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IL CERVO DELLE FABBRICHE

Il Cervo è uno dei fiumi delle fabbriche tessili biellesi  (Elvo, Strona, Sesia, Ingagna, Sessera): lungo il suo corso, in città (tra Chiavazza e Riva) furono collocati moltissimi degli stabilimenti industriali dei secoli XIX e XX, come il famoso Lanificio Pria, l’arcifamoso Lanificio Rivetti dell’architetto Pagano Girolo Biella Novecento, lo strafamoso Lanificio Sella (sì, i Sella del Ministro Quintino e del fotografo Vittorio), ora sede della omonima Fondazione e di Sella Lab. Lungo il corso del Cervo è sita oggi la Città dell’Arte di Michelangelo Pistoletto, artista biellese, appartenuto al movimento Arte Povera e fautore di Biella Città Creativa Unesco, col suo marchio denominato Terzo Paradiso (un bel logo, che richiama l’infinito e l’8, ma ha tre cerchi contigui invece di due). Girolo Fuoriluogo 2023 In uno degli edifici recuperati (ex Fabbrica Trombetta), abitati dalla Città dell’Arte, ha avuto un’officina mio fratello e ho avuto modo, ben prima di Michelangelo, di fotografare la straordinaria capriata a carena di nave, affacciata sul Cervo. Sempre appollaiato sul Cervo, c’è lo Stabilimento Cerruti, del celebre stilista Nino e, già in comune di Vigliano, una vera e propria cittadella industriale, ormai archeologia, la Pettinatura Italiana (fondata a Londra nel 1905 da Carlo Trossi, poi passata ai Rivetti): stabilimenti, uffici, palazzine residenziali, teatro (oggi Teatro Erios), dopolavoro, spaccio, chiesa, macello e pubblico lavatoio. Ma il mio girolo sale in quota, lascia Biella, Tollegno, Sagliano e Miagliano (Giroli Lavatoio Mon Amour) arrivando nei due paesi di mezza montagna, Rosazza e Piedicavallo e al Santuario di San Giovanni Battista (Comune di Campiglia), uno dei Luoghi Santi del Biellese. Vi ho già parlato di Rosazza (luogo) e di Rosazza (Senatore), ma giova tornarci (Girolo Rosazza).

ALLA SCOPERTA DI:

LA VALLE DEL CERVO

Dice Chiara M., bergamasca residente a Venezia, che i suoi amici milanesi fanno villeggiatura in Valle Cervo: in effetti anche la recente iniziativa ospitale denominata Bursch (in frazione Oretto) è opera di una milanese e ha lo stile “casa delle zie”, per chi fugge dalla Metropoli, labursch.com. Leggo che bursch è il nome della valle, intera, che si richiama ad un vocabolo Walser il quale indica la casa. Ne incontro anch’io, di villeggianti abituali, milanesi, che portano al fresco i nipotini e i cani: belle passeggiate di diversa difficoltà, bel paesaggio, vita ancora rustica, vecchie case da recuperare, niente folla e quel cicinin di moda alternativa che non guasta vallecervo.it. Già nell’Ottocento c’erano i Bagni di Andorno, uno degli Stabilimenti Curativi del Biellese: la famosa salus per acquam, cioè la SPA. Pare ci venissero Carducci e Giacosa e certamente qualche personaggio reale, Savoia o dintorni: a Piedicavallo la Regina Margherita prendeva residenza al Monte Bo, portandosi il Cuoco. Nel libro Passare le Acque nel Biellese (a cura del DocBi), leggo che la regione, da Graglia (Santuario) passando per Oropa e il Piazzo (Girolo Biella Dentro) era tutta un Resort for Health, pensa tu!! Sia Andorno che Sagliano hanno oggi il secondo nome da Pietro Micca (Andorno Micca, Sagliano Micca): eroico soldatino Sabaudo, nato in Valle, che si sacrificò minando una galleria, durante l’assedio di truppe francesi a Torino ad inizio Settecento. Mise le mine e non fece tempo ad uscire, amen. Sempre Chiara ha nella propria casa di Venezia, diversi pezzi di antiquariato della Valle Cervo.

 Agli ozi agresti e ai gelidi lavacri salsi l’erte muscose e bevvi l’acri Aure fragranti

 

o fresche Valli o cupi Boschi olezzanti 

o aperti soli o pure Acque, splendor delle percosse rupi

CARLO TENCA, MILANO 1888

PIEDICAVALLO 

Vi ho già parlato di Piedicavallo, del Biellese che finisce contro un muro, del Ponte e della Giazzera (Girolo Rosazza), della borragine impanata: dice mio marito che i biellesi si impanerebbero anche le dita. Mia Zia Filippa Girolo Francia del Sud e Grecia d’Antan, dopo aver gustato moja e borragine, mi lasciava seduta al sole e se ne andava, pimpante, per qualche tratto di Sentiero che conosceva a menadito, fin da ragazza. “Tu sei un gatto di piombo”, diceva, e non ero nemmeno azzurro! Stava via qualche ora, in fondo era la sorella della mamma, cromosoma di girolona ereditato dal Nonno Giaculin che erborinava nelle Alpi Cozie (Girolo Cogne), e passava le acque a Graglia (Girolo Elvo). La Filippa tornava in animata compagnia di qualche altro arzillo biellese, ultra settantenne e alpinista. “Ma tu pensa, diceva, ho trovato il Professor Tale o l’Avvocato Talaltro” che conosceva da una vita, di cui era stata collega, compagna di Liceo o magari fiancè. Scendendo da Piedicavallo a Rosazza incontrate due cappelle “di strada”: una tipologia particolare, che sorpassa la SP 100 con una tettoia. Sul lato destro (scendendo) c’è la cella votiva (una porta e due finestre bordate di sienite, una minuscola abside curva), sul sinistro un tetto inclinato su pilastri, tutto aperto. A me sembra un sistema di sosta per i pellegrini, ma non lo so: da Fontainemore (in Val d’Aosta) alla Valle Cervo si teneva (e si tiene ancora?) una famosa Processione in costume tradizionale: l’ha dipinta in varie versioni Lorenzo Delleani (Girolo Pollone).

IL SENATORE ROSAZZA 

Il mio precedente Girolo in Valle Cervo era proprio dedicato al Senatore, imprenditore edile, mazziniano e massone, che ha voluto per il proprio luogo natale, una impronta Eclettica, complice l’Architetto o ingegnere massone Giuseppe Maffei di Graglia. Oggi Rosazza è un luogo peculiare, raro nella sua completezza ed esemplare di un momento architettonico che in alta Italia ha lasciato diversi monumenti, soprattutto nelle valli industriali, sui Laghi e nelle enclave produttive della pianura (Castiglione Olona, Motta Visconti, Varano Borghi, Crespi d’Adda), senza contare i “castelli fintarelli”, che abbiamo visto girolando nel Novarese. Suggerisco un girolo a piedi, a Rosazza: lungo la strada provinciale della Valle e sulla deviazione che si arrampica verso il Castello del Senatore, la via porta il suo nome, ovviamente. Nel pastiche neogotico, spiccano i dettagli: bei lavori di legno e bei volti muliebri scolpiti in Sienite, la pietra della Balma. Nella Valle, scendendo verso Campiglia e Biella, con brevi deviazioni, si possono visitare frazioni minuscole, davvero appese al pendio, dove è difficile procedere in due sensi di marcia, o impossibile (come Rialmosso, Oriomosso, Riabella, Valmosca, la stessa Oretto). Su alcune case ci sono dei dipinti rusticani, tra il trompe l’oeil e il naif. Ho delle foto di 40 anni fa, in bianco e nero, le mie nipoti sono bambine: c’è un gruppo di casolari vuoti, mia mamma e mia sorella stanno “pranzando al sacco” come si diceva, quando andavamo in gita, coi panini nello zaino, le uova sode, le borracce di latta “col bere”, che poi riempivamo felici con l’acqua delle fontane locali. Il sito è Oneglie, una frazione in destra Cervo, dove si arrivava solo a piedi: ci voglio tornare (in autunno), mi pare ci sia un B&B. Un altro rito famigliare, oltre ai pranzi al sacco, era quello di salire fino alla Galleria di Rosazza, voluta anche quella dall’intraprendente Senatore per collegare la Valle del Sarv con quella di Oropa (bucando il Colle della Balma), i due Santuari e i due Resort for Health. Strade tortuosissime, da ambo i lati e sconsigliabili d’inverno (o addirittura chiuse): meglio di tutto andarci in moto (le mountain bike, quand’ero giovane, NON esistevano). Lo faceva il Mau per andare a comperarmi la Toma della galleria di Rosazza, speciale: meritava la salita e il rischio. Oggi, alla bocca della Galleria, lato Cervo c’è una simpatica Osteria (edificata dal Senatore) dove ho mangiato una caponata eccellente, ma direi che serva i piatti tipici delle valli biellesi galleriarosazza.com. Nella foto sono con mio cognato (quello delle foto a Vernazza).

SAN GIOVANNI

Una deviazione, sia dall’Asmara che da San Paolo Cervo, appena lasciata Rosazza verso valle, porta al Santuario di San Giovanni d’Andorno, che appartiene a pieno titolo ai severi santuari Biellesi, spartani, bianchi e grigi di pietra locale, la celeberrima sienite che caratterizza bordi delle finestre, davanzali, gradini delle scale, balaustre e quelle colonne semplici semplici col capitello dorico, che io adoro e che sostengono i porticati delle chiese e i loggiati delle case. È un Santuario quasi rustico, in ambiente naturale quasi selvaggio, in vista di boschi e boschi e boschi. Talvolta ci sono delle macchie rosse di Epilobio. Nel cortile del luogo santo c’è anche una Trattoria (con Foresteria per i pellegrini): ci si mangia semplicemente in una pace inverosimile (se non capitate nei Festivi e in presenza di comitive). Davanti a voi un Burnel (fontana con mestoli per bere), per non essere da meno del Santuario di Oropa Girolo Oropa Blu Madonna santuariosangiovanni.it

RATAFIA’ SUI P’VRUN

Cito qui il Liquorificio Rapa, ad Andorno verso Biella: inventore del Ratafià di ciliegie nere e noccioli di ciliegie, poi declinato in varie versioni, con altre frutta (albicocca, limone, noci e ginepro). Un mio esperimento sono i P’vrun al Ratafià di albicocca, una stramba prelibatezza di cui vi metto la ricetta nelle ISPIRAZIONI.