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  >  Eumondo   >  ANDORRA SPA

Non c’erano ispirazioni per andare in Andorra, anzi. Mai avrei intrapreso un viaggio così lungo, mezza Europa, per finire in un Centro Commerciale, enorme, chiuso dentro un sacchetto di Montagne. Mai avrei pensato di resisterci, per dieci giorni, mentre i miei compagni di viaggio giocavano a Scacchi. Avevo recalcitrato parecchio: perché non andiamo a Cuba, che lì tutti giocano a scacchi? Alla fine mi sono adattata, in una famiglia di scacchisti, ho deciso di arrendermi. L’unica salvezza mi pareva la nostra 500 Fiat, fedelissima, che ci aveva già portati ad un altro Torneo internazionale, a Praga. Se c’era una ispirazione era quella di fuggire, dalla capitale andorrana e girolare in Catalunya ed in Occitania. È quello che ho fatto, ma il Principato di Andorra mi ha riservato delle sorprese, che meritano di essere condivise.

ALLA SCOPERTA DI:

ANDORRA È UNA SPA

Pochi luoghi ho visto tanto stravolti dal Turismo come Andorra la Vella. Più che averla deformata, gonfiata, snaturata, diciamo che l’ha forgiata, anche perché bisogna andare molto indietro nel tempo a cercare com’era prima. Oggi è un enorme parco commerciale, organizzato lungo una strada divisa in due tratte, la Av. Meritxell che parte dal vecchio nucleo, minuscolo barrì antic, e la Av. Carlemany più moderna, dal ponte sul Valira fino alle Terme, denominate La Caldea. I negozi e i locali di ristoro, si affacciano su oltre 4 chilometri di una Strada Mercato, un guazzabuglio di insegne, che offrono qualunque articolo, dal lusso al bon prix, senza alcuna caratterizzazione locale. Anzi: il vanto di questo mercatone transfrontaliero è proprio di proporre quanto si trova in qualunque altro luogo, ma qui lo pagherai meno, perché Andorra è un paradiso fiscale. Questa offerta (unica in Europa, per quanto ne so, fuori dai grandi hub aeroportuali) è il motivo del Turismo a La Vella, che ha la sorte di trovarsi lungo la connessione tra due colossali bacini di consumatori, i Francesi e gli Spagnoli, in una enlcave che si è storicamente erta a Principato, come stato indipendente. Oggi è Il Principato della Merce.

Lo governano, per l’appunto, la Spagna, cioè il Vescovo di Urgell, ultimo paese che si attraversa venendo dalla Catalunya, ed il Presidente della Repubblica Francese, dalla quale si accede, salendo per la parte opposta. Secondo Stefano, mio marito, nessuno ha avvisato Macrò che è un mezzo Principe di Andorra: è una battuta, ma c’è probabilmente del vero. La Vella è distante da Barcellona, ma qualcosa assomiglia all’entroterra di Catalunya e in Andorra la lingua nazionale è il catalano; invece la Francia che confina con Andorra è l’Occitania, lontana  in ogni senso da Parigi: infatti si parla la lingua d’Oc e non quella d’Oil.

Siamo venuti, attraversando mezza Europa, con l’automobile, per partecipare ad un Torneo di Scacchi che si svolge nel medesimo Hotel dove soggiorniamo: ad un costo ridicolo (meno di 70 euro in due), abbiamo una camera spaziosa, quasi un appartamento, una ricca colazione a buffet ed una piscina, con acqua termale, idromassaggi e sauna, sul tetto, vista montagne. Ecco: la parola montagne restituisce ad Andorra tutto ciò che il Turismo e il Commercio le hanno tolto, dandogliene troppo. Mai sarei venuta qui, come vi ho detto e, invece, ho scoperto panorami che tolgono il fiato e ti regalano una immersione totale, come se facessimo snorkeling, in un mondo fuori dal mondo, incantato. Siccome La Vella offre anche il più grande Centro Termale d’Europa, detto La Caldea, userò questa metafora: ad Andorra il paesaggio montano è come l’acqua di una immensa vasca termale, continuate a nuotarci dentro, ovattati, rilassati, sollevati e spaesati. Non dovete far altro che guardarvi intorno, muovendovi quel poco che vi tiene a galla (se non toccate). Quando uscite, siete in uno stato psico fisico sospeso, vi siete depurati, e meditate di fare lo stesso, domani. Giusto l’intervallo per una paella. Certo, per una che abita a 20 minuti da Abano è azzardato scegliere le terme di Andorra, che chiedono 11 ore di guida. Ma così è andata.

Vista dalla finestra dell'hotel
Disegno vista dalla finestra dell'hotel

Ho scoperto panorami che tolgono il fiato e ti regalano una immersione totale

LA VELLA, CAMPO BASE

Arrivando, dall’Alta Catalunya, si risale la Valle del Segre: i siti sono di aspra bellezza, rocce rosse, laghi artificiali conficcati come coltelli, boschi boschi e boschi, pochissimi edifici arroccati, improvvisi campanili di un medioevo primordiale. L’ultimo paese catalano è, appunto, la sede del Vescovo Principe: la Seu D’Urgell vanta una chiesa che è quasi una fortezza, con un chiostro di severissima beltà. Dentro c’è il Museo Diocesà. Ma con la Catalunya, Stefano ed io, siamo innamorati da sempre: fin dal nostro viaggio di Nozze del 1992 a Barcellona e abbiamo una certa confidenza con le colline che la sovrastano; conosciamo questo medioevo austero, come a Peratallada.

Quello che scopro, mentre i miei compagni di viaggio giocano il loro Torneo, è questo secondo pregio della Vella: che dalla parte opposta alla Catalunya, dove si sconfina in Occitania, il paesaggio è altrettanto bello ed infinito. Pare sgarbato dire così: Andorra è una meraviglia, la sua capitale no. E pensare che il Turismo viene esattamente qui, lungo la Strada Mercato e attraversa questi paesaggi quasi solo per riempirsi le borse, sfruttare la No Tax Area e tornarsene presto presto a casa, magari in giornata. Pare che sia un gene storico di questo luogo, da sempre base del contrabbando tra Spagna e Francia: ma non basta a rendere simpatico l’attuale bazar. Molti vengono anche per sciare, quando c’è neve, nelle zone attrezzate come Arcalys o l’Arinsal: bellissime anche in estate. Qualcuno verrà per fare passeggiate sugli infiniti sentieri e percorsi, di ogni difficoltà e specie. Ma direi che è poca roba, in confronto alla marea di consumatori giornalieri, col miraggio del buon affare duty-free. Dopo le cinque di pomeriggio anche la Strada Mercato ha un passeggio più rilassato e l’offerta di ristoro non è così potente come lo è quella commerciale: anche se dicono che statisticamente La Vella abbia il maggior rapporto europeo tra camere turistiche e abitanti. Per fortuna ho smesso di occuparmi di Turismo da un lustro: la sua sostenibilità riguarda altri.

Tra le ore passate nella piscina sul tetto e alla Caldea, tra i giroli quotidiani attorno alla Vella, gli sconfinamenti in Catalunya ed Occitania, Andorra si è rivelata un vero straordinario campo base. Tra i diversi tentativi di cenare, abbiamo eletto a nostro posto prediletto L’arrosser vicino alla Chiesa del Barri Antic, lontana dal nostro Hotel ma deliziosa: per antipasto una selezione di croquetse superbe e poi via di Paella, in tutte le maniere. Altri posti non meritano citazione, anche se complessivamente non si è mangiato male, neppure nei locali giganteschi sulla Strada Mercato o nelle laterali, come L’Informal e il Don Denis in calle Isabel Sandy. 

A pranzo, quando non ero all’estero (ho mangiato a Foix, a Ripoll, alla Seu d’Urgell, al Col du Port) ho prediletto una panineria appena fuori dall’hotel, che tagliava a vista la Paleta Iberica, molto più morbida del jamon serrano, e farciva il pane a vista.

IL PORT DE L’ENVALIRA E IL PAS DE LA CASA

Salendo per andare in Francia, verso la prima cittadina che individuo sulla mappa e si chiama Foix, attraverso la zona dell’Envalira: uno dei paesaggi montani più grandiosi che mi sia capitato di vedere, non essendo una appassionata del genere ne delle alte quote. In realtà, le montagne intorno raggiungono anche i 2.900 metri, ma tutte le prime quinte scenografiche sono molto più basse, verdi di pascoli o grigio azzurre di pietre. L’insieme è speciale. È una delle strade panoramiche più potenti che ho percorso, lungo la quale il concetto dell’angolo giro prende corpo. Se ti fermi e puoi smettere di guardare i tornanti, abbastanza trafficati (dicono che gli andorrani siano spericolati alla guida), ovunque tu volti lo sguardo c’è una visione che definire grandiosa non è retorico. Sono tornata quattro o cinque volte fino al confine con la Francia, al Pas de la Casa, col sole e anche in piena nebbia, che non si vedeva il rifugio a due passi e faceva davvero freddo, in pieno Luglio. Forse è la visione più bella di Andorra: basta l’Envalira per perdonarle la Strada Mercato.

Dall’hotel, si prende la direzione Francia: si sale a Canillo, poi a Soldeu, si perdonano le case per appartamenti turistici, costruite a gruppi, con la solita edilizia anonima e banale che qualcuno pensa sia montana, perché usa tanto legno scuro. Si perdonano le stecche commerciali, basse e lunghe, di cemento, a servizio dei condomini, modeste in confronto alla Vella, ma comunque invadenti. Poi si rimane finalmente soli con i Pirenei: la strada è davvero un nastro che si dipana tra i prati, in sinuose curvature; sale fino a portarti in quota col circo che si mostra tutto attorno, con due, tre, cinque, sette fondali diversi, fino a perdersi nel tuo campo visivo. Povera macchina fotografica, non ce la fa.

LE MUCCHE BIANCHE DEL COL DU PORT E LE SARDE DI RIPOLL

Se scavallo verso la Francia, scendo nella Valle dell’Ariege, verso Aix le Termes e poi prendo la deviazione per il Col du Port: altra strada sensazionale, deserta, magica. Sono in dubbio se cercare le grotte preistoriche che vengono segnalate dalle Guide, forse meritano di essere viste, ma poi lascio perdere. Arrivo al Passo e mi fermo al Rifugio, mentre le mucche bianche con i loro vitellini circondano letteralmente la nostra Fiat 500, mansuete ma non troppo. A Foix c’è un Castello, che si vede in ogni scorcio, lassù in alto: ha le torri restaurate come Carcassonne, con i tetti azzurri alla maniera di Viollet le Duc (il teorico francese del restauro neomedievale). In una larga piazza appare una Abbazia gigantesca, che deve essere stata bella, ma è troppo rattoppata e rimaneggiata. Le stradine interne di Foix sono pittoresche, l’atmosfera è tipica di una cittadina francese accogliente coi turisti. Col Figaro che compero c’è in omaggio un libretto di Anne Fulda (Un jeune homme si parfait), sul co-Principe di Andorra, Emmanuel Macron. Mooolto interessante: spiega come il Presidente francese sia una “creazione politica finalizzata”, in accordo tra vari Partiti tradizionali che non avrebbero più raggiunto l’Eliseo, lasciandolo forse alla Le Pen. Lo divorerò quello stesso pomeriggio, in hotel, dopo un’ora di vasca idromassaggio sul tetto. Intanto, a Foix, divoro un croque monsieur, con una biere pression: in una brasserie qualunque del viale, dove ho anche acquistato delle ceramiche artigianali coloratissime. Tornando da Foix visito altri due o tre paesetti: a Montjoie trovo una chiesa fortificata, con due torri insolite ed un chiostro con bei capitelli, che sembrano giunchi intrecciati.

A Ripoll, in Catalunya, mi sono fatta affascinare da una vera osteria vecchio stile, in una Piazza piccolina, non lontano dalla Cattedrale: ci ho mangiato sardine arrosto, seduta nella saletta del bar, insieme alla padrona. I turisti erano tutti all’aperto, non c’erano posti liberi e lei mi ha sistemata dove stava mangiando. Nella medesima piazzetta ci sono alcune belle case catalane, con lunghi balconi di ferro e ringhiere Moderniste: un piccolo emulo di Gaudì. L’attrazione famosa di Ripoll è la Cattedrale che ha un portale strepitoso, tutto scolpito nella pietra: sembra sia uno dei pezzi più rari del Medioevo Spagnolo. Concordo.

CASA ARANI PLANDOLYT

Con Stefano, nelle mattine in cui era libero dal Torneo di scacchi, abbiamo fatto molte escursioni in auto: ad Arcalys, stazione sciistica; alla Boutella; a Rabassa; ad Ordino. Abbiamo visitato qualche piccola pieve preromanica (Santa Coloma), col suo campanile a bifore e le sue absidi tozze. Una sola gita a piedi, lungo il Lago Engolaster. Abbiamo visto diverse case recuperate, mantenendo lo stile del Principato: pietra scura, poco legno, poche aperture all’esterno (per via di inverni gelidi?). Abbiamo visto diversi campi di Tabacco, pianta che non conoscevo ed ha bei fiori. L’unico Museo visitato, oltre quello di Urgell, è stato la Casa Arany Plandolyt ad Ordino: piccolo, ben tenuto, interessante

Credendo che mi sarei molto annoiata, mi ero portata in Andorra tutto l’occorrente per disegnare: carta, matite, pastelli, acquerelli, oltre alla macchina fotografica e al PC. Mi sentivo ispirata. Infatti, da quel viaggio, che NON è stato noioso, ho portato una ventina di disegni a matita in bianco e nero: molti paesaggi con le quinte montane, qualche campo di tabacco con le case di pietra, un paio di chiese e il balcone di Ripoll.  In viaggio, di solito, non disegno e non scrivo (!), ma Andorra è stata speciale anche in questo.

TORNANDO A CASA

Voglio annotare qui, che sulla strada del ritorno, dopo la notte in una splendida Chambre d’hotes a Sisteron, abbiamo scelto di rientrare in Italia attraverso il Colle Della Maddalena. Le Alpi chiedevano riscatto, dopo tanti Pirenei. Mi è capitato di fare alcuni scatti di quelli che si fanno da soli: è il paesaggio che entra nella memoria (digitale), come uno sparo, diretto e fatale. Quadri essenziali, per forme e colori.