Lascio fare alle immagini. Altro cluster Liberty lo trovo (per caso) attorno a Piazza San Francesco (chiesa di cui vi parlo dopo): un Residence, che trovate anche in booking.com, ed una villa preziosa, di color verde Aulenti, con decori leggiadri. Di intonaco o ferro, bianco latte. Arrivati nel cuore del cuore è doverosa la visita al Palazzo delle Poste e Telecomunicazioni (Déco) visitabile anche all’interno dove gli uffici sono in funzione. Di fianco notevoli pensiline del Cafè Cavour e qualche facciata con severi decori. Di fronte alle Poste c’è la Pasticceria Zambelli dal 1914 del tutto trasformata ma consigliabile. Ripasso il Torrente, al Ponte Verdi e imbocco la Via dei Farnese. Lì, appiccicate ad una bella Torre Viscontea (del ‘400) ci sono le Case Bormioli (industria celebre come la Barilla). 60 metri di appartamenti su 5 piani, guardano il Parma, con una loro austera beltà Déco: decori morigerati di intonaco (tralci di frutta o fiori, geometrie). Nel 1905 Aedes Bormioli era una novità Moderna, per la Nuova Borghesia (dirigenti ed impiegati). È un po’ come il design in serie di Tonet: il bello per tutti (o quasi tutti). Nel 2022, ci sono operai che stanno restaurando un’abitazione e chiedo di poter entrare, vedere le scale, ma direi che abbiano subito troppe modifiche. Invece, riesco ad entrare e salire fino in cima alla Torre Viscontea (restauratissima) dove studenti del Liceo Artistico hanno allestito una Mostra sulle Barricate del 1922: ed ecco che ritorna Picelli contro Balbo, le barricate in Borgo Navigli e Strada d’Azeglio, con i banchi delle chiese (messi dai preti) e le lastre del selciato divelto. Cito Cacucci, a memoria: il Prete disse  

no, i confessionali non li avrebbe concessi per le barricate, sarebbero serviti dopo, per assolvere le violenze.

L’Anima di Parma: gentile, ma quando serve picchia. Gli studenti sono gentilissimi.

CORREGGIO E PARMIGIANINO

Nel 2022 sono tornata alla Camera di San Paolo e alla Steccata, per non fare torto al Rinascimento Emiliano: le avevo già visitate ma volevo essere sicura di aver giudicato bene (Girolo Parma 1). Non mi ricordavo, per esempio, la teoria di suore appena entrata a San Paolo, delizioso affresco primitivo. Invece, mi confermo, che il Correggio boh, non dico guazzetto di rane, ma non mi convince. Lo so che non si può paragonare la cupola della Camera (tardogotica ad ombrello) con quella del Battistero (gotica ad ombrello), ma la tentazione è forte. E se gli affreschi del Battistero sono primitivi e non possono competere con la somma maestria di Antèlami, beh, le figure di Correggio non possono competere con il Rinascimento dello stesso periodo. A tal punto che, forse sbagliando io lo considero un Manierista, o addirittura un Barocco. Ci sono questi putti carnosi, le gote-come-i-glutei, ugualmente esagerati, più che opulenti: se penso al garbo infinito dei putti di Andrea Mantegna nella Camera degli Sposi di Mantova, con le loro ali di farfalla…….La Camera di San Paolo è cupa, greve, alleggerita soltanto dalle lunette monocrome, in bianco seppia, già neoclassiche. Un pastiche. Alla fine provo simpatia solo per qualche animale: i montoni cornuti che reggono le lunette, i levrieri agguantati dai putti opulenti. Alla Steccata un coniglietto è riuscito a sfuggire l’abbraccio del putto di turno, ma è di Parmigianino. Il quale, nel sottarco del transetto si è scatenato, superando quasi Correggio: con medesimi effetti ridondanti, incombenti e cupi. Le sue donne formose e ondulanti, mi fanno rimpiangere la Diana opulenta di Correggio! La Steccata la prediligo all’esterno, senza ombra di dubbio: la sua mole color Spongata, con merlature di panna sui tetti, la cupola grigio-azzurra, la composizione dei volumi che dicono si ispiri a Bramante (che adoro). Ditemi che non capisco nulla di arte del tardo Rinascimento, della Maniera Emiliana, mi arrendo e la chiudo qui.

COL FAI AL PALAZZO DEL GIARDINO 

Anzi no. Nel 2020 il FAI ha aperto alcune stanze del Palazzo Ducale (oggi utilizzato dai Carabinieri), denominato Palazzo del Giardino: ho affrontato una coda notevole (90 minuti?) e non valeva la pena. Gli affreschi, attribuiti a Qualcuno Minore del Cinquecento (Bertoja?), sono certamente Manieristi, se non Barocchi e non hanno nemmeno la levatura di Correggio o Parmigianino. Una quasi delusione, non fosse che vale la pena, comunque, di entrare in un sito chiuso, vedere qualcosa che non si conosce, farsi un’idea. Comunque merito al FAI e ai suoi volontari, ci mancherebbe. Con la pittura del Cinquecento Parmense, sono in pari. Se devo, in coscienza, suggerirvi una visita d’arte, andate alla Galleria Stuard, collezione privata di grande pregio, con una selezione superba di Primitivi, del XIII-XIV secolo, quasi tutti del Centro Italia: Daddi, di Lorenzo, di Giovanni, di Tommaso & Co. Ricordo un Compianto del Cristo Morto, iconico.

SAN FRANCESCO DEL PRATO

Ammirevole la politica di recupero degli spazi che viene attuata a Parma (che è stata Capitale della Cultura nel 2020, poveretta, in piena Pandemia!) Già nel 2011 avevamo visitato la Casa del Suono, nella Chiesa sconsacrata di Santa Elisabetta (barocco morigerato), in Piazza San Francesco del Prato. Si tratta di un Museo dedicato agli strumenti di riproduzione del Suono, con una camera acustica centrale per concerti. Vi  Raccomando la visita online, su youtube, nonché l’ascolto dei Concerti. Molto vicino, dentro il recuperato palazzo Cusani, c’è la Casa della Musica, con associazioni ed Istituzioni musicali e un Museo dell’Opera (che i Parmensi hanno nel DNA). Nel 2022 il recupero imperdibile è quello dell’ex Carcere di San Francesco, una Chiesa Gotica di grande bellezza, riportata sapientemente alla vista, da coperture e manomissioni secolari. La struttura che si è “scoperta” è grandiosa, gli archi messi a nudo sono emozionanti. Purtroppo nelle infinite coperture e bucature, in secoli di infiltrazioni e distacchi, gli affreschi si sono quasi perduti e ciò che resta ci accusa. Guardare i filmati e le fotografie del recupero fa bene e fa male. Alcune rare immagini recuperate (che santa pazienza hanno i restauratori, lavoro socialmente utile) sono molto belle. Alla Chiesa ritrovata si accede da un Oratorio dell’Immacolata, ben tenuto e ancora in attività. Ha un soffitto decorato a cassettone, con una cupola ed archi eleganti. A proposito di Bramante, mi ricorda quel tipo di decorazione geometrica. E sento di spezzare una lancia per Correggio laddove si scatena nella decorazione di archi, archetti, colonne e volte, simulando con l’affresco l’intarsio e l’intaglio e anticipando il trompe l’oeil. Sento di fare come i Ribelli d’Oltretorrente, mi confesso: non sono tornata (ancora) alla Galleria Nazionale della Pilotta, dove forse potrei conciliarmi col Correggio e il Parmigianino pittori, quando erano più emuli di Raffaello e meno di Michelangelo. Ho visto sui Maestri del Colore (Fratelli Fabbri Editori) alcuni loro schizzi preparatori, molto belli. Finché c’è Arte, c’è speranza.